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Città di atleti

Provocazioni familiari – 1

Da quando è venuto a stare a Cagliari mio cognato corre per undici chilometri tre-quattro volte alla settimana, su tempi più che accettabili, raccontandomi poi di percorsi che io, che vivo a Cagliari da una vita, non ho mai visto – o che non vedo più da trent’anni.

Non posso fare a meno di notare che mio cognato è molto più in linea di me, effettivamente.

E l’altro cognato gioca a pallavolo e a beach volley come un assassino, mi dicono.

Hmmmm.

Provocazioni familiari – 2

Mio suocero ha novantun anni. Mi dice che non riesce più a fare passeggiate più lunghe di un chilometro.

Un chilometro è tanto, dico.

«Ma dovrei farne di più. Almeno quattro chilomentri», mi dice lui.

Mi spiega l’itinerario: piazza Repubblica, via Tiziano, spesa al mercato, via Bacaredda, via Sonnino, via Grazia Deledda, di nuovo piazza Repubblica e casa.

«Sono più di un chilometro, Pino, mi pare».

«Sono quattro chilometri, infatti. Ma ultimamente quando arrivo in fondo a via Dante mi sento un po’ malfermo sulle gambe e devo tornare indietro».

Un dubbio mi coglie: «Scusa, Pino, ma traballi sulle gambe anche se hai il bastone?».

«No, senza bastone. Col bastone i quattro chilometri li faccio tranquillamente».

«E allora usa il bastone!».

«Si, ma perché mi devo rassegnare a uscire col bastone? Sto cercando di esercitarmi a fare tutto il percorso senza bastone».

Lo zio Rufus in bici

Così ieri, senza troppo parere, con la scusa di verificare se copertoni e camere d’aria non erano stati danneggiarti dall’umidità, ho tolto la bicicletta dallo stanzino dove era rimasta tutto l’inverno e, sempre per verificare la qualità meccanica del mezzo e lo stato delle ruote, mi sono fatto un giro.

Non per esercitarmi io, sia chiaro. Per vedere in che condizioni era.

Ho visto la pista ciclabile delle saline, mi sono reso conto (con meraviglia, come se avessi vissuto in un’altra città) che i percorsi che facevo trent’anni fa erano stati stravolti, ho vagabondato per il Poetto.

La pista ciclabile era passabilmente affollata. I percorsi delle Saline pieni di gente in tenuta sportiva che faceva moto. Il Poetto sembrava una enorme pista di atletica: c’era più gente che marciava sulla strada che persone intente a prendere il sole.

A un certo punto ho pensato di essere capitato in uno spot del Ministero della Salute a favore della vita sana: una sensazione che mi ha accompaganto per tutto il viaggio di ritorno, notando con crescente allarme le persone intente a fare esercizio fisico nei posti più impensati.

Mi sembrava davvero di essere sul set di un Truman Show dell’allenamento fai-da-te, una recita a mio esclusivo consumo.

All’andata a Su siccu c’erano solo coppiette clandestine e pescatori ambigui. Al ritorno una intera squadra in allenamento.

Nella gradinata di Bonaria uno che si esercitava a fare la scalinata di corsa. In salita. Ripetutamente.

Sotto casa quattro tizi, mai visti in tutta la strada, che facevano stretching in vista di una bella corsetta. Palesemente comparse pagate.

Per ribellione per salire a casa non ho fatto le scale a piedi, ho preso l’ascensore.

Poi però quando sono tornato, senza troppo parere, ho chiesto a mio cognato Alberto quanto è lungo il suo percorso (undici chilometri) e, calcolando più o meno i giri aggiuntivi che ho fatto io, ho valutato di essermi fatto venti chilometri in bici, senza stancarmi.

Da oggi mi rimetto a dieta.

Si vede che lo spot del Ministero della Salute ha funzionato.

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2 pensieri riguardo “Città di atleti

  • Roby, questa riflessione si collega un po’ con la battua dell’altro giorno: nella formazione associativa e parrocchiale ho sempre sentito parlare di un corpo che non andava esibito e che andava rispettato nel pudore. Non ho mai sentito nessuno che parlasse di cura con attività fisica, di diete equilibrate o cose del genere… è vero in questo periodo le strade pullulano di gente che passeggia o corre, direi che stiamo migliorando 🙂 (in generale, io non ho neanche una bici a cui far fare il rodaggio primaverile!)
    Attenzione: domenica 21 c’è la maratona della solidarietà, una parte della città sarà chiusa al traffico 😉

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    • È vero anche che erano periodi diversi e che, insomma, eravamo tutti magri, un po’ per privilegio dell’età, un po’ per stili di alimentazione comunque diversi.
      Anche ai campi scuola la discussione non era se fare carne fritta a manetta (la risposta era: sì) ma se portare la maionese (considerata inutile vizio) e come evitare gli sprechi.

      Rispondi

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