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Se lo fai ti voto

Appelli (ai) politici

Mai come questa volta in vista delle elezioni ci sono stati pezzi della società civile (anzi, della società tout court) che hanno lavorato per mettere in chiaro le proprie esigenze e aspirazioni e sottoporle ai candidati e ai partiti, in modo da sollecitare un loro pronunciamento chiaro (e un impegno) in materia.

Non tutti gli appelli sono ugualmente condivisibili (anzi, alcuni non lo sono per niente), certi sono poco meno che propaganda mascherata, o parlano a nuora perché suocera intenda, altri vengono sbertucciati dagli stessi soggetti dfi riferimento (basta vedere i commenti sotto il curioso appello di ARCI Caccia, che già sembra un ossimoro, e dire che in famiglia siamo soci ARCI). E poi ci sono quelli che arrivano fuori tempo massimo, come quello dei Rettori delle università italiane, che magari si potevano, diciamo, svegliare prima (o non essere complici).

Strategie di pressione?

x il jazzInfine ce ne sono certi un po’ strani: non ho niente contro il jazz, ma l’appello a suo favore è veramente troppo professorale: due terzi sono dedicati a spiegare cos’è il jazz, il jazz in Italia, il jazz in Europa, il ‘900 secolo del jazz… Forse era meglio evidenziare piuttosto le proposte, perché magari il potenziale simpatizzante non ha voglia di leggersi tutto il resto (comunque io ho firmato).

E un po’ incomprensibile è anche la (meritoria) iniziativa in favore delle biblioteche pubbliche e della lettura, che raccoglie le firme il giorno delle elezioni. Ragazzi, capiamoci: se si vuole fare pressione sui candidati è meglio agire prima delle elezioni, non durante (quando nessuno baderà a te) o addirittura dopo (perché il parlamentare ti dirà che ci pensiamo a quest’altro giro, no?). Se poi è una strategia per far visitare le librerie anche di domenica, ditelo. Comunque ho firmato anche questa (ma di domenica  vado nei negozi il meno possibile).

Le associazioni ambientaliste (tra cui Greenpeace, Touring Club, FAI , Legambiente, WWF)  hanno scritto una agenda ambientalista, molto ben fatta, e poi l’hanno lasciata su Dropbox: magari Monti o Bersani passano di là e la leggono, chissà. Un po’ meglio Slow Food, che ha scritto sei pagine belle dense sulle politiche alimentari auspicabili: avrei firmato (in famiglia siamo soci), ma apparentemente non è una petizione ma un contributo pubblico lanciato nello stampaspazio – se volete tenerne conto, al vostro buon cuore, fateci sapere. Ah, però hanno mandato un eco-telegramma alle segreterie dei partiti (due pagine, come telegramma sarà costato un botto): anche qui, quali siano le risposte non è però noto.

wwworkers_itAnche le risposte all’appello di wwworkers a favore dello sviluppo dell’economia e della cultura digitale in Italia non sono note: un peccato, perché è un tema che mi interessa parecchio (e infatti ho firmato pure questo).

Fare pressione o farsi notare?

In realtà alcune campagne non sembrano mirate a raggiungere un obiettivo, piuttosto a segnare un colpo, affermare una presenza, per calcolo politico, per ricordare che si esiste, per rafforzare la propria base associativa, facendo vedere che i vertici si muovono. Talvolta sono scelte opportune, talvolta segnano una certa debolezza di azione.

Per esempio ho firmato anche l’appello di ActionAid (non mi faccio mancare niente), però ero curioso di capire le reazioni dei politici. Sul sito non ho trovato granché, poi ho capito che la strategia era consegnare l’appello di persona ai vari candidati premier: Bersani, Monti, Ingroia e Giannino. Un po’ poco, ragazzi.

Oppure l’appello (peraltro sacrosanto) sottoscritto da un buon numero di ONG a favore della cooperazione internazionale, settore che adesso è ridotto al lumicino: su parte dei siti delle associazioni aderenti la cosa non è nemmeno menzionata e ci ho messo un po’ a capire le reazioni ricevute (hanno aderito circa 40 candidati e, a livello ufficiale, il PD, SEL, Scelta Civica e il PSI). La campagna ha avuto un certo riscontro, sembra, sono contento, ma rimane una roba per addetti ai lavori.

La campagna di Banca Etica

OlYaRLKUFNAoMBe-556x313-noPadFra le campagne su Change.org c’è anche quella di Banca Etica, Cambiamo la finanza per cambiare l’Italia!, che aggancia la sua petizione a campagne già in corso, come Nonconimieisoldi e la 005 per la tassazione delle transazioni finanziarie, e alla sua azione precedente a favore delle esperienze di azionariato diffuso (vi ricorderete che avevo scritto a Brunetta: peraltro quella campagna è stata allegramente ignorata da tutti i gruppi parlamentari, sappiatelo!). La petizione fa cioè parte di una campagna di pressione più ampia, a favore della Tobin Tax, della separazione fra banche commerciali e banche speculative, dei piccoli risparmiatori, contro i paradisi fiscali e per una revisione degli accordi di Basilea che tenga conto del ruolo specifico delle banche cooperative. Ho firmato mesi fa (adesso siamo sopra 10.000) e ho scoperto ieri che per il momento (cioè a ieri) l’unico che ha risposto è Nichi Vendola. Andiamo bene…

La campagna di Libera contro la corruzione

Certamente maggiore è il numero di persone (più di 135.000) che hanno firmato l’appello di Libera e altre organizzazioni contro la corruzione e per la trasparenza nella politica e nella pubblica amministrazione (anche questa l’ho firmata).

