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L’unico linguaggio del sesso

Georgia Salpa
La modella Georgia Salpa. Cosa c’entra? C’entra perché quando sono andato a cercare lo scrittore vittoriano George Sala Google ha tentato in tutti i modi di convincermi che in realtà volevo cercare la signorina qui presente, intenta a leccare un gelato. E questa è esattamente la metafora perfetta di quel che voglio dire, ho pensato.

Quando ho preparato la puntata di Oggi parliamo di libri dedicata al libro di Rut ho scoperto con una certa sorpresa che esiste una linea critica che ritiene il libro espressione di un amore lesbico fra Rut stessa e la suocera Noemi.

Ora, è vero che il discorso che Rut rivolge a Noemi quando si rifiuta di abbandonarla e decide perciò di recarsi in Israele con lei è molto forte e toccante

Ma Rut rispose: «Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te» (Rut 1,16-17)

ma l’opinione – cioè da qui a ritenere che Rut e Noemi siano amanti – mi è sembrata del tutto campata per aria: anche senza considerare il possibile tema di incesto – sul quale passo non essendo sufficiente preparato in materia rispetto ai testi biblici – mi è sembrato un misconoscimento totale del racconto sia dal punto di vista puramente narrativo sia da quello della retorica.

D’altra parte non ci sono stato a pensare troppo: mi è sembrata una di quelle operazioni d’accatto con le quali si tenta di costruire mitologie fondative per motivi politici senza stare troppo a rispettare la verità delle cose, un po’ come fanno certe volte gli indipendentisti con la lingua sarda – se c’è la lingua allora c’è il popolo – o, per dire, i leghisti con il concetto di “padania”. È in realtà tutto già descritto, ho pensato, nel settimo dei trentasei stratagemmi cinesi, “creare qualcosa dal nulla”:

Sul finire dell’epoca dei Qin (221-206 a.C.) un contadino ribelle, Chen Sheng (morto nel 208 a.C.), ricorse a metodi poco ortodossi per rafforzare lo spirito dei suoi seguaci. Egli per esempio fece nascondere dentro un pesce un fazzolettino con la scritta «Re Chen Sheng» perché venisse scoperto al momento di mangiare il pesce e fosse considerato un segno del cielo e assoldò persino degli uomini perché, travestiti da fantasmi, si mettessero a gridare nel mezzo della notte «Chen Sheng diventerà re» (citato in Harro von Sengher, Stratagemmi, 1988 Serra e Riva editori)

cose che, mutatis mutandis, si sono viste anche in campagne elettorali recenti in Sardegna.

Così non ci ho pensato più, al presunto amore lesbico fra Noemi e Rut.

charles_dickens_a_life by TomalinPerò ieri, mentre leggevo la bella biografia di Dickens di Claire Tomalin, ho trovato questa espressione di dolore per la morte dello scrittore, in una lettera che il giornalista e seguace di Dickens George Sala indirizzava all’amico comune Edmund Yates: «Per me egli era tutto… in lui ho perso tutto ciò che io ho più devotamente riverito e amato; e nessuno di noi due ha un’età, caro Edmund, da poter rimpiazzare queste perdite».

E qui mi sono fermato e mi sono ricordato di Rut.

Perché il testo ha, evidentemente, un tono che si presterebbe a una interpretazione, fin troppo facile, in termini di amore omosessuale.

Il problema è che di Dickens sappiamo parecchio – forse tutto – e di questo non c’è traccia. Il gruppo dei “giovanotti” di Dickens, che in parte corrisponde al gruppo dei “giovani leoni” del Daily Telegraph, può essere descritto in vari modi – mecenatismo, cameratismo, costruzione di una fazione, prosecuzione di una tradizione di “famiglia allargata” fra scrittori e teatranti, sindacato di produzione – ma, a meno che non mi sbagli di grosso, non in termini di relazioni omosessuali.

Eppure, mi sono detto, è così che istintivamente suona al nostro orecchio. Come mai?

In parte, ovviamente, è perché siamo lontani, da un punto di vista sociale e culturale: e come non ci è più chiaro cosa voglia dire essere donne in terra straniera così siamo lontani da temi propri della società industriale dei tempi di Dickens. Non lasciamo più la famiglia molto presto, non viviamo più lunghi anni in collegio, “cameratismo” è un termine fortemente indebolito, i legami di clan non corrispondono al nostro sentire (per il comportamento, magari, è un altro paio di maniche).

Ma tutto questo non basta. Il problema è che l’ipersessualizzazione della società in cui viviamo porta a un colonialismo dell’immaginazione per il quale il sesso diventa l’unica forma di relazione immaginabile e in base al quale, in corrispondenza, c’è una progressiva atrofizzazione di tutte le altre forme di relazione e di linguaggio sentimentale. E quindi Rut e Noemi devono essere amanti, esattamente come Dickens e Sala, perché non sappiamo più immaginare altre forme di relazione.

Non siamo più capaci di sentire: «Gli voglio bene», senza tradurre mentalmente: «Me lo voglio fare».

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