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L’inquietante voce del vecchio Tolstoj

Ho messo oggi in linea la puntata dedicata alla Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj.

Come ricorderete, alla fine della scorsa stagione cercavo di trovare testi legati alla quotidianità delle storie d’amore: nella mia testa mi sarebbe piaciuto trovare un libro che presentasse una storia come quella di Filemone e Bauci che

uniti in casto matrimonio, vedevano passare i loro giorni belli, invecchiare insieme sopportando la povertà, resa più dolce e più leggera dal loro tenero legame.

completando così con un esempio narrativo il discorso iniziato nella puntata immediatamente precedente.

Il problema è che una storia del genere, semplicemente, non sono riuscito a trovarla; ed è stato allora, mentre chiedevo suggerimenti su Facebook, che a mia amica Valentina Imeroni ha richiamato la mia attenzione sulla Sonata a Kreutzer.

Tutta un’altra storia, evidentemente.

Quando ho registrato la puntata avevo appena riletto il romanzo, del quale peraltro non ricordavo nulla, di un fiato, in una sola mattinata.

Magistrale, senza dubbio. L’articolazione del racconto, la costruzione della tensione, l’impianto delle scene, fin dalla prima sul treno, la caratterizzazione dei personaggi, la costruzione dell’ambiguità della situazione e dei punti di vista (in realtà uno solo, quello del narratore, che però si moltiplica come attraverso un prisma a seconda di come ogni lettore interpreta i vari particolari).

E quindi ci ho fatto la puntata, mascherando il disgusto.

Già, il disgusto. Perché non è possibile scindere la lettura dalla dimensione di denuncia sociale che Tolstoj cuce nel romanzo, dal carattere mistico-utopico col quale propugna il suo ideale di continenza assoluta.

Che è fascinoso e ributtante insieme: ascoltare la voce di Tolstoj nella Sonata a Kreutzer mi ha fatto la stessa impressione che dovette fare la voce di Saruman ai membri dell’Alleanza riuniti sotto Orthanc dopo la sua distruzione.

La voce di Tolstoj, nella sua critica alla società industriale, tocca temi e maneggia accenti che sarebbero vicini al comune sentire di tanti. Ha la capacità di entrare in un dibattito che è ancora attuale, anche se ha scritto per un dibattito ormai estinto. In questa capacità di sopravvivere al passare del tempo è la voce di un gigante.

Ma tolta una certa consonanza superficiale è una voce che potrebbe essere quella dello Stato Islamico, diciamo: intollerante, faziosa e reazionaria. E, dal punto di vista cristiano, disincarnata: nel senso specifico di non voler capire il significato dell’Incarnazione e volgergli volutamente le spalle.

E questo è peccato mortale.

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