Fumetti che ho fatto bene a continuare a comprare
Dragonero Speciale (Enoch/Vietti e Cucina/Morrone e Francescutti e Alberti, Sergio Bonelli Editore luglio 2014)
Ho visto che l’ultima volta che ho parlato di Dragonero (dopo il numero con la riunione di condominio del sindacato lavoratori del fantasy) sono stato piuttosto urticante.
Mi sembra corretto notare, a distanza di un anno, che la serie è progressivamente decollata, forse anche perché nel frattempo la maggior parte delle storie sono state firmate da Enoch (vedo che Vietti torna a ottobre, sarà interessante rifare il confronto).
Certo, rimane sempre una specie di rigidità di fondo nell’approccio al genere (Guarda mamma! Sto scrivendo fantasy! E senza mani!!) come se gli autori si fossero dati in fase di progettazione della serie delle linee guida eccessivamente stringenti o come se in fondo non si sentissero del tutto a loro agio con l’ambientazione, ma il miglioramento è innegabile.
Mi ha fatto anche molto pensare il fatto che Dragonero ha passato da poco una verifica importantissima, che potemmo chiamare la prova nipoti: mi è capitato di ospitare da poco per un paio di giorni una cugina (ciao Marcella!) con figli fra gli otto e i tredici anni e nei giorni precedenti avevo avuto per casa altri ragazzini. In casa non c’è la televisione e ovviamente ho aperto l’armadio dei fumetti: sono stato immediatamente rapinato di Dragonero. Né pirati, né cowboy né astronavi né pliziotti hanno potuto competere: i ragazzini tornavano continuamente alle avventure di Ian, con un effetto ipnotico. Quando al momento del congedo gli ho regalato tutti i numeri sinora usciti ci ho fatto un figurone. E quindi mi sono chiesto se sia io che sono fuori target, e se pensando a Dragonero come a un fumetto rivolto a preadolescenti qualcuno dei difetti che noto non sparisca.
Ad ogni modo questo Speciale, scritto a quattro mani da Enoch e Vietti e disegnato con altrettante quattro mani da Cucina e Morrone è senz’altro molto buono, anche se per costruire la tensione degli eventi finali gli autori prendono più di una scorciatoia discutibile (cerco di evitare gli spoiler) e strapazzano allegramente il profilo psicologico dei personaggi che loro stesso hanno creato. Però è senz’altro buono e merita l’acquisto: almeno qui a Cagliari ho visto che in varie edicole si trova ancora e ne consiglio l’acquisto.
Soprattutto se avete nipoti maschi.
A me è piaciuto molto anche il colore, di Francescutti per lo Studio Gotem – anche se ormai dovrei essermi abituato rimango sempre stupito dagli ottimi risultati che nell’ultimo paio di anni in Bonelli si ottengono col colore – e mi è piaciuta pure la copertina, che non è del solito Matteoni ma di Mario Alberti.
Chiudo segnalando che mi sembra molto buono anche il numero 15 che si dovrebbe ancora trovare in edicola, con il quale inizia una storia in due parti ambientata nella capitale e che propone tutta una trama di assassini nell’ombra, cospirazioni imperiali e investigazioni vincolate al rigido rispetto dell’etichetta di corte.
Sospetto peraltro che questa storia doppia possa rappresentare anche un qualche balzo in avanti della trama, che si è caratterizzata sinora per una continuity abbastanza stretta nella quale sono stati suggeriti, ogni tanto, degli indizi di grandi eventi a venire. Lo dico perché se ho ragione magari per chi non ha sinora acquistato questo fumetto potrebbe essere questo un buon punto per iniziare a seguire la storia.
La collana delle Storie
Ho parlato molto bene, recentemente, anche del numero speciale delle Storie, quello dedicata a Caravaggio. In realtà è tutta la collana che anche se con meno decisione di Dragonero progressivamente ha preso slancio e l’ultimo numero, Il principe di Persia, pur senza colore si mantiene sugli ottimi livelli dello speciale. A me Paola Barbato in generale è sempre piaciuta, ma sinora sulle Storie non mi aveva mai convinto del tutto mentre qui firma una sceneggiatura contemporaneamente poetica e orrenda in un gran bel mix che alla fine è semplicemente straziante, molto ben assecondata, mi pare, dal disegnatore Nicola Mari. Sono molto belli anche i comprimari – o forse sarebbe più giusto dire coprotagonisti – e il modo con il quale, tramite loro, cambia spesso l’angolo visuale della narrazione. Aspetto con ansia la storia di guerra del prossimo numero della collana per avere la conferma definitiva che ho fatto bene a mantenermi tutti i mesi fedele a questo appuntamento in edicola.
Pingback: Spazzare Dragonero sotto il tappeto – La casa di Roberto