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Misteri, copertine, Corrado Augias e Michela Murgia… e la Madonna

L’altro giorno, in libreria, mi cade l’occhio sull’ultimo libro di Corrado Augias, Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito. Ora, è un titolo che già meriterebbe dei commenti (moooolto negativi), ma non è di questo che voglio parlare. Il fatto è che la copertina mi ricordava qualcosa, solo che non capivo cosa.

Poi mi è venuto in mente: assomiglia alla copertina di Ave Mary di Michela Murgia.Murgia Ave MaryAugias Maria

E mi sono chiesto: possibile che abbiano scelto lo stesso quadro? Non è una cosa un po’ clamorosa, che si dovrebbe evitare? Sicuramente non l’hanno fatto: eppure l’immagine sembra davvero la stessa.

Siccome è noto in tutto l’universo mondo che il vostro amichevole Rufus di quartiere si appassiona ai misteri inutili e alle questioni da poco, mi ci sono messo al lavoro sul serio.

Un rapido controllo sulla copia di casa di Ave Mary rivela che l’immagine di copertina è una Vergine in preghiera, ora custodita alla National Gallery, di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato. Il quadro intero è questo:

Vergine in preghiera
Fonte: Wikimedia

A questo punto ero un po’ perplesso: è lo stesso del libro di Augias? È diverso? Un po’ mi sembrava lo stesso quadro, un po’ mi pareva di notare dei particolari lievemente differenti. Alla fine ho scoperto un altro quadro del Sassoferrato che presenta lo stesso tema, gli stessi abiti e probabilmente la stessa modella, ma ha alcune differenze:

Madonna in preghieraSoddisfatto del lavoro investigativo, e anche un po’ di quello che questa somiglianza rivela sul modo di lavorare della bottega di un pittore barocco (ci doveva essere un armadio pieno di costumi, e quello del quadro era quello “da Madonna”), mi rimaneva comunque il dubbio sulle copertine: Giovanni Battista Salvi non è propriamente Caravaggio, e in ogni caso ci sono pittori a migliaia e Madonne a bizzeffe; possibile che per ogni libro che si pubblica in Italia sulla Vergine Maria si debba usare solo lui?

È stato a questo punto che l’istinto del giocatore di ruolo ha preso il sopravvento, e un sacco di possibili spiegazioni mi si sono affollate alla mente: le elenco qui sotto, lasciandovi liberi di scegliere la vostra preferita (o di aggiungerne altre).

  1. Ipotesi ludica: il direttore editoriale di Rizzoli e quello di Einaudi hanno un’amichevole competizione in corso, non dissimile dal vecchio gioco di È arrivato un bastimento, carico carico di… Giovanni Battista Salvi. Se uno pubblica un libro con in copertina l’opera di un pittore, l’altro deve pareggiare con un altro quadro dello stesso pittore entro un anno, altrimenti paga una cena.
  2. Ipotesi cthuloide: oscuri redattori annidati nei più reconditi sotterranei di antiche case editrici conoscono la profezia dell’arabo pazzo Al-Azhared: quando saranno pubblicati sette quadri di Sassoferrato in copertina di libri scritti da sette autori diversi, con sette ipotesi sulla Madonna elaborate a partire da sette manoscritti proibiti la cui sapienza è stata distillata da sette scrittori ben adusi a frequentare lo schermo televisivo, allora i Grandi Antichi torneranno.
  3. Ipotesi sentimentale: Augias è segretamente innamorato di Michela Murgia ma, essendo notoriamente un gentiluomo d’altri tempi e non sapendo come dichiararsi, dopo avere scartato l’ipotesi di scrivere I misteri di Cabras e dedicarglielo ha optato per rivolgerle un tenero omaggio pubblicando un libro con una copertina simile alla sua.
  4. Ipotesi grandi magazzini: alla National Gallery sono in fase di sconti: se compri i diritti di un Dürer per metterlo sulla copertina di un libro ti danno in bundle un Sassoferrato gratis, e poi da qualche parte bisogna pure pubblicarlo.
  5. Ipotesi speculativa: il grafico di Rizzoli e quello di Einaudi sono segretamente gli unici discendenti del Sassoferrato e hanno trovato in una vecchia cassa in soffitta numerosi dipinti dell’antenato. Per far salire le quotazioni dei quadri hanno deciso di pubblicare ovunque le opere del loro avo, per massimizzare le ricchezze che ammasseranno vendendo la loro scoperta ai collezionisti giapponesi.
  6. Ipotesi del pubblico bue: in Italia, si sa, non si leggono libri e quindi il pubblico è distratto. Per far capire che l’argomento del libro è proprio quello, sai, quello di quell’altro libro, ti ricordi?, bisogna usare mezzi energici. Scartata l’ipotesi di picchiare i lettori cool giornale arrotolato gridando a voce alta: «Te’ quà, Bobi, te’ quà», questo è stato considerato un segnale sufficientemente esplicito.
  7. Ipotesi noir: un tempo le bande di spie comunicavano pubblicando annunci in codice sui quotidiani. Adesso usano libri segnalati da copertine predefinite, da cui prendere le iniziali di pagine predeterminate.
  8. Ipotesi marziana: ripetitori stellari inviano messaggi ipnotici per soggiogare la Terra. Su Aldebaran, prima di mandare messaggi veramente decisivi come: rivelateci la formula segreta della Coca-Cola, gli alieni si esercitano con attività senza senso, come vedere quanti quadri di Giovanni Battista Salvi riescono a far mettere in copertina.
  9. Ipotesi fuzzy: è un caso – ogni volta che una farfalla sbatte le ali in Amazzonia viene pubblicato un libro con la copertina di Giovan Battista Salvi.
  10. Ultima ipotesi: c’è un certo grado di faciloneria nell’industria editoriale italiana…
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2 pensieri riguardo “Misteri, copertine, Corrado Augias e Michela Murgia… e la Madonna

  • Per quanto riguarda le copertine dei libri voto per la ipotesi 10, con una integrazione che definisco “ipotesi google images” (e lascio allo studente il facile compito di enunciarla).

    Per quanto riguarda i due quadri, beh, Magritte ha fatto due “Impero delle luci” quasi identici. La storia dell’arte è piena di autori che hanno rifatto lo stesso quadro. Perché il Sassoferrato dovrebbe essere da meno?

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    • L’ipotesi: «vediamo un po’ che c’è su Google images » è abbastanza convincente 😉
      Di pittori che lavorano per variazioni sullo stesso tema è ovviamente piena la storia dell’arte, e non è un problema: la cosa che mi colpisce è il ricorrere delle stesse vesti, ma solo come un particolare della storia materiale.

      Rispondi

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