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La signora del mercato

spesa_supermercatoIl sabato mattina si va a fare la spesa al mercato.

È imprescindibile arrivare al banco della verdura entro le dieci del mattino.

Non tanto perché, come ognuno sa, per quell’ora non si trova più parcheggio e poi le bietoline più tenere e i cespi migliori di insalata sono stati già ramazzati dai clienti più mattinieri, quanto perché per le dieci, puntualissima, arriva la Signora.

La signora è anziana di età indefinita. Si porta dietro un enorme carrello per la spesa e lo riempie. Tutto. Fino all’orlo.

Il suo metodo è più o meno il  seguente: «Per cominciare, dammi una carota. Non quella, l’altra».

Segue più o meno mezzora di spiegazione sul perché la carota scelta dal verduraio non sia adatta,  a paragone dell’altra.

«Va bene, adesso dammi un’altra carota».

E così via. Il concetto di unità di peso (un chilo di carote) o di altro genere di misura (un mazzo di carote) è del tutto sconosciuto alla signora. E la signora non sa contare oltre l’unità: «Una cipolla, un’altra, non quella, quell’altra, no, più su …», infatti la signora è esperta di topografia: «Dammi anche quell’altra, quella lì, un po’ in basso rispetto a quell’altra, leggermente sulla destra, in quell’avvallamento, quella un po’ nascosta».

La signora compensa queste sue deficienze essendo cordiale, cordialissima. Si informa della salute del verduraio, della scuola dei figli. Condivide con gli altri clienti in fila dietro di lei le ricette: considera un suo dovere informarci minutamente dell’utilizzo che farà delle varie derrate, le ricette che ha provato durante la settimana, se le patate si sono rivelate troppo farinose mentre le melanzane erano molto saporite, adattissime alla parmigiana, che per essere buona, si sa, vanno fritte, ah lei signore per farla più leggera le sbollenta solo? Eh, ma la signora le frigge invece, con l’olio d’oliva. Infatti stava per pagare ma si ricorda che e serve anche l’olio, giusto, e già che ci siamo anche il dado da brodo e anche…

La signora ha anche una famiglia, un marito, dei nipoti. I clienti in fila vengono cordialmente edotti dei loro gusti, di quello che mangiano, di come glielo prepara.

La signora è inesauribile.

Infatti non bisogna mai parlare con la signora, perché serve solo a darle lo spunto per perdere altro tempo e spesso, come per l’olio, proprio quando credi che finalmente abbia finito ricomincia il giro.

«Ah, anche un chilo di zucchero. Che la settimana scorsa non ce l’avevi, eh, birbone. Infatti volevo fare una torta con le carote e invece non l’ho potuta fare, senza lo zucchero di canna. Lei l’ha mai provata la torta di carote, signore? Ci si mettono anche le mandorle… A questo proposito, adesso che mi ricordo, anche un pacchetto di mandorle, e poi uvetta passa…».

Lo zucchero. No, non quella scatola, che ha l’angolo un po’ arrencraccato, vedi, con una lente d’ingrandimento si vede benissimo, quell’altra, no, non quella, l’altra

La signora è traditrice anche perché tutti danno per scontato che dal verduraio un po’ di fila sia normale farla. Voglio dire, tu arrivi dopo di lei, vedi che si dilunga, potresti decidere di andarti a prendere un caffè e pazienza. Invece pensi: «Quanto vuoi che ci metta, in più? Cinque minuti, dai».

Venti minuti. Mezz’ora.

Dietro la signora si forma sempre una fila sconsolata. I clienti più abituati hanno imparato, quando lei si gira e prova ad attaccare bottone, a mimetizzarsi istantaneamente in mezzo alle sardine e alle orate del banco del pesce di fronte (giuro) per non risponderle e non darle spago, se no ogni volta ci partono altri cinque minuti. Ma c’è sempre qualche neofita che ci casca: «Eh, ha ragione, signora, le patate migliori sono quelle di montagna…». Gente che gli fa scongiuri da dietro le spalle della signora, zitto! zitto! non risponderle per carità che se no non ce ne andiamo più… e quelli ignari, ma che signora simpatica

L’altro giorno verso le dieci meno un quarto un cliente è arrivato ansimando: «Puff pant, meno male, credevo che c’era già quella signora…», e tutti, tutti, hanno guardato nervosamente l’orologio e hanno cominciato a scambiarsi aneddoti terrorizzanti: io una volta ho aspettato tanto, io di più, e io, allora? E poi, quando ha detto questo, e quell’altro…

Finalmente, se Dio vuole l’enorme sacca su ruote in cui la signora stiva la sua spesa è pronta. Non è stato facile, perché ha fatto ricomporre il carico tre volte al verduraio: una prima volta perché se no le cose in fondo venivano schiacciate, una seconda volta perché così le cose sopra e trovava subito e una terza perché ovviamente si è ricordata di qualcosa che non aveva preso e si è dovuta riordinare la sacca. Ma finalmente è finita.

A questo punto c’è l’ultima ordalia.

Il resto.

La signora, sembrerebbe, è benestante. Potrebbe tirar fuori un cinquantone e lasciare al verduraio il compito di pensare lui al resto.

Invece la signora è benevola. Cerca di fornire cambio.

Però non esatto: sarebbe  troppo facile.

E soprattutto: mai al primo colpo.

Il sabato mattina, al mercato, andateci presto.

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