Nel gorgo di Mantinea
Ci sono frasi di cose studiate da ragazzi che rimangono impresse, chissà perché. Per esempio io ricordo che nel mio libro di storia del ginnasio compariva l’espressione: «… nel gorgo di Mantinea…».
La storia greca antica non è esattamente il mio forte, ma Mantinea mi è rimasta impressa: l’Ultima Battaglia, una sorta di mischia selvaggia del tutti contro tutti, in cui la massa di odi reciproci fra le polis trova definitivamente sfogo e tutti si annullano l’uno con l’altro; nel quale l’ultima leadership possibile della Grecia cade sul campo – anche fisicamente, con la morte di Epaminonda – e il fiume della storia greca si inabissa nel gorgo per poi riemergere, più avanti, nella forma di un impetuoso torrente macedone.
O così ci insegnavano al ginnasio: a oggi qualcosa ancora non mi torna, qualche altra interpretazione forse era un po’ romantica, ma questo è nelle cose. E in ogni caso nel gorgo di Mantinea mi è rimasto impresso.
E l’espressione mi è tornata in mente, nel fine settimana, quando a Milano un sindaco si autosospende e a Roma l’altra sindaca vacilla, quando il Movimento Cinque Stelle si spacca e all’Assemblea del PD Giachetti manda a fare in culo Speranza.
Se Sparta piange Atene non ride, avrebbe detto il mio libro del ginnasio.
E niente, apparentemente anche in Italia le ultime leadership possibili cadono sul campo.
Del resto non è cosa solo della politica nazionale. All’Università, dove lavoro, nel gorgo delle Progressioni Economiche Orizzontali affonda la fiducia nelle organizzazioni sindacali e i rapporti fra colleghi. Basta un attimo e zac!, storie di anni si inabissano negli odi civili.
Siamo circondati da gorghi da ogni parte, direi.
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