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Persone normali

Mi capita l’altro giorno di parlare con un ragazzo giovane, bravo, impegnato in politica.

Racconta a me e a un altro paio di amici di cose paradossali, di meccanismi interni alla sua organizzazione per cui se ti dai da fare sei inviso ai dirigenti, se fai politica sul serio ti dicono che sei un arrivista, se dai forza al tuo partito sconvolgi gli equilibri e perciò farebbero volentieri a meno di te e così via.

Noi, increduli, adoperiamo l’unica parola possibile: delirante.

«È vero», dice lui. «Ma è perché in politica non c’è più la gente normale, persone che se vedono succedere una cosa delirante la chiamano col suo nome, dicono: questo non ha senso, questo non ha motivo, questo è comprensibile solo in una logica di potere, di autoreferenzialità, di conservazione».

Persone normali, appunto. Una politica delirante perché fatta da persone anormali.

Mi ha colpito molto, perché l’ho riconosciuta come vera: a tutti sarà capitato di trovarsi in situazioni malate organizzativamente, in associazioni o gruppi politici in cui le regole del semplice vivere comune improvvisamente non valgono più, in cui c’è difficoltà a chiamare le cose col loro nome, in cui le lenti visuali sono volontariamente offuscate, o distorcenti.

Infatti come prima cosa, devo dire, ho pensato all’Azione Cattolica diocesana, e mi sono passati davanti agli occhi i bizantinismi giuridici per giustificare l’indifendibile, gli arzigogoli per evitare di vedere la realtà, l’autoreferenzialità che fa credere che ciò che è storto possa essere dritto per un semplice sforzo di volontà.

Però per seconda cosa mi sono chiesto: ma chi sono le persone normali? Esattamente di cosa parliamo?

Perché l’impressione è che in realtà dicendo questa cosa che, intendiamoci, è del tutto vera, si fa comunque riferimento a una astrazione della realtà altrettanto radicale dell’altra. Non so: forse si immagina un buon senso contadino, una coscienza delle cose come sono, una cura da buon padre di famiglia. Ma i contadini non ci sono più, i buoni padri di famiglia mandano le figlie all’Olgettina e nessuno di noi pensa più che la vita normale alla fine non possa che uniformarsi all’andamento del tempo e delle stagioni.

Chiamare le cose col loro nome (che è un altro modo di dire la stessa cosa: servono persone normali, cioè persone che ragionino secondo il senso vero delle cose) non è oggi, mi pare, una operazione naturale. Ognuno se vuole può trovare i suoi esempi ma nel linguaggio ci rimane tuttora una identificazione di buon senso e senso comune: il senso di tutti, quello più diffuso, è anche buono. È saggezza popolare tradizionale: mi permetto di dubitare che sia (ancora) del tutto vero. Forse aveva ragione quella mia insegnante di tecnica pubblicitaria che mi diceva: il buon senso è il senso meno comune.

Insomma: aldilà della battuta del mio amico, che è chiara, non so che pensare: temo che da una maggiore introduzione di gente “normale” nel suo partito possano non arrivare i benefici che si aspetta.

Sono perplesso.

P.S. post scriptum molto colto: del resto diceva la Arendt che i regimi attraverso la propaganda tendono a costruire un contesto fittizio in cui il senso comune si perde. Noi viviamo immersi nella propaganda da vent’anni, che ci aspettiamo?

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5 pensieri riguardo “Persone normali

  • Forse direi che, più che non essere naturale, non è un’operazione scontata, proprio per quanto riporti nel post scriptum. Ma non sono d’accordo sul fatto che ” i contadini non ci sono più, i buoni padri di famiglia mandano le figlie all’Olgettina e nessuno di noi pensa più che la vita normale alla fine non possa che uniformarsi all’andamento del tempo”: i contadini ci sono, i buoni padri e le buone madri pure, e in molti si uniformano a una vita scandita dalle stagioni. Piuttosto, la politica e le organizzazioni spaventano e respingono, rappresentando un’infinita perdita di tempo (questo si, prezioso quanto mai) e di energie; l’uno e le altre raramente restituiti o ben investiti. Se perdoni la generalizzazione, sono luoghi dai quali la gente normale in gran parte diserta, certo anche a causa dell’occupazione indebita da parte di carrieristi/e animati soltanto da intenti personali. Ma a queste organizzazioni non c’è alternativa, e sarebbe solo il caso di farle funzionare presidiandole di più e con mezzi migliori, insomma, di provare finalmente a spostare il peso dalla parte della normalità. Mica facile.

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    • Si, insomma, mi pare che siamo d’accordo: se tu cedi sul post scriptum (che vuol dire ammettere che, sia che parliamo di “scontato” che di “naturale”, qualcosa comunque scricchiola) io non posso che sottoscrivere il fatto che

      a queste organizzazioni non c’è alternativa, e sarebbe solo il caso di farle funzionare presidiandole di più e con mezzi migliori, insomma, di provare finalmente a spostare il peso dalla parte della normalità.

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    • 🙂 non volermene, ma in quell’articolo la “persona normale” è Bonny

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      • Ma questo si sa, si sa 😉
        Però immaginati un partito fatto tutto da gente come l’edicolante: cosa ottieni?

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