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Siamo tutti ragazze geek

Se pensate alla vita in un college americano come ci viene proposta in un classico film o telefilm d’oltreoceano, qual è l’ambiente che vi viene in mente come classicamente maschilista?

Ma quello dei jocks, presumibilmente, gli atleti, i componenti delle squadre di football, pallacanestro, baseball, hockey eccetera. Maschioni in delirio di testosterone (fin dal soprannome: letteralmente il jock è il sospensorio indossato in molti sport), per i quali le uniche ragazze interessanti sono quelle bionde e stupide, il cui massimo obiettivo nella vita è quello di fare le cheerleaders – ma anche se non fosse così poco male: l’importante è che siano ragazze che si prestino a essere la ricompensa del guerriero dopo la battaglia.

Giusto?

Beh, è probabile che la vostra idea non sia del tutto peregrina, se si considerano casi come quello di Steubenville, la cittadina dell’Ohio all’interno della cui squadra di football è maturata una brutta storia di stupro. La mia idea è che il caso dimostra soprattutto il livello di banale stupidità, fino alla barbarie, degli adolescenti statunitensi, ma non si può negare che in quel caso sia lo stupro in sé sia la detestabile difesa a oltranza degli atleti colpevoli sia dipesa anche da una visione profondamente maschilista presente in tanti ambienti sportivi.

Tutto vero. Però non è che nel classico ambiente contrapposto a quello dei jocks, quello dei nerd/geek, le cose vadano tanto meglio. Per esempio avevo messo da parte, senza mai riuscire a tradurlo, un articolo che racconta come gli autori della serie di giochi elettronici di Lara Croft abbiano sentito il bisogno, per raccontare le origini del personaggio, di sottoporla a un pestaggio selvaggio e a uno stupro di gruppo. L’articolo, che probabilmente non tradurrò mai, è comunque molto interessante. C’è tra l’altro un pezzo sulla costruzione della narrazione del gioco che trovo agghiacciante, in cui il produttore racconta:

And then, in an offhand exegesis of men’s response to the problem of strong women in and out of stories for generations: “We’re sort of building her up and just when she gets confident, we break her down again.”

Le facciamo acquisire autostima e proprio quando ce l’ha fatta la spezziamo di nuovo. Ulp! E questo è l’ambiente dei programmatori e costruttori di videogame, non quello dei jocks. Ho trovato anche disturbante la visione dei giocatori data per scontata dal giornalista del NewStatesman (sui mandarini dell’industria del gioco mi facevo meno illusioni):

So what does all this mean for the many prospective players who will already have played or watched Lara Croft do her deadly thing in tiny hotpants?

Well, for one thing, it makes her suddenly vulnerable. For all the players who ever stroked themselves into a frenzy over this unattainable pixellated fighting fuck-toy, it’s an opportunity to see sexual violence done to her. It makes her weak, explaining away a ritualised savagery that needed no explanation before; it makes her an object of pity as well as lust and envy, someone who needs your “protection”. Industry mandarins seem to have assumed that gamers, by which they mean male gamers, can only carry on loving cold, powerful, beautiful Lara Croft if someone “break[s] her down”.  And that is frankly offensive to men everywhere.

Uh-uh. Sono ipotesi sul maschilismo dei nerd un tantinello preoccupanti: soprattutto perché, se devo ricordarmi qualche soggetto della vecchia Porta d’Argento, soprattutto quella degli ultimi tempi, le trovo piuttosto verosimili nonostante l’associazione fosse nota a livello nazionale per avere una quantità molto alta di ragazze fra i propri soci e un ambiente complessivamente molto accogliente. Anche nell’ambito più propriamente da geek, esperti di informatica, programmatori eccetera, un ambiente in cui le ragazze non sono per niente poche, dall’America arrivano brutti segnali: basti pensare che c’è un sito, Geek Feminism, che mantiene addirittura in piedi un database con tutti i casi di sessismo nell’ambiente. Ho dato un’occhiata ai vari incidenti riportati e, mentre c’è una quantità di politicamente corretto e di pure e semplici cretinate che stroncherebbe un bue (segnalo ai miei amici attenti al software libero la discussione su come la cortesia reciproca nella strutturazione del kernel di Linux possa aumentare non la stabilità del sistema ma la diversità fra i programmatori), tuttavia anche fatta la tara di tutto questo rimane abbastanza sessismo da preoccupare. Scopro, per esempio, che è pratica normale per le donne che partecipano a una convention predeterminare segnali segreti per avvisare le amiche (che agiscono di scorta) di essere in pericolo:

The first time I got a verbal list of “don’t be alone with these guys” was at Clarion. And by “these guys” I mean other professionals. When I go to cons now, my friends and I have hand signals, code words, that will let our friends know we need rescuing.

Ok, magari la molestia sessuale rappresenta una dimensione minoritaria di tutto il problema (purché non sia la punta dell’iceberg); però darei per scontato che il mondo nerd/geek (qualunque cosa questo sia) sia meno permeabile alla presenza femminile di quanto ci piacerebbe pensare.

Un indizio è rappresentato anche dalla forte petizione di cittadinanza nell’ambiente che ho trovato in un video molto divertente intitolato Nothing to prove (“niente da dimostrare), fatto dalle Doubleclicks, una coppia di musiciste che si definiscono

due sorelle, un violoncello e canzoni sui dinosauri, Jane Austen e Dungeons & Dragons

Devo dire che il video mi ha abbastanza emozionato: come don Milani e Mazzolari io sono sempre solidale col mio popolo, solo che quando penso a “la mia gente” mi vengono in mente popoli abbastanza diversi: i cattolici, i sardi, gli adolescenti, la gente che fa economia solidale… e anche gli amanti dei giochi, dei libri e dei computer – diciamo i geek, insomma. Nella mia prima campagna seria di D&D masteravo un gruppo di sole ragazze, e tante altre ne ho conosciuto fra La Porta d’Argento, La Locanda delle Arti Fantastiche e un po’ d’altre cose. E insomma, il disagio che, anche se spiritosamente, viene fuori dal video mi interperpella.

Così ho deciso di fare il mio coming out, come vedete dalla foto qui sotto.

YASHICA Digital Camera

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