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Belle storie. O no?

Ho parlato più volte dello scrittore fantasy e filantropo Patrick Rothfuss: ieri scorrevo Twitter quando ho visto che Pat segnalava una good new ambientata nella città di Minneapolis, quella dei gialli con protagonista Lucas Davenport. Ok, uno dei miei scrittori fantasy preferiti e uno dei miei detective preferiti: ovviamente ho seguito il link.

Ho trovato la storia di Jaequan Faulkner, un ragazzo latino segnalato dai residenti per gli standard igienici non appropriati del suo chioschetto di hot dog. Il servizio sanitario di Minneapolis, intervenuto, non solo non ha chiuso il chioschetto ma ha accompagnato il ragazzo in un percorso di formazione e miglioramento del in modo che avesse tutti i requisiti di legge (scopro che in America questo vuol dire:  termometri, contenitori adeguati per il cibo, materiale per lavare le mani e postazioni di pulizia degli attrezzi  – così come formazione riguardante l’opportuno trattamento dei cibi). E poi gli ispettori, che evidentemente hanno un cuore, gli hanno anche pagato il permesso per l’attività commerciale, così adesso non solo Faulkner è ancora in affari, ma è anche un po’ il cocco della città.

Perché Jaequan Faulkner ha tredici anni.

Ora, quando ho letto la notizia ho fatto un po’ un salto sulla sedia, perché non mi pareva tanto una bella storia quanto una storia di lavoro minorile (col permesso pagato dalla città di Minneapolis). Poi, anche con l’aiuto di un articolo dello Star Tribune, ho capito che il chioschetto originariamente era più o meno come quello classico della limonata che si vede nei vecchi film americani, cioè una cosa che fanno i ragazzini (noi della Superpila vendevamo fumetti di seconda mano) a metà fra il gioco e l’alzare qualche soldino. Solo più in grande, perché Jaequan – che dev’essere un bel tipino,  a undici anni si era procurato un grill per hot dog e si era messo in affari.

In realtà un po’ di ambiguità rimane: in video e foto ci sono sempre un po’ adulti, attorno a questo ragazzino che gestisce il chioschetto tutti i giorni d’estate dalle 11 del mattino alle 15 del pomeriggio, e qualche dubbio mi è rimasto: imprenditore in erba con le idee chiare o poveretto che non si accorge di essere sfruttato, famiglia che si presta al gioco o che ha trovato il modo per far quadrare qualche conto?

Ma la cosa più interessante è quanto si prenda terribilmente sul serio Jaequan e quanto lo prendano sul serio quelli che gli stanno intorno. Non è solo il fatto che gli ispettori abbiamo intrapreso tutto sto po’ po’ di percorso di regolarizzazione, quando probabilmente in Italia avremmo lasciato le cose così come stanno e buona notte, catalogandola sotto la categoria ragazzini (del resto di sono diversi caddozzoni a Cagliari che hanno meno igiene di quella che Jaequan dimostra nel filmato girato dallo Star Tribune, e anche questo è un fatto). Non è neanche che si vede che ci sono un po’ di realtà che stanno trasformando il ragazzino in uno strumento di comunicazione: questa estate il chioschetto non sarà più sul marciapiede davanti a casa sua, ma girerà per diversi posti della città, compresa la Centrale di polizia.

Ora, per dire: la polizia di Minneapolis è stata citata da poco in tribunale. Una signora australiana aveva chiamato il 911 per avvisare di una aggressione in corso in un vicolo: hanno mandato una volante, quando quella ha parcheggiato la signora si è affacciata di botto al finestrino dell’auto per spiegare cosa aveva visto, il poliziotto si è spaventato e l’ha ammazzata; poi lui e il collega hanno cercato anche di far sparire le prove. Il caso ha fatto saltar fuori un po’ di altre magagne, è costato il posto alla (ormai ex) capo della polizia e rischia di costare ora alla città cinquanta milioni di dollari di danni: capisco che adesso Jaequan sia adatto a lanciare una qualche forma di operazione simpatia, evidentemente necessaria. Ma non è solo questo: per esempio una organizzazione pubblica di sostegno alla imprenditorialità per la parte settentrionale di Minneapolis, la NEON (Northside Economic Opportunity Networki) non solo in qualche modo ne ha fatto un testimonial, ma gli ha offerto consulenza per redigere il business plan e l’ha indirizzato a un percorso di formazione all’imprenditorialità (strategia aziendale, marketing e nozioni finanziarie). Business plan? A un tredicenne? Marketing e finanza? Non è un po’ troppo?

Naturalmente il sospetto può essere che il mio primo dubbio fosse giustificato: un quartiere povero, abitanti di colore e latinoamericani, magari per Jaequan il chioschetto presto sarà davvero un lavoro reale, se già non lo è, e magari gli va pure di lusso, considerato che sul sito della NEON vedo percorsi formativi per una carriera nello spalare la neve dai vialetti.

Che sia n lavoratore vero o un ragazzino che fa un lavoretto estivo, comunque, il primo a prendersi sul serio è Jaequan stesso, che dichiara che l’anno prossimo presto devolverà un quarto di dollaro per ogni hot dog per un fondo dedicato al problema dei suicidi e della depressione giovanili, qualcosa della quale lui stesso ha avuto già esperienza. C’è tutto, causa sociale, buona pubblicità, linguaggio da adulto (compresa l’aggiunta che lavorare al chioschetto ha migliorato la sua fiducia in se stesso) e, di nuovo, l’alternativa – che sia tutto vero – è ancora meno rassicurante.

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