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Io non voto (storia triste)

L’altro giorno ero alla fermata dell’autobus. Seduti sulla panchina, due signori anziani discutevano.

Cioè: uno parlava, l’altro ascoltava.

In sardo, ma ve lo traduco (anche perché non sono sicuro dell’ortografia).

«Io non voto. Tutti ladroni, devo votare a loro? Ladroni. Mia moglie è morta un anno fa».

Effettivamente non colgo il nesso. Il secondo signore si allontana.

Il primo, seduto, chino su se stesso, lo sguardo nel vuoto, prosegue tra sé: «C’ho due ragazzi, grandi, gliel’ho detto: voi fate come volete. Se volete votare, votate. Io non ho mai votato. Né io né mia moglie non abbiamo mai votato. In famiglia non abbiamo mai votato. Adesso lei non c’è più ma io non voto lo stesso. Mai abbiamo votato. Voi fate come volete, siete grandi, lavorate, se volete potete votare, fatti vostri. Io non voto».

Il secondo anziano, decisamente più vispo, torna, fa cenno di si con la testa, controlla nel tabellone i tempi di attesa, butta lì un’osservazione sul ritardo del 6. Rispondo educato. Il primo non bada a noi, prosegue per conto suo.

«Ladroni. Tutti ladroni. Come il padrone: quindici anni di contributi mi ha rubato. E devo votare? E cosa voto? Ladroni. Quindici anni: è ingegnere lui e arriva e dice che è fallito e che non mi può pagare. Ladroni. Ladroni».

Pausa.

«Quindici anni. E dice che non si può fare niente! Ladroni. Sono andato all’INPS: non si può fare niente. Tutti ladroni anche all’INPS. E io non voto. Non sono mica scemo».

L’altro tizio si fa un altro giretto. Restiamo io e quello, sempre seduto, sempre chino, sempre perso.

«Mischina mia moglie, tutto quello che ha passato. Sempre a letto. I dolori che ha avuto. Ladroni. Adesso mi hanno abbassato la pensione: prendevo… prendevo… 1075, e adesso alla posta mi danno 800. E loro se la intascano. Ladroni».

Il secondo anziano è tornato: l’importo della pensione suscita brevemente il suo interesse. Poi se ne va defintivamente, senza nemmeno salutare.

«E io come sono posto… operaio specializzato, capocantiere, e adesso sono ridotto così. Dice il dottore che è il cuore. Pazienza. Tocca portare pazienza».

In lontananza appare il 6. Lui mi chiede: «Cosa è, il 5?».

«No, guardi: è il 6». Mi sento assurdamente in colpa, tento di giustificarmi, o di consolarlo: «Comunque il 5 arriva subito, non si preoccupi, c’è scritto che manca solo un minuto: vedrà, adesso svolta l’angolo e arriva».

Sono salito sul pullman che ancora mormorava ladroni e altre cose. Mi ha fatto molta pena.

Sull’autobus quattro ragazzini parlavano anche loro di elezioni, senza criterio. Alla prima fermata sono sceso: avevo bisogno d’aria.

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2 pensieri riguardo “Io non voto (storia triste)

  • Difficile commentare una realtà come la nostra e capisco bene quel vecchio signore che come mia madre (mi sembra di sentire lei) non andrà a votare ma se il voto è l’unico mezzo che abbiamo per avere una voce io vado a dire la mia, non me la sento di restare zitta per poi sentire la colpa di non aver fatto quanto era nelle mie possibilità per difendere il nostro futuro.

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    • Ben trovata, Marisa (non credo che ci conosciamo, giusto?).

      Solo una piccola precisazione: come sanno quelli che mi conoscono, io scrivo solo conversazioni che ho sentito realmente, quindi il post non nasce dalla volontà di commetnare le varie campagne astensionistiche, è solo la cronaca di una cosa che mi è successa.

      Per il resto, sono del tutto d’accordo con te: io a votare ci vado.

      Rispondi

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