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Maschi, politica, donne e fucili

Al chiosco del caffé una delle conversazioni più cicliche a cui mi sia capitato di assistere.

Tre giovanotti, studenti di Giurisprudenza.  Discutono di elezioni. Prima parlano male del candidato Cinque Stelle di Cagliari (immagino Roberto Cotti) che in piazza dei Centomila ha proposto di chiudere immediatamente la Saras: non è questa la parte più interessante, mi permette solo di collocarli politicamente fra il centro e la destra. Poi passano a discutere delle Femen, che hanno contestato Berlusconi al seggio scoprendosi il petto.

Il primo pontifica, per altro in maniera (quasi) condivisibile: «Un paese come l’Italia, con la tradizione di violenza politica che ha, in cui perfino si è intitolata un’aula del Senato a uno che si è preso una pallottola attaccando i Carabinieri con un idrante in mano e nessuno si permette mai di fare manifestazioni ai seggi. Le elezioni si rispettano! E queste vengono da fuori a turbare le elezioni».

Secondo: «Ma perché le avranno fatte entrare…»

Terzo: «Infatti. Quattro scalmanate».

Secondo: «L’ingresso gli dovevano vietare. A tutti gli ucraini».

Il primo, che ha il tono magisteriale facile: «Che poi! Un paese governato dalla mafia!».

Terzo (un maestro del contrappunto): «Perché, in Ucraina c’è la mafia?».

Primo (sempre professorale): «Eh!».

Secondo (che invece fornisce il basso continuo): «L’ingresso gli dovevano vietare. A tutti gli ucraini».

Barista: «Però le ucraine sono belle».

Terzo: «Allora quelle le accettiamo».

Secondo: «Ma allora entrano anche le Femen?!».

Primo: «No, dico, l’Ucraina, un paese che…».

(ripetere ad libitum)

***

Assisto casualmente a una discussione politica su Facebook fra cacciatori.

Sono delusi dei loro referenti politici. Vagheggiano la fondazione di un partito proprio, per farsi finalmente ascoltare. Qualcuno scherzando propone un “Movimento 5 Grilletti”, una specie di rivolta della società civile dei cacciatori.

Fanno sforzi. Non è che non ci provano.

Ma ogni tre interventi in tema devono fare una deviazione: paragonare la propria potenza sessuale all’uso delle armi, raffrontare la cacciagione alle donne, perfino una interessante metafora ginecologica sul grilletto della propria arma.

Se si sforzassero di rappresentare lo stereotipo maschile del cacciatore non potrebbero fare di meglio.

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