La campagna chiede ai candidati delle cose che a me, a prima vista, erano sembrate banali: pubblicare redditi e curriculm vitae con eventuali ruoli professionali ricoperti, chiarire la presenza di trascorsi penali e di potenziali conflitti di interesse, oltre che impegnarsi alla modifica della normativa sul voto di scambio per renderlo più difficile. Niente di che, apparentemente: infatti hanno aderito quasi 1.000 candidati, che sembrano tanti: poi uno ci pensa e si rende conto che non sono così tanti – bastano a malapena ad eleggere un Parlamento. Ri-andiamo bene…

Il sito della campagna è fatto molto bene dal punto di vista della verificabilità: potete tranquillamente controllare i parlamentari che hanno aderito e quel che hanno dichiarato (non è molto visibile, ma si può verificare anche chi sono gli aderenti partito per partito: io l’ho fatto e l’ho trovato istruttivo). In Sardegna risultano sedici candidati, undici del PD, tre di SEL, due di Scelta Civica – brilla l’assenza del Movimento 5 Stelle, forse semplicemente non si sono accorti, povere anime – ma ho l’impressione che tutte le scelte, a livello nazionale, siano state fatte un po’ a pezzi e bocconi, senza programmazioni di partito, il che dice già tanto. Come controprova ho provato a guardare il Molise (ragionando che doveva essere una regione con pochi candidati, non avevo voglia di scorrere lunghe liste) e lì trovo due di Futuro e Libertà e uno del 5 Stelle, niente PD, niente SEL. Misteri (ah, e Oscar Giannino il curriculum non l’aveva mandato, ho controllato!).

Energie rinnovabili e politica fossile

Qui ci sono addirittura due campagne.

La prima è quella dell’Aper, l’associazione dei produttori di energie rinnovabili, i quali hanno messo giù ventisei azioni molto chiare a favore delle rinnovabili. Il documento è un po’ tecnico, ma la cosa interessante del sito è il ritardometro, un utile specchietto di chi ha risposto e chi no (poi naturalmente le risposte non sono tutte della stessa qualità, ma su questo torneremo dopo). Quelli che non si sono sprecati a rispondere, al momento, sono il Centro Democratico, la Lega, Fratelli d’Italia, la Destra, Futuro e Libertà (parzialmente), e il Movimento 5 Stelle.

Certo, l’Aper poteva fornire anche una sintesi delle risposte – e un giudizio – anche perché a leggere alcune risposte si resta perplessi, comunque già così è un segnale importante. E poi tanto c’è Greenpeace.

La campagna di Greenpeace è una delle più violente che io abbia mai visto (capisco che dopo anni di batti e ribatti a quelli di Greenpeace gli sia passata la pazienza). Già dal titolo: Io non vi voto – sfida alla politica fossile (con i faccioni di Berlusconi, Bersani e Monti in evidenza) o con immagini come quella qui sotto

Greenpeace io non vi voto

si capisce che si fa sul serio. Per fortuna a un certo punto è spiegato che

IoNonViVoto.org non è una campagna astensionista. Al contrario, pensiamo sia
giunto il momento in cui i cittadini devono porre delle condizioni chiare e
inequivocabili a chi si candida a governarli.

perché a prima vista sembrava tutto il contrario. Non è secondo me un caso che qui molti partiti che altrove aderiscono o fanno bella figura non abbiano risposto o vedano le loro posizioni accolte con scetticismo. Per esempio (prendo i primi due della serie) Vendola:

Nichi Vendola ha risposto con 9 “si” alle nostre domande. Lo ringraziamo e siamo felici per l’impegno che ha preso. Ora ci attendiamo che, da Governatore della Puglia, confermi quanto ci ha scritto: dimezzerà la produzione di elettricità da carbone entro il 2020? Finora non lo ha fatto…

o Di Pietro:

Antonio Di Pietro ha risposto con 9 “si” alle nostre domande. Lo ringraziamo e siamo felici per l’impegno che ha preso. Ci attendiamo che non si opponga più alla realizzazione di impianti eolici, come invece fece anni addietro in Molise per il progetto di un parco eolico off-shore più che sostenibile…

Non risultano avere risposto alla campagna, sebbene interpellati, Alfano, Berlusconi, Bersani, Biancofiore, Casini, Cattaneo, Crosetto, Grillo, Renzi, Santanchè, Tabacci e Tremonti. Comunque potete controllare personalmente (e farvi il sangue amaro, per un motivo o per l’altro).

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