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Vita nuova

2013-12-21 13.16.02Il 21 dicembre io e Maria Bonaria siamo andati ad Ales a comprare i regali di Natale.

Come al solito abbiamo scelto un regalo che avesse un po’ di significato, che sostenesse l’economia che piace a noi (come due anni fa, il vino della Costigliola). Quest’anno dal valore economico un po’ più smilzo, perché una parte dei soldi destinati ai regali di Natale sarà devoluto – insieme a donazioni di altri del gruppo “La Pira” – a favore di una famiglia danneggiata dall’alluvione.

E così siamo andati a trovare Luigi Manias, che ad Ales fa il miele, e gli abbiamo svaligiato il laboratorio. Un po’ eravamo in continuità con l’anno scorso: allora erano state candele di pura cera d’api, quest’anno, sempre dalle api, il miele.

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La recensione della panna cotta stilata da Maria Bonaria direttamente sul piatto con il resto del mirtillo di accompagnamento

È stata una mattinata molto piacevole, illuminata dalla facondia di Luigi, che sa tante cose interessanti su tanti diversi argomenti e dal quale perciò era difficile staccarsi, tanto che quando abbiamo finito era tardi e ci siamo concessi perfino una pausa al ristorante, nell’eleganza un po’ shabby chic del ristorante Abas dve abbiamo mangiato cibo più che dignitoso  servito con cortesia squisita.

E quindi miele. La decisione è maturata a Scirarindi ed era dovuta forse soprattutto alla simpatia di Luigi, ma andando via mi sono reso conto che comunque un collegamento con la simbologia del Natale c’era. L’anno scorso era evidente: la candela è luce che brilla nell’oscurità, come nel profeta Isaia

Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse […]
Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.

Quest’anno, abbiamo detto a un certo punto a Luigi, regaliamo oro «come i Re Magi». «Questo non posso saperlo», ha detto lui, «io sono socialista». Il che, come capirete, ci ha un po’ sviato dai deliri mistici in cui potevamo indulgere.

La storia dell’oro non era solo perché il miele ha quel colore. O meglio, non solo. Il fatto è che Luigi l’oro lo fa davvero. Un paio d’anni fa, all’interno di un progetto che comprendeva anche lo chef Roberto Pezza, un campionario di associazioni di tutela del territorio, enti pubblici e studiosi della qualità del miele, Luigi ha portato un po’ di arnie nel territorio della miniera d’oro di Furtei, gli stessi devastati dal mercurio e dal cianuro, e da quelle arnie ha fatto un miele che ha chiamato Oro di Furtei e che ha vinto parecchi anche dei premi (oltre a risultare particolarmente ricco di minerali – e no, il mercurio e il cianuro non ci sono, ho dovuto rassicurare qualche amico).

In realtà quel giorno a Ales abbiamo comprato diverse varietà di miele non solo Oro di Furtei: qualche amico avrà eucalipto, cardo o sulla. Tutti mieli premiatissimi, comunque.

Ma avantieri, durante una delle mie botte di tristezza per lo stato di questo derelitto paese e di questa ancor più derelitta isola, ho pensato: magari se possono farcela le api in un territorio così devastato ce la possiamo fare anche noi. Ed è l’augurio che (mi) faccio per il 2014: chissà che, come le apine di fiore in fiore, anche noi possiamo tirar fuori qualcosa di buono e prezioso dal disastro che abbiamo intorno. A tutti, un buon 2014!

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