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Tre conversazioni flash

«Ehia!!»

Salgo sul 31 e noto un ragazzino seduto.

Ha una mohicana appiattita sulla cima della testa, una carnagione scurissima, un’aria complessiva da ragazzino di quartieri popolari.

Se lo noto è perché in spregio alle leggi della fisica riesce nell’impresa di apparire comodamente sdraiato sui sedili degli autobus del CTM, che come è noto non hanno propriamente gli schienali reclinabili. È bassottino, ma si snoda fino al sedile di fronte. Tiene la mano destra in tasca, volta a esplorare chissà quali insondabili profondità, e la sinistra artiglia la coscia della fidanzata, seduta dal lato del finestrino. Più per possesso che a fini esplorativi.

Lo noto anche perché sta gridando: «Ehiaaa! Ehiaaa!». Quando grida si contorce come un’anguilla che faccia breakdance, con un movimento convulsivo che parte dai piedi e arriva alla testa.

Capisco che le esclamazioni sono riferite a un tizio, che i due ragazzi evidentemente conoscono, che sta salendo su una Smart insieme con una ragazza.

Peccato mortale. Lei ha i soldi. È carina. E ha una Smart. Borghese (come si dirà paninara nel gergo di oggi?, mi chiedo).

Alla fine della tirata la ragazza lo guarda gelida: «Ma guarda che io se non uscivo con te col beep – che non uscivo con uno solo perché aveva i soldi, che credi?».

Lui la guarda per un attimo, poi riprende le contorsioni: «Ehiaaaa! Ehiaaaa!».

Tolkien (o un altro professore di lingue altogermaniche) sarebbe stato orgoglioso

Altro autobus, il BLQ che dall’aereoporto di Bologna porta alla stazione. L’autobus è pieno.

Davanti a me una coppia di ragazzi giovani. Dapprima penso che, come altri, siano a Bologna per qualche concerto, poi capisco che lei si sta trasferendo e lui l’accompagna per aiutarla ad installarsi.

L’atteggiamento di lui è, non c’è altra parola, paternalistico. Non parla con lei, parla di sé. Spiega: «Vedi, ti ho preso l’albergo in questa zona perché qui, vedi, hai tutto a disposizione a due passi», io qui, io là.

Il momento migliore è quando lei, passando, vede un pub e timidamente dice: «Vedi, vedi, dovremmo venire qui una sera».

Lui non la sta ascoltando, è perso dietro le sue scoperte: «Cara, ti ricordi che Gianfranco diceva che lui studia giurispudenza e molti che la studiano imparano il tedesco perché in tedesco ci sono delle espressioni molto adatte per il diritto? Delle parole, dei giri del discorso particolarmente appropriate per il linguaggio giuridico?».

Lei impotente indica il pub che si allontana.

Lui prosegue imperterrito: «E guarda qui», indica un cartello di avviso ai viaggiatori, lo legge ad alta voce: si avvisano i signori viaggiatori che chi sarà trovato a viaggiare sprovvisto di titolo di viaggio sarà sottoposto alla sanzione amministrativa di € 200, ridotta a € 140 in caso di immediato pagamento.

«E guarda adesso la traduzione in inglese: passengers without ticket will be fined. Fine is € 200 (€ 140 in case of immediate payment)».

«Fined». Assapora la parola. «Fined. Molto adatto».

Altre disquisizioni linguistiche

Esco dall’ufficio per un caffé. Al chiosco ci sono due studenti che discutono di un esame di sociologia.

Lei gli consiglia di iscriversi al sito del Mulino. Ci sono molte domande e risposte pronte, ci si può esercitare. Lui scuote la testa.

«Non è così, c’è poco da esercitarsi. Il professore ti interroga col libro davanti, lo apre e lo vuole tutto. Tutto. Lo devi sapere. E poi devi stare attento ai nomi. Se gli dici Uebber si arrabbia».

Lei: «Ah, perché, non si dice uebber?».

«No, Weber si dice veber. E lo vuole proprio così, se no quasi ti sbatte fuori. Capisci adesso: ci sono sociologi francesi… svizzeri… giapponesi!!… è un esame che richiede una preparazione esagerata. Ma-ni-a-ca-le».

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7 pensieri riguardo “Tre conversazioni flash

  • Hai scritto flash, ma volevi scrivere trash. Vero?
    Hai tutta la mia gratitudine (e anche ammirazione) per le belle storie che scrivi e che, spesso, mi sollevano il morale.
    Un saluto da donna cicoria, cioé io.

    Rispondi
  • I tuoi dialoghi raccolti sono fantastici, Roberto! Mi piacerebbe riuscire a raccoglierne qualcuno anche io, visto che ora mi sposto in tram e non in bicicletta, ma purtroppo sono tutti in francese…

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    • Beh, ma il francese sarebbe un problema per raccontarli, non per raccoglierli, no? 😉
      Comunque io credo di raccogliere tanti dialoghi per una vecchia abitudine di narratore: che guardo le persone per strada e mi chiedo cosa sono, che fanno, dove vanno, quali sono le loro storie. È così che finisco per impicciarmi di loro! 😀

      Rispondi
      • È anche un problema per raccoglierli, se non ci capisco niente…

        Anche io mi diverto ad immaginare le storie che stanno dietro alle persone che incontro a giro. Ieri, facendo un lungo giro sulla Chartreuse, ho conosciuto varie persone, che mi hanno dato indicazioni (anche sbagliate… O, perlomeno, io non ho trovato il sentiero che mi dicevano), mi hanno raccontato tante cose. Chissà cosa stanno facendo ora.

        Rispondi
        • Su Wikipedia come “chartreuse” trovo solo un liquore: se stavi facendo un giro sulla chartreuse in questo senso non dubito che tu non abbia più trovato il sentiero!! 😛

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