CoordinateIl pensieroOpinioniStoriaTesti

Null’altro rimane intorno alle rovine

Sono rimasto molto colpito dalle reazioni alla morte della Thatcher, un senso diffuso di malcelata soddisfazione (anche non celata, direttamente).

Intendiamoci: c’è ben poco da difendere. Basta ricordare i flirt con Pinochet, la difesa del governo sudafricano dell’apartheid e la guerra sciagurata per le Falklands, tutta giocata su calcoli elettorali.

Però è vero che la Thatcher era fuori della vita politica attiva da una ventina d’anni, che dopo di lei c’è stata la lunga stagione di Blair e insomma, mi sarei aspettato che alla sua morte i commenti si muovessero sul piano dei bilanci storici, dei ragionamenti a distanza.

Thatcher death partyEvidentemente mi sbagliavo: come non è mai successo per nessun altro leader di una democrazia occidentale, in  diverse città inglesi ci sono state feste di piazza per celebrare l’avvenimento.

Feste di piazza. Non parliamo poi dell’Irlanda, dove il ricordo dei dieci morti per sciopero della fame è ancora vivo.

L’impressione complessiva che ho è quella di una pentola sobbollente di soddisfazione spontanea per la morte della Thatcher a malapena tenuta tappata dalla dimensione istituzionale: può darsi che il funerale mi smentisca, ma insomma il moltiplicarsi di appelli (da Ed Milliband alle autorità irlandesi) per chiedere di non festeggiare mi sembra un indizio abbastanza forte.

E ho scoperto insomma che c’è sempre stato, in Inghilterra, un robusto sentimento di odio (non c’è altra parola) verso la Thatcher, che anche a distanza di anni non si è mai sopito.

Canzoni che invocavano la morte della Thatcher

Non basta essere un leader divisivo, o disprezzato, per suscitare reazioni del genere. Voglio dire: Internazionale è stato in grado di pubblicare un elenco di almeno dieci canzoni contro la Thatcher (altrove ne ho visto tredici e i commentatori si sono lamentati che ne mancavano diverse, probabilmente sono almeno ventuno). In almeno tre di queste ci si augura la morte della Thatcher. Posso capire un corrosivo come Morrissey

The kind people
have a wonderful dream
Margaret on the guillotine

ma Elvis Costello (Elvis Costello!) non ha propriamente il profilo del rivouzionario, e il titolo della sua canzone fa più o meno: Verremo a ballare sulla tua tomba.

[embed_youtube src=”http://www.youtube.com/embed/9t4-zDem1Sk” class=””]

Perdiana: perfino nel musical di Billy Elliott c’è un brano che si augura la morte della Thatcher.

Insomma, perché tanto odio?

Costello stesso abbozza una spiegazione, che è tutta in termini morali (la Thatcher, dice, non ha solo una “doppia faccia”, ma una per ciascuna occasione):

I’m not a violent person, but we are all capable of appaling acts of violence.  She (Thatcher) is a seemingly benign middle aged women with hair like candy floss, but she shows not just two faces but any face that suits her at the time and tells you that this is an honest way to be.  I simply can’t find words to express my contempt strong enough. And I’m not some little kid to who they can say “There, there, you’re just a teenager having a moment of protest”, I’m fucking sick of it, what’s going on in this country

Forse non è sufficiente. Qualcosa in più, dall’altra parte della barricata, dice Loach:

Margaret Thatcher was the most divisive and destructive Prime Minister of modern times.
Mass Unemployment, factory closures, communities destroyed – this is her legacy. She was a fighter and her enemy was the British working class. Her victories were aided by the politically corrupt leaders of the Labour Party and of many Trades Unions. It is because of policies begun by her that we are in this mess today.  Other prime ministers have followed her path, notably Tony Blair. She was the organ grinder, he was the monkey.  Remember she called Mandela a terrorist and took tea with the torturer and murderer Pinochet. How should we honour her? Let’s privatise her funeral. Put it out to competitive tender and accept the cheapest bid. It’s what she would have wanted

