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Due mostre da consigliare

Durante la nostra recente permanenza romana io, Bonaria e l’Inossidabile abbiamo visto un paio di mostre (siamo anche andati ai Concerti del Quirinale nella bellissima Cappella Paolina, divertendoci molto con il cerimoniale e la statura dei corazzieri, ma questa è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta).

Tornando alle mostre, entrambe mi sono sembrate molto belle e vorrei spendere due righe per consigliarle, sia agli amici romani sia a chi dovesse trovarsi a passare a Roma in questo paio di mesi.

I libri che hanno fatto l’Europa

Biblioteca dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana
Via della Lungara 10, Roma

35_70.inddCollocata nel bel palazzo che ospita l’Accademia dei Lincei, a Trastevere, nella bellissima Biblioteca Corsiniana, la mostra esplora l’identità culturale dell’Europa lungo i secoli cruciali nei quali questa identità si è formata attraverso i libri che, tutti insieme, la rappresentano e l’hanno plasmata.

La mostra è quindi interessante sotto due punti di vista: da una parte ci sono gli oggetti-libro, diversissimi fra loro e tutti interessanti; centottanta esemplari, tutti preziosi, forniscono al visitatore mille stimoli diversi: c’è la preziosità delle miniature, ovviamente, ma anche notare la precisione e la cura della mano che vergava la scrittura di testi che erano pensati per un utilizzo professionale (studio, lavoro, documentazione), c’è l’emozione di trovare un manoscritto di Boccaccio e uno di Petrarca, i libri di geometria, di musica, di matematica, i testi in arabo e ebraico, le aldine…

E poi c’è il contenuto dei vari libri, l’idea di rappresentare e riunire quali idee e conoscenze potessero trovare posto, poniamo, nella ben fornita biblioteca di un ricco umanista o di una istituzione culturale all’alba dell’età moderna: cosa si leggeva, su cosa si ragionava, quali idee circolavano. La mostra, che parte con una sezione sul trivio e il quadrivio, si allarga a cerchi concentrici, aggiungendo man mano saperi diversi (teologia, storia, buon governo, enciclopedie, diritto, filosofie, romanzi, lirica e così via, e sicuramente sto dimenticando varie cose) e inquadrando il tutto in cinque sezioni tematiche sostenute da un buon numero di tabelloni esplicativi e di mappe che integrano la visione del libro e lo inquadrano in un contesto storico e sociale  (io sono rimasto un po’ freddo rispetto alla discussione del romanzo cavalleresco, ma boh, chi ha scritto è uno specialista, quindi stacce, Robe’).

In realtà i due punti di vista si incrociano continuamente: l’oggetto (come è fatto materialmente il libro) spiega e completa il contenuto (cosa dice il libro) – vale a prima vista per i libri di geometria e matematica, ma non solo – e viceversa: i contenuti richiedono un modo ben determinato per essere esposti nel modo migliore al lettore, e quindi si torna all’oggetto.

La mostra è molto bella e, come spero si sia capito, consigliata. L’accesso è gratuito. Per chi vuole approfondire sulla rete si trova una presentazione ufficiale della mostra e ne ha parlato in maniera interessante anche Artemagazine.

A due passi, per chi volesse, l’Orto Botanico. Appena più oltre, al numero 19 di via della Lungara, la Casa Internazionale delle Donne, che vale la pena di visitare e che ha un buffet sempre pronto e un piacevole giardino interno. Per chi ha gusti più tradizionali noi abbiamo mangiato bene in una trattoria che si chiama Il miraggio: l’Inossidabile ha preso un piattone di baccalà e la zia che era con noi, per tenersi leggera, un bel piatto di trippa al sugo (anche Bonaria, per la verità).

Io sono stato sobrio, mi sono limitato all’abbacchio co’ eeee patate al forno.

Gianni Berengo Gardin. Vera fotografia

Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194, Roma

Avevo sentito nominare Gianni Berengo Gardin per la polemica nata per la mancata esposizione a Venezia del suo reportage sulle grandi navi in laguna.

La mostra mi ha consentito di scoprire che Berengo Gardin è molto di più: un grande fotografo (così le scoperte dei tempi recenti sono due, dopo Salgado e Il sale della terra) e un grandissimo investigatore e narratore di sessant’anni di società italiana.

Io naturalmente di fotografia non capisco nulla, ma anche per me è evidente la capacità di scavare nei personaggi incontrati – una straordinaria capacità di ritrattista – e di presentare un’Italia mai convenzionale e ricca di personaggi umili e interessanti (anche ideologicamente mi sento vicino alla scelta di raccontare l’Italia attraverso gli umili, i semplici, i lavoratori, i luoghi periferici, i manicomi, i campi nomadi). Ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il notare come ogni foto fosse iconica: molte sono ovviamente notissime e si riconoscono anche se magari non avevo mai saputo chi fosse l’autore, ma molte di più sembrano notissime perché sono classiche, nella composizione e nella storia che raccontano, così che sembra di averle già viste perché corrispondono a qualcosa che si è sempre creduto di sapere, come una poesia sentita per la prima volta che dice cose già note al cuore e che ancora non avevano trovato parole.

Per esempio questa qui sotto, che è quella che è piaciuta di più a Bonaria:

Gianni Barengo Gardin 2Naturalmente uno può pensare che nell’arco di una produzione durata decine d’anni le foto riuscite bene non possano mancare, e che una mostra antologica come questa evidentemente raduni le migliori. Ma al Palazzo delle Esposizioni queste presunte foto “migliori” erano già centinaia e, avendo dato un’occhiata anche ai libri pubblicati, che sono esposti anch’essi, direi che la produzione sia tutta di grandissima qualità.

Gli accostamenti della mostra permettono anche di capire la quantità di lavoro e di immaginazione che è richiesta per giungere alla formulazione ingannevolmente semplice di un’immagine. La mostra enfatizza le somiglianze fra due foto, molto simili ma distanti fra loro vent’anni, che presentano una coppia su un’auto di fronte al mare: il segno di come Berengo Gardin per tutto quel tempo abbia continuato a lavorare su una stessa idea cercando di esprimerla al meglio. A me ha colpito il lavoro simile sulla foto di cui sopra e le sue parenti, per esempio:

Barengo Gardin 3Gianni Berengo Gardin 6In realtà la cosa che ho apprezzato di più è come questo lavoro minuzioso di narrazione si apra talvolta a squarci di poesia, di ironia e perfino al paradosso, come in questo bellissimo gioco di specchi preso su un vaporetto:

Berengo Gardin 5Della mostra parla in maniera approfondita sia Artemagazine che Artribune. L’ingresso costa 12 euro e mezzo e dà diritto anche alle altre mostre del Palazzo delle Esposizioni (non ho capito se dia accesso anche alle Scuderie del Quirinale e alle mostre di là).

Ristoranti intorno da consigliare non ne ho, soprattutto considerato che sarebbe necessario aprire un mutuo per sfamarsi: ma per fortuna mangiato l’abbacchio non sentivo bisogno d’altro.

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