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Fuori centro

Devo confessare che fino a una decina di giorni fa non avevo mai sentito parlare di Guido Guidi.

L’ho scoperto visitando la mostra che il MAN dedica in questi giorni (prorogata fino al 20 ottobre, quindi occhio!).

La mostra raccoglie foto relative a due momenti molto diversi della relazione di Guidi con la Sardegna. Nel 1974 Guidi ha trascorso un avventuroso e spartano viaggio di nozze in Sardegna, con moglie, amico, Fiat 127 scassata e l’unico sostentamento di cassette di frutta portate dall’Emilia. Fotografo già affermato, ne ha approfittato per portare avanti il suo lavoro di ricerca sul paesaggio e lo spazio. Nel 2011 è poi tornato in Sardegna, in parte ripercorrendo le tappe del primo viaggio e in parte vagabondando in nuovi itinerari.

Se lo stile dell’artista rimane inconfondibile in entrambi i viaggi perfino per un profano come me, c’è comunque una cesura abbastanza netta fra le foto del 1974 e quelle del secondo viaggio.

Non è solo la diversa scelta di bianco e nero e invece, poi, del colore, e neanche la palese differenza di cultura materiale fra la Sardegna ancora rurale ci cinquant’anni fa e quella di oggi, e neanche la coincidenza del fatto che le foto del 1974 non hanno didascalie (l’artista ha perso gli appunti con i luoghi e i riferimenti degli scatti) mentre quelle di oggi hanno dei riferimenti piuttosto precisi: questi elementi collaborano tutti a dilatare la distanza fra le due Sardegne ritratte, ma non spiegano tutta la differenza, che mi sembra nella diversa presenza umana all’interno degli spazi – nella Sardegna del 2011 la presenza umana è molto più pervasiva (case, infissi, portoni, finestre, strutture murarie), ma le persone compaiono molto meno.

Detto così a naso, da cialtrone ignorante, eh.

Ogni scatto è comunque – perfino per me che sono un profano, l’ho già detto? – una lezione di fotografia, tanto più nella ricorrente mancanza apparente di centro e talvolta anche di senso: c’è un numero impressionante di ombre di portoni, o di scorci di finestre chiuse, e inizialmente pensi al vezzo.

Dopo un po’ capisci.

La mostra è insomma molto consigliata. A margine, una delle cose buffe legata alla mancanza di documentazione per il 1974 è che per molte foto non si sa dove sono scattate; tanto meno si sa chi sono le persone ritratte, che on sono saltate fuori neanche in occasione della mostra, nonostante la loro presenza sia, talvolta, davvero iconica, come per i due ragazzini qui a fianco. Sono un po’ stupito che non sia scattata la caccia al tesoro per riconoscere i paesi, i luoghi e le persone: forse la collocazione estiva non ha aiutato, ma magari può essere ancora un gioco interessante per gli ultimi visitatori.

Dimenticavo: bellissimo e amplissimo il catalogo.

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