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Ventotto milioni di uomini

Negli Stati Uniti ha fatto piuttosto colpo il fatto che sia stato hackerato un social che radunava gente intenzionata a tradire il proprio partner: non solo per il furto dei dati, ma perché sono stati successivamente resi pubblici (un sacco di gente suda freddo in America, in questo momento, e legioni di avvocati divorzisti si preparano: peraltro vedo che si parla di suicidi – spero a sproposito – quindi c’è poco da scherzare).

Ashley Madison 2Sul caso potete facilmente reperire informazioni anche in italiano su Google usando come parole chiave “Ashley Madison” (il sito incriminato) e qualcosa tipo “hacker“, “furto” o simili.

A me è sembrato interessante un breve articolo di Priya Anand su Market Watch che sintetizza alcuni dei dati essenziali che si desumono dall’esame del materiale divulgato. Non ho il tempo di tradurlo tutto, ma le cose che mi sembrano più interessanti sono:

  1. Ashley Madisonsono stati rubati i dati di 36 milioni di utenti: non sono proprio pochissimi, in termini di potenziali adulteri in cerca di avventura, più o meno un decimo della popolazione di Canada e USA;
  2. di questi almeno ventotto milioni erano uomini, e cinque milioni donne (la somma non torna, non so perché; d’altra parte sono pronto a scommettere che un buon numero delle “donne” erano uomini sotto falsa identità con tecniche di aggancio più sofisticate della media);
  3. almeno quindicimila utenti per iscriversi hanno usato una mail da impiegato pubblico (non capisco se governement addresses indica solo ruoli pubblici o specificamente impieghi federali);
  4. un sacco di gente si iscriveva con indirizzi falsi (questa sarà la prima linea di difesa di un buon numero di mariti, immagino…);
  5. l’immaginario degli utenti sembrerebbe sconsolantemente banale: lo username più diffuso parrebbe l’equivalente inglese di bello e tenebroso (poi ci si chiede com’è che hanno successo le 50 sfumature…).
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Un pensiero su “Ventotto milioni di uomini

  • Vedo sulla rete che specialisti nell’analisi dei dati sostengono che buona parte dei profili delle donne erano stati probabilmente direttamente “fabbricati” dal sito. Leggo anche una polemica sul fatto che per cancellarsi dal sito si dovesse pagare, un comportamento che viene pesantemente criticato, ma comunque non mi sembra che la storia meriti particolarmente di essere seguita.

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