Il web mi risparmia la traduzione:

Margaret Thatcher è stata il primo ministro più controverso e distruttivo dei tempi moderni. La disoccupazione di massa, la chiusura di fabbriche, le comunità distrutte: questa è la sua eredità…. Era una combattente e il suo nemico era la classe operaia inglese. Le sue vittorie sono state aiutate dai capi politici corrotti del Partito laburista e di molti sindacati. È a causa di politiche iniziate da lei se siamo in questa situazione adesso. Altri primi ministri hanno seguito le sue tracce, specialmente Tony Blair. Se la Thatcher era la suonatrice di organetto, Blair era la scimmia. Voglio inoltre ricordare l’amicizia tra il dittatore cileno Augusto Pinochet e la Thatcher, la quale ha chiamato Nelson Mandela «terrorista». Come dovremmo onorarla, dunque? Privatizziamo il suo funerale. Lo mettiamo sul mercato e accettiamo l’offerta più economica. È quello che avrebbe voluto

Anti-Thatcher protesters gathered at Trafalgar Square in London.Dice già di più, ma si potrebbe obiettare che è un avversario politico, un nemico giurato. Può essere: ma io mi sono chiesto lo stesso perché un tale livello di odio. Per dire, l’elettore italiano di sinistra medio vuole Berlusconi in galera, non morto. In Italia siamo in una situazione polarizzatissima, ma vige ancora la saggezza tradizionale che la morte non si augura a nessuno (infatti perfino Grillo dice: «siete già morti», mica: «dovete morire», come un curvaiolo qualunque).

Una soluzione me la da, penso, un brano che ho trovato sul bel sito che il Guardian ha messo su per monitorare tutte le reazioni alla morte della Thatcher. Il brano è di Hugo Young, un suo biografo:

Thatcher left a dark legacy that, like her successes, has still not disappeared behind the historical horizon. Three aspects of it never completely leave my head.

The first is what changed in the temper of Britain and the British. What happened at the hands of this woman’s indifference to sentiment and good sense in the early 1980s brought unnecessary calamity to the lives of several million people who lost their jobs. It led to riots that nobody needed. More insidiously, it fathered a mood of tolerated harshness. Materialistic individualism was blessed as a virtue, the driver of national success. Everything was justified as long as it made money – and this, too, is still with us.

Thatcherism failed to destroy the welfare state. The lady was too shrewd to try that, and barely succeeded in reducing the share of the national income taken by the public sector. But the sense of community evaporated. There turned out to be no such thing as society, at least in the sense we used to understand it. Whether pushing each other off the road, barging past social rivals, beating up rival soccer fans, or idolising wealth as the only measure of virtue, Brits became more unpleasant to be with. This regrettable transformation was blessed by a leader who probably did not know it was happening because she didn’t care if it happened or not. But it did, and the consequences seem impossible to reverse.

Una “oscura eredità” con alcuni aspetti preminenti: la tolleranza per la durezza, l’avere introdotto la spietatezza come misura accettabile dell’agire politico; la distruzione del senso di comunità. In parole povere: contro la Thatcher gioca la sensazione di avere contribuito a far sentire le persone più sole, abbandonate, in balia delle avversità e della legge del più forte. Sono sentimenti forti “di stomaco” e generano sensazioni violente, quasi inarrestabili. Appunto.

Il giusto sarà sempre ricordato

In realtà rimane un’altra questione da discutere: si potrebbe pensare che comunque, astio o non astio, occorra riconoscere che la Thatcher è stata una grande figura, con un impatto storico straordinario, che ha voluto fare ciò che riteneva giusto e c’è riuscita.

È la linea di molti commentatori Tory citati dal Guardian, e non solo (non oso leggere Ferrara, ma me lo immagino).

Hmmm, non sono convinto. È molto machiavellico: è meglio essere temuti, che amati.

Da un punto di vista cristiano, pensando alla Thatcher mi è tornato in mente il salmo 111 (112):

Alleluia.

Beato l’uomo che teme il Signore
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.

Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza dei giusti sarà benedetta.

Onore e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,
buono, misericordioso e giusto.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:
il giusto sarà sempre ricordato.

Non temerà annunzio di sventura,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché trionferà dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua potenza s’innalza nella gloria.

L’empio vede e si adira,
digrigna i denti e si consuma.

Ma il desiderio degli empi fallisce.

È un salmo regale, quindi si attaglia alla politica. Il giusto sarà sempre ricordato. La Bibbia ha una saggezza di fondo: ragionando per contrario, quando c’è troppa damnatio memoriae è difficile che si sia fatta giustizia (il che, nella logica della Bibbia, vuol dire che non si è fatta la volontà di Dio nei suoi piccoli: l’orfano, la vedova, lo straniero, l’oppresso: in generale, categorie che non sembrano essere state in cima ai pensieri della Thatcher, effettivamente).

In generale non so voi, ma io preferirei vincere un po’ meno ed essere ricordato con piacere, che pensare che alla mia morte ci sarà nel popolo chi stapperà le bottiglie.

Che poi, cosa esattamente ha vinto, la Thatcher?

Quel che rimane

Il fatto è che per una coincidenza straordinaria, la morte della Thatcher avviene in una congiuntura che permette di cogliere i limiti della sua azione anche da un punto di vista puramente storico e materiale. È a lei (prima ancora che a Reagan) che si devono la deregulation, l’abolizione dei controlli sulla finanza internazionale, l’asservimento dell’economia sociale al mito del libero mercato.

Non sembra che siano idee che godano di ottima salute (escludendo Ferrara e altri pasdaran, naturalmente). Anzi, si direbbe che l’attuale crisi è dovuta esattamente alla visione del mondo della Thatcher.

Credo che sia con questa idea in mente che l’Independent ha scelto la sua immagine commemorativa della Thatcher (incomprensibile ai lettori italiani, ma poi spiego):

daily-cartoon-20130409

La frase sul basamento dice: «Guardate le mie opere, o potenti, e disperate». Il riferimento è a un sonetto di Shelley, in cui si immagina che ai piedi della statua di Ramsete ci sia la scritta: «Sono Osymandyas, il re dei re. Se qualcuno vuole sapere quanti anni ho e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese». Il problema è che quando il poeta la legge, la statua è in pezzi e il deserto ha inghiottito le opere del re:

Null’altro rimane. Intorno alle rovine
di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,
le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine.

Appunto.

Facebook Comments

4 pensieri riguardo “Null’altro rimane intorno alle rovine

  • Grazie Roby, anche io mi ero stupito per i festeggiamenti in Irlanda e mi stavo documentando, non immaginando che questa donna avesse veramente meritato questi festeggiamenti (e che vuoi…. mentre lei attaccava l’Argentina per le Falkland io guardavo ancora Goldrake, poi la guerra è finita ed é iniziato Jeeg…).
    Comunque non c’è dubbio che in molti nella politica nostrana abbiano apprezzato l’impronta data dalla lady di ferro.

    Rispondi
    • Ah, quanto a questo ancora adesso diversi. Ho visto cose in questi giorni… vorrei farci un articoletto su, ma non so se ho tempo.

      Rispondi
  • Pingback: Mi espongo alla berlina: elezioni regionali

  • Pingback: Hanno ucciso l’Unità | La casa di Roberto

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito usa cookie o permette l'uso di cookie di terze parti per una vasta serie di funzionalità, senza le quali non potrebbe funzionare con altrettanta efficacia. Se prosegui nella navigazione, scorri questa pagina, clicchi sui link presenti nel sito, commenti un contenuto, condividi una pagina o un articolo, scarichi un file, visualizzi un video o utilizzi un'altra funzione presente su questo sito stai probabilmente attivando un cookie e acconsenti quindi implicitamente all'utilizzo di cookie. Per capirne di più o negare il consenso leggi la cookie policy - e le informazioni sulla osservanza della GDPR

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi