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“Lettera dal fronte n° 3” e la Rosa Bianca

Beevor StalingradSto leggendo con molto interesse un libro sulla battaglia di Stalingrado: Stalingrad, di Antony Beevor (il libro è originariamente del 1998 ma la mia edizione della Penguin è stata pubblicata nel 2010 con una nuova introduzione, dunque immagino che sia abbastanza aggiornato).

Trovo che il libro sia molto interessante: si concentra sulla “vita quotidiana” dei soldati e vi scopro dentro molte cose che non sapevo, per esempio sulla “soluzione finale” e il sentimento anti-slavo che permeava i soldati tedeschi. L’attenzione al dettaglio individuale, però, è controbilanciato da una certa carenza di visione storiografica complessiva e dall’assenza di una interpretazione dello storico rispetto ai tanti fatti elencati, ma sono cose su cui magari tornerò quando avrò finito il libro.

Quello che voglio segnalare, però, in particolare agli amici del gruppo La Pira e ad altri che si sono spesso ispirati al coraggio del gruppo di resistenti tedeschi della Rosa Bianca o che ne hanno raccontato le vicende, è un passaggio che si trova abbastanza all’inizio, a pagina 47 (la traduzione è mia).

E mentre un piccolo gruppo di ufficiali posizionati in luoghi strategici guidato da Henning von Tresckow tramava per assassinare Hitler, almeno una cellula comunista era all’opera fra i ranghi. L’appello seguente, contenuto nella “Lettera dal fronte n° 3”, che chiedeva di «istituire commissioni di soldati in ogni unità, in ogni reggimento, in ogni divisione» fu rinvenuto da un soldato russo nella fodera del cappotto di un soldato tedesco. «Camerati, chi non è immerso fino al collo nella merda qui sul fronte orientale? … È una guerra criminale scatenata da Hitler e che sta portando la Germania all’inferno… occorre liberarsi di Hitler e noi soldati possiamo farlo. Il fato della Germania è nelle mani degli uomini al fronte. Il nostro motto dovrebbe essere “Abbasso Hitler!”. Contro la menzogna nazista! La guerra significa la morte della Germania».

Purtroppo Beevor non indica la data del ritrovamento: sarebbe però strano che provenisse dalla prima parte dell’operazione Barbarossa, considerato il riferimento all’essere immersi nella merda fino al collo e visto che l’estate del 1941 (e anche quella del 1942 fino ad agosto) per i tedeschi fu colma di successi.

In nota si indica che il documento proviene dagli archivi del Ministero della Guerra russo, in cui Beevor ha svolto estese ricerche: secondo me è un riferimento non pubblicato da altri, perché ha potuto approfittare di una finestra di opportunità molto breve – gli archivi militari russi sono stati aperti agli storici stranieri durante il governo Eltsin e poi di nuovo chiusi.

Non è chiaro dal testo perché ritenga che il volantino sia frutto di propaganda comunista (in inglese comrades, il “camerati” citato, è analogo al nostro compagni, ma ci si può chiamare comrade anche fra commilitoni, e non capisco se i “comitati di soldati” siano qualcosa di simile ai Soviet o delle semplici cellule di agitatori, quindi non ho le idee chiare). È provato che l’Orchestra Rossa, l’organizzazione di resistenza comunista, distribuì volantini antinazisti a Berlino, ma questo è apparentemente un volantino redatto da militari per altri militari.

Non sono un grandissimo esperto di storia della Seconda Guerra Mondiale e di resistenza tedesca, però è interessante la segnalazione che oltre ai volantinaggi berlinesi dell’Orchestra Rossa e a quelli della Rosa Bianca lo strumento della distribuzione di pamphlet era utilizzato anche da altri oppositori: la maggior parte delle ricostruzioni della resistenza tedesca contro Hitler infatti si concentra sulle congiure negli alti gradi dell’esercito, o sull’attività di spionaggio e sabotaggio dell’Orchestra Rossa (il volantinaggio che invitava alla resistenza passiva sembrerebbe residuale), mentre i ragazzi della Rosa Bianca sono considerati abbastanza unici nel loro approccio alla resistenza attraverso la propaganda.

Mi chiedo anche se c’è un nesso con il fatto che diversi dei membri della Rosa Bianca fecero un turno di servizio sul fronte russo nell’estate del 1942 in cui, oltre a venire a conoscenza delle atrocità commesse ai danni di ebrei e popolazione civile, possono essere entrati in contatto con materiale propagandistico antinazista, che possa avergli suggerito l’idea per le loro azioni.

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2 pensieri riguardo ““Lettera dal fronte n° 3” e la Rosa Bianca

  • Interessante.
    Mi sono sempre chiesta quante cose nascoste ci siano nelle pieghe della Storia.
    Però, secondo me, se lo dici a qualche professore all’Università non prendi neanche 18 e passi da visionario…
    O forse no…

    Rispondi
  • Pingback: L’assedio di Stalingrado

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