Sradicamenti e aeroporti
Quella sensazione di spaesamento che solo i veri cagliaritani possono capire
Venerdì ero a Bologna per questioni di Banca Etica. Appena sceso dall’aereo mi dirigo al bar, una qualche catena del gruppo Autogrill, credo, per un caffè.
Un bar ben messo, grande, con una grande vetrina di cornetti e panini e ovviamente piadine.
A fianco a me c’è una signora con una ragazza giovane, anche loro appena scese dal volo da Cagliari.
La ragazza guarda sconcertata la vetrina del bar: «Non posso credere che un bar come si deve non abbia nemmeno una pizzetta».
È vero: non c’è nemmeno una pizzetta. Neanche quelle napoletane, figuriamoci quelle di sfoglia.
Benvenuti nel triste continente. Addio, Sardegna.
Radici tagliate
La sera sono di nuovo all’aeroporto. Ho tempo, ho fame, me ne vado a una specie di taverna che c’è all’interno e prendo, pensate un po’, tortellini in brodo e lambrusco.
Il cameriere, molto simpatico, che mi fa i complimenti perché voleva che bevessi sangiovese e invece trova migliore la mia inaspettata scelta del lambrusco, al momento del conto mi fa: «Torna a Cagliari?».
Ok, non è Sherlock Holmes: a quell’ora in quell’aeroporto non ci saranno migliaia di voli. Comunque, bel colpo, penso, e chiedo: «Si sente tanto l’accento?».
«Un po’. Ma non si preoccupi: anche io sono sardo, ma il mio accento non si sente, vero?».
No, davvero non si sente. Ma dopo averlo volentieri ammesso faccio la domanda da vero sardo, quella che si deve fare incontrando un altro sardo in continente. Non da quanto tempo sei a Bologna, non cosa fai qui, non come ti trovi. No.
Di che zente?
«E di dove è, lei?», chiedo.
«Mio padre è sardo, veramente, io sono nato qui», e mi dice il cognome, effettivamente comunissimo in Sardegna. «Io in Sardegna non ci sono mai stato».
Che è un po’ strano, magari, ma comprensibile. Possono esserci tanti motivi.
Proprio perché il cognome è comunissimo, insisto appena, chiedo di nuovo la provenienza della famiglia.
«Ah, non lo so. Un qualche paesino vicino a Nuoro, credo. Me l’aveva detto una volta mio nonno, ma me lo sono dimenticato».
Allibisco. Un sardo che non sa il suo paese!
Vado via scuotendo la testa, un po’ triste, un po’ stupito.
Una cosa simile è capitata anche a me – uno svizzero che conosco mi ha detto una volta “Sai, a New York ho trovato un negozio di vini di proprietà di un sardo” e io “Ah si, e di dove è?” al che lui “Te lo ho già detto, … dalla Sardegna” e qui io “No, di dove è… voglio sapere da che paese” (mi era sembrata una domanda naturale).
Oppure la volta che sono stato in un ristorante sardo all’estero e dopo aver spiegato da dove provengono i rami della mia famiglia ho detto ai camerieri “Ma voi da dove venite … mi sembra zona Sulcis così ad occhio” e loro “Noi veniamo dal Kossovo”
:O
Kossovo di Giba o Kossovo più dalle parti di Arbus? ;P
Zero radici, zero Sardegna.
E pazienza per il cognome comunemente sardo.
“fill’e chini sesi?”
altrimenti sei solo banalmente italiano!
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