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La mia vita con il Papa – le premesse

Il Papa in Sardegna. A Cagliari. A Bonaria. Cioè… da me.

Come tutti sanno domani il Papa viene a Cagliari. Forse non tutti invece sanno che casa mia è esattamente al centro della zona focale della visita del Papa.

YASHICA Digital CameraDue mesi fa la cosa sembrava tanto carina: ci affacceremo al balcone e vedremo passare il Papa. I conoscenti e gli amici hanno cominciato a telefonare a noi e ai vari altri abitanti della strada, per chiedere se potevano venire a casa e vedere anche loro il Papa da vicino. Sono state organizzate comitive come per una scampagnata: viene zia Maria con Giacomina e portano le lasagne, noi invece prepariamo una torta e poi basta, che tanto il cugino Gavino ammazza il vitello e ci porta le bistecche già pronte.

Se dobbiamo basarci su questa diffusa curiosità, domani Cagliari sarà presa d’assalto da un mare di gente: tutti abbiamo ricevuto richieste in gran numero, talvolta anche timide, talvolta insistenti, di gente che aveva un gran desiderio di “vedere il Papa”. Molto più che con Benedetto XVI, quando pure ci fu un bagno di folla imprevisto.

Un mese fa questo clima idilliaco ha cominciato ad essere turbato dai primi pensieri organizzativi concreti. Bloccheranno la strada? Si potrà parcheggiare?

Tappati in casa

YASHICA Digital CameraPer dire, mi ricordo che la volta che venne Benedetto XVI io e Alberto Pintus, uno dei fondatori del gruppo La Pira, avevamo il biglietto per un settore di pubblico un po’ laterale: un posto da cui non si vedeva minimamente la celebrazione, tranne che su un maxischermo, il quale puntualmente si guastò.

Insomma, per farla breve, con tutto il rispetto per il fatto di vivere questi eventi comunitariamente, decidemmo che tanto valeva seguire la Messa alla televisione: casa mia era dietro l’angolo e nell’appartamento di mia sorella c’era la TV (a casa mia, come è noto, questo apparecchio manca); quindi girammo l’angolo e ci imbattemmo in due militi con i fucili spianati.

«Dove pensate di andare?!».

«Guardi, lo stipite dove lei è appoggiato è il mio portone di casa, se non le dispiace vorrei entrare…».

Seguì esibizione di un documento di identità con residenza (vaglielo a dire che secondo la legge la residenza ormai si autocertifica – d’altra parte l’autocertificazione davanti al fucile non è propriamente prevista dalla legge). Comunque si convinsero, e quindi…

«E lui?», fecero, indicando Pintus.

«Lui è con me e se  non le dispiace verrebbe a casa mia anche lui».

Nuova contrattazione. E poi, come direbbe Venditti, finalmente ci fecero passare.

Poi ci richiamarono.

«Però adesso non che è uscite di nuovo, eh? Restate a casa, voglio sperare».

Misure cautelari

YASHICA Digital CameraEsperienze del genere capitarono a diversi, nella strada, così man mano che la data della visita si avvicinava è cresciuto un minimo di panico organizzativo. I documenti di identità sono stati verificati per controllare che la residenza fosse riportata correttamente, che non si sa mai che un milite questa volta ti tenga sotto tiro contro il muro per tutta la celebrazione, solo perché sfortunatamente risulti residente a Torino o a Foggia. Al cugino Gavino e alla zia Antonia è stato raccomandato di arrivare presto: se il Papa celebra Messa alle dieci, voi venite alle nove. Anzi alle otto. Meglio alle sette. Facciamo così, venite dalla sera prima e dormite da noi.

Questo tipo di previsioni, diciamocelo, sono state del tutto superate dagli eventi, come potrebbe capitare a uno che gli dicono che la sera pioveranno due gocce, esce con l’ombrello e si trova poi alle prese con l’uragano Katrina.

I primi dubbi sono venuti quando il Comune ha iniziato a pubblicare l’elenco delle vie che sarebbero state chiuse al traffico. Nessuno ci ha capito niente, ma l’elenco era lungo tre pagine, quindi non era molto rassicurante. Però tutti hanno cominciato a preparare piani: mi toccherà lasciare la macchina nell’altro parcheggio, quello un po’ più lontano.

Poveri illusi.

YASHICA Digital CameraUna settimana fa sono stati affissi i cartelli stradali, strada per strada, con i divieti di transito e di parcheggio per questo periodo. Ora, a parte che tutti ci siamo incasinati (se c’è scritto che non si può parcheggiare dalle 00.00 di venerdì, cosa vuol dire?! È l’inizio della giornata o la fine? e giù discussioni infinite, per non parlar di quelli che si confondevano: è in via Bottego che non si può parcheggiare dalle 00 del 20 alle 24 del 22? O è fino alle 22 del 24? Nooo, quello è il parcheggio del CIS, dove non si può parcheggiare dalle 24 del 20 alle 00 del 22… infatti io alla fine mi sono beccato la multa, come è ovvio). Ora, a parte che tutti ci siamo incasinati, che c’erano dei gruppi di studi nel palazzo per stare dietro alla mappa dei parcheggi che non si potevano usare, soprattutto abbiamo scoperto che tutti gli astuti piani che ci eravamo formulati semplicemente non funzionavano.

Porterò la macchina al parcheggio là dietro, quello un po’ più lontano. Là fanno l’ospedale da campo. La metto da quell’altra parte. Là è riservato per l’incontro del Papa coi malati. Ok, la lasco in quella strada secondaria. È chiusa, perché congiunge la strada percorsa per andare in Seminario con quella per l’incontro coi teologi. Allora… Occupata. Quell’altra… Chiusa. Quella… Serve all’organizzazione. Aiuto!!!

Mia sorella ha preso la famiglia e se n’è andata Villasimius. L’avvocato che vive in fondo alla strada mi ha annunciato che tornerà lunedì. «Divertitevi, voi fedeli», mi ha detto.

Un’allegra combriccola

Quelli rimasti, in realtà, hanno scoperto che non era poi così terribile. Certo, tutti abbiamo portato le macchine a svernare in climi più accoglienti, ma per il resto scopriamo che si sopravvive benissimo.

Da ieri ci siamo svegliati con tutte le strade intorno a casa chiuse in vario modo da transenne. Per andare a casa di mia mamma, che abita nel palazzo di fronte, devo fare tutto un giro. Ma non è una cosa così complicata, dopotutto. Sento anche dire ogni tanto che l’organizzazione non funziona, ma tutto sommato vedo crescere sotto le finestre di casa una macchina impressionante che sembra (sembra!) procedere senza intoppi.

E in chi è rimasto prevale un senso di collaborazione, come se l’organizzazione fosse anche un po’ nostra. Il che dà anche origine a strane avventure.

Dopo che ieri un’orda di vigili ha ripulito senza pietà la strada abbiamo notato che una Punto bianca abbandonata era inspiegabilmente sfuggita al carro attrezzi. Sono fioccate le segnalazioni alla polizia. «È troppo brutta, non si può vedere», mi ha detto una vicina. «Fanno tanta fatica e poi rimane questa, ma come si fa».

YASHICA Digital CameraPer tutta la mattinata operai e forze dell’ordine sono stati assillati da cittadini benintenzionati che dicevano: «Ma quella macchina non la togliete?». A tutti è stato risposto, imperturbabilmente: «Stanno provvedendo». È una triste dimostrazione della scarsa fiducia che i cittadini ripongono nelle forze dell’ordine il fatto che tutti abbiamo creduto che ci stessero dando una risposta così, tanto per tenerci tranquilli – dopotutto intanto che si provvedeva erano passate appena una mezzo dozzina d’ore. Alla fine nel pomeriggio ho postato la foto della macchina abbandonata su Facebook: non sapremo mai se il fatto che a quel punto sia stata rimossa nel giro di un’ora dipenda dal fatto che effettivamente la risposta “stanno provvedendo” era corretta, oppure se grazie a Echelon la mia segnalazione su Facebook è stata registrata dalla CIA che ha avvisato la Gendarmeria Vaticana che ha allertato i vigili. Chissà.

Oltre che pungolare le forze dell’ordine a una maggiore spietatezza, il vicinato si è dedicato ad accurate ricognizioni della situazione: giri e rigiri per vedere come veniva montato il palco, i maxischermi, le varie infrastrutture. Il classico pensionato che si ferma a guardare le riparazioni stradali ci fa un baffo: noi siamo oltre. YASHICA Digital CameraLo stesso pensiero in realtà deve averlo avuto buona parte della città: in questi due giorni, ma soprattutto stasera, c’è stato un flusso continuo di persone che sono venute a vedere, a impadronirsi dell’evento, a condividerlo. Un tam tam di informazioni riportate ad altri, a loro volta futuri visitatori. E poi le strade così forzatamente pedonalizzate sono un ambiente nuovo e diverso. E il paradiso dei ciclisti.

Da venerdì a oggi le nostre strade sono state un grande cantiere popolato in misura uguale da operai e spettatori. E poliziotti.

Imponenti misure di sicurezza

Non ho mai visto così tanti poliziotti. Non ricordo cosa sia successo all’epoca della venuta di Benedetto XVI, ma le misure di sicurezza sembrano imponenti. E dappertutto si notano conciliaboli e riunioni: una dozzina di marcantoni in abito blu si riuniscono qui o là, discutono per cinque minuti e poi si sciolgono. Poi si riuniscono di nuovo cinquanta metri più in là, in una formazione lievemente diversa. Talvolta partecipano poliziotti o carabinieri o vigili in divisa, ma perlopiù sono in borghese.

Cioè, in borghese: abiti blu tutti uguali. Rigonfiamento dietro la schiena. Una certa aria. Non è che quando gli si sposta la giacca e intravedi il distintivo attaccato alla cintura ti stupisci più di tanto.

YASHICA Digital CameraNel frattempo non vado in terrazzo. Cosa c’entra? C’entra che una volta invitai a cena, con altri, un ragazzo, che lavorava per un’azienda di materiali elettronici di sorveglianza: telecamete, microfoni, cimici e così via. Facemmo visitare il grande terrazzo sopra casa. «Si», ci disse, «io questo terrazzo l’avevo già visto quando si discuteva dove mettere i tiratori scelti per la venuta di Benedetto XVI. Facemmo un’ispezione proprio in questo terrazzo».

E io: «Ma scusa, non ce l’ha mai chiesto nessuno di visitarlo. E poi è chiuso a chiave». Mi guardò sconsolato, come a dire: beata ingenuità. Così è da due giorni che non vado in terrazzo, a volte che non ci incontri quattro assaltatori ninja in perlustrazione. Più che altro sarei imbarazzato, non saprei cosa dirgli.

Programmi per la visita del Papa

Nel frattempo, perché sto qui a scrivere sul blog quando è quasi mezzanotte?

Mettiamola così. Casa nostra, come quella di un altro paio di famiglie della strada, è il punto base del gruppo di signore che passeranno la notte a stendere una grande infiorata sulla scalinata di Bonaria (ooops, forse era una sorpresa). Sono venute alle nove per cambiarsi e sono andate a lavorare.

A mezzanotte (che peraltro è appena passata) arrivano tre amiche di Guspini che ospitiamo per la notte, così domani sono già qui per raggiungere il loro settore senza troppi problemi.

YASHICA Digital CameraAlle cinque le infioratrici tornano, si fanno la doccia e per le sette vanno via, anche loro verso il loro punto designato per partecipare alla Messa. Prima delle sette del resto dobbiamo uscire anche noi, ché abbiamo appuntamento col gruppo La Pira per l’incontro dei lavoratori col Papa.

Insomma, stanotte non si dorme. Ma non è questo che mi preoccupa. Stasera ho incontrato uno degli organizzatori massimi dell’evento e gli ho chiesto: «Ma io, dopo l’incontro coi lavoratori, ce la farò a tornare a casa?».

«Ovviamente no», mi ha risposto.

Ovviamente?

Domani (in realtà oggi) vi farò sapere com’è andata.

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3 pensieri riguardo “La mia vita con il Papa – le premesse

  • Il racconto è come al solito godibile e esilarante. Riconoscendo i disagi vissuti da te e dagli abitanti della zona, mi chiedo (in questo chiedo di aiutarmi) quanto ci è costata questa giornata. Ci sono numeri e dati dell’evento del 22 settembre?

    Rispondi
    • Non lo so. Ho chiesto anch’io e suggerito la trasparenza. Credo però che ci siano due scelte: o decidi che quattrocentomila persone che arrivano in città si devono autogestire, oppure paghi. Se sei un ente pubblico, paghi: lo Stato esiste per questo. Poi si può discutere se hai pagato troppo (troppo poco no, perché è andato tutto bene), ovviamente, però dai numeri che sento non direi: se anche si fossero spesi i circa tre milioni di Ratzinger, vuol dire che ogni cittadino ha ricevuto servizi per circa sette euro, che non è tantissimo (e a naso la spesa è molto inferiore, la Regione ha stanziato seicentomila euro, Soru credo di ricordare fra un milione e un milione è mezzo, quindi credo che anche altre spese siano state comparabilmente più basse).

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  • Pingback: La mia vita con il Papa – L’evento (2)

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