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Vive l’Empereur!

O forse un titolo più adatto sarebbe stato Death to the evil Corsican per un articolo in cui si discute la puntata di Oggi parliamo di libri che ho dedicato ai romanzi storici avventurosi di ambientazione napoleonica, tutti libri in cui i francesi sono i “cattivi”.

Non c’è da stupirsene, perché ovviamente la produzione di letteratura di intrattenimento è largamente anglosassone, al giorno d’oggi, e quindi gli autori tendono a riflettere un punto di vista ostile alla Francia e ai francesi.

Sono arrivato ai napoleonici a partire dall’idea di fare una puntata dedicata al ciclo dei romanzi di mare di Patrick O’Brian, una serie che mi piace molto. Poi mi sono reso conto che le ambientazioni preferite dei narratori ottocenteschi erano le grandi epopee europee del secolo: per la maggior parte coloniali, d’accordo, ma a fianco a queste la grande guerra napoleonica che per quasi venti anni aveva attraversato l’Europa e che si manteneva, in qualche modo, anche attraverso le insurrezioni liberali e l’irredentismo italiano, polacco, ungherese e così via. Rivedendo il materiale a mia disposizione mi sono reso conto che il tema napoleonico emergeva continuamente: in Conrad, in Verne, in Salgari, per non parlare di Tolstoj del quale non parlerò in trasmissione ma che comunque stava lì com euna pietra miliare a ricordarmi l’importanza del tema.

E quindi ho deciso di non fare una puntata solo sui romanzi di O’Brian ma su tutti i romanzi storici di ambientazione napoleonica: e come esempi ho affiancato al duo Aubrey/Maturin di O’Brian, che agisce sul mare, Richard Sharpe e le avventure della sua fanteria leggera.

Due parole su quel che ho detto di O’Brian

Mia madre, che è la mia prima ascoltatrice e con cui condivido la passione per i romanzi di O’Brian, mi ha fatto notare che concentrandomi sulla vita sul mare  ho del tutto trascurato una dimensione che è essenziale nella serie e che è tutto il tema, impersonato dal dottor Maturin, della passione dell’epoca per le scienze naturali, come pure il contrasto, che continuamente si rinnova, fra la visione “progressista” dello scienzaito Maturin, libero dai laccioli dell’oscurantismo, e il ben più materiale, Jack Aubrey, capitano di rara umanità ma del tutto disinteressato alle questioni filosofiche.

Rispondo alla critica dicendo che in realtà non ho parlato abbastanza neanche del discorso della vita sul mare, e della descrizione magistrale che O’Brian fa dell’ambiente degli uomini di mare, con le loro passioni, credenze e peculiare modo di vedere il mondo, un ambiente che viene poi man mano distillato nella descrizione del microcosmo dell’equipaggio nel momento in cui le lunghe traversate lo isolano dal mondo.

Si tratta di una carenza dovuta alla solita mancanza di tmepo, e alla decisione di parlare di due serie in una sola puntata, una scelta ingombrante che non credo ripeterò.

Due parole su Sharpe e su altri libri

Devo dire che a me i romanzi dedicati da Cornwell a Sharpe mi piacciono molto meno di quelli di O’Brian. Trovo Cornwell molto efficace nelle storie sui vichinghi e i sassoni con protagonista Uthred di Bebbanburg, meno efficace, o perlomeno più altalenante, altrove. La sua è una letturatura più industriale di quella di O’Brian,e con meno profondità: la scelta di parlare di Sharpe è stata originata, come ho detto, dal bisogno di fare una panoramica del genere napoleonico e da un bisogno di simmetria (mare/terra, Aubrey/Sharpe).

Non mi sto rimangiando la scelta fatta: sono ancora convinto il confronto fra il modo di trattare il genere fra i due autori e fra le due gallerie di personaggi ricorrenti nelle due serie di romanzi possa riservar epiù di una soddisfazione al lettore, e sul piano del puro intrattenimento Cornwell è per alcuni aspetti più affidabile: alcuni dei romanzi di O’Brian sono, alla fine, abbastanza di passaggio, utili nella serie ma meno interessanti se presi da soli, mentre Cornwell, come ho anche detto in trasmissione, ha una qualità media più costante.

In trasmissione ho comunque detto, e mantengo la mia opinione, che il romanzo napoleonico definitivo l’ha scritto Conrad, ed è I duellanti, un racconto perfetto che è una cavalcata magistrale nell’epoca e nell’epopea napoleonica e in quel che ne è conseguito, e un libro che non può che essere consigliato caldamente (sarà un caso che il polacco di origine Conrad scelga per il suo racconto un punto di vista francese? Secondo me, no). Su ben altro piano rispetto a Conrad ho segnalato anche che c’è un altro autore del genere napoleonico che si sta guadagnando grande fama, Simon Scarrow, un autore che ho messo in wishlist e che vorrei presto confrontare con Cornwell.

Come pausa musicale per la trasmissione ho scelto il Waltz n. 2 di Dmitri Shostakovich: un po’ per fare il gradasso, un po’ perché mi piace molto, un po’ perché nonostante l’anacronismo cercavo qualcosa che desse il sapore dell’epoca, e un po’ per motivi che tratterò in futuro (suspence).

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