Fastidiosