La concretezza dell’utopia. Ricordando Giorgio La Pira
Non mi capita spesso, o almeno spesso quanto vorrei, di raccontare cose del gruppo “Giorgio La Pira” attraverso il quale faccio parte dell’Azione Cattolica.
Mi fa perciò doppiamente piacere invitarvi, anche qui sul blog, a condividere con noi un sobrio momento di riflessione in occasione dell’anniversario della morte di La Pira, dopodomani 5 novembre.
Il programma, come vedete, è molto semplice. Ma credo che la recita comunitaria dei Vespri possa essere un bel momento di comunione e il documentario è davvero interessante perché ripropone in maniera immediata la straordinaria combinazione di carica umana e di provocazione evangelica che è stata propria di La Pira.
Su questo vorrei aggiungere una riflessione. Poco fa ero a Radio Kalaritana per registrare delle puntate e Andrea Pala ne ha approfittato per farmi due domande sull’iniziativa. A spiegare l’importanza e l’attualità di La Pira oggi mi sono un attimo trovato in imbarazzo, non perché mancassero le cose da dire ma perché ce n’erano, paradossalmente, troppe, e la domanda di Andrea invitava a fare una scelta. Lì per lì ho indicato tre aspetti, ma andando via in macchina mi sono detto che uno è, oggi, più sorprendente, e importante degli altri, ed è l’impegno per la pace.
Perché oggi certamente ci sono ancora cristiani con robuste esperienze di fede e feconde radici di spiritualità. E ci saranno, probabilmente, politici cristiani che pregano e leggono il Vangelo con costanza. E ci sono, anche se meno di un tempo, cristiani che fanno volontariato e si spendono a favore di mille povertà. E sindaci a fianco dei poveri e dei lavoratori.
Ma che oggi uno prenda e parta, per immischiarsi in un conflitto in cui il suo paese non è coinvolto, questo oggi semplicemente non esiste. E quel viaggio di La Pira in Vietnam mantiene, oggi, davvero una forza e una dimensione di profezia persino eversiva.