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La grande famiglia

Per otto anni sono stata animatrice parrocchiale nell’Azione Cattolica.

Trovo questa frase, per noi abbastanza usuale, ad aprire il secondo capitolo di un libro “di richiamo” appena uscito, Ave Mary di Michela Murgia, scritttrice ormai affermata dopo aver vinto con Accabbadora il premio Campiello e opinionista seguitissima, sia sul suo blog che con alcune esperienze televisive – l’ultimo riferimento è una rubrica fissa su Il Fatto Quotidiano.

Michela è solo una delle migliaia e migliaia di ex soci dell’Azione Cattolica che dopo l’esperienza associativa hanno intrapreso, come è giusto, altre strade.

Tutti ricordiamo che Oscar Luigi Scalfaro, per andare a vagare in altri campi, porta sempre sul bavero della giacca una spilla dell’Azione Cattolica (ricordo che subito dopo la sua elezione a Presidente della Repubblica un buon numero di politici, la maggior parte dei quali mai visti né conosciuti, furono improvvisamente contagiati dall’abitudine e ricevemmo numerose richieste di poter acquistare la spillina).

Nelle due occasioni in cui mi è capitato di andare all’Assemblea Nazionale, Scalfaro è sempre stato invitato. Un bel segno e una occasione che ho sempre apprezzato.

Poteva essere invitata all’ultima Assemblea Nazionale Michela Murgia? O Rosi Bindi? A Milano avranno pensato a invitare Giovanni Colombo?

Non è una questione di fare classifiche, o di stabilire se vale più Scalfaro, che ai tempi ricopriva cariche istituzionali, di Michela. E d’altra pare è comprensibile che in occasioni come le Assemblee, i convegni diocesani e così via si privilegi il raccontare l’esperienza di chi fa adesso parte dell’Associazione e vive a partire da quella adesione il proprio impegno civile, sociale, politico o pastorale.

Però… però… per provare a spiegarmi empiricamente, su Facebook una buona parte dei miei contatti sono persone che ho conosciuto in AC. Moltissime non ne fanno più parte. Molte sono adesso abbastanza lontane dall’Associazione, e in molti casi anche dalla Chiesa e dalla vita di fede. Tutte però, dico tutte, conservano un bel ricordo dell’esperienza associativa e un legame sentimentale positivo con l’AC.

Si tratta di un grande tesoro che l’Associazione possiede e di cui credo non si renda conto.

Nell’AC diocesana viene spesso citato, negli ultimi anni, il tema della relazionalità. Spesso la declinazione con cui si affronta il tema è quella di un sentimentalismo disincarnato, una invocazione non ben chiara a essere tutti amici,  tutti assieme… un concetto che alla fine non vuol dire tanto, e infatti non viene poi perseguito concretamente ma viene affidato alla buona volontà dei singoli.

La relazionalità invece suggerirebbe di prendere atto della rete di relazioni in cui concretamente l’Associazione è inserita, di cui gli ex soci costituiscono certamente una parte nascosta ma preponderante (un discorso speculare potrebbe essere fatto per gli ex responsabili…).  Ma, ancora una volta, non si tratta di affidarsi a un generico sentimentalismo: la relazione vuole la concretezza, gli incontri di persona, gli inviti…

Comincia fra poco l’estate, un cambio di passo per tutte le attività associative: sarebbe il momento buono per alzare la cornetta e chiamare: «Ciao, ti ricordi…».

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Un pensiero su “La grande famiglia

  • Pubblicato il 19 magio 2011 su ultimotriennio, è una riflessione che non credo di avere portato a compimento tanto bene. Comunque il centro è la frase:

    Nell’AC diocesana viene spesso citato, negli ultimi anni, il tema della relazionalità. Spesso la declinazione con cui si affronta il tema è quella di un sentimentalismo disincarnato, una invocazione non ben chiara a essere tutti amici, tutti assieme… un concetto che alla fine non vuol dire tanto, e infatti non viene poi perseguito concretamente ma viene affidato alla buona volontà dei singoli.

    Il resto è contorno ;).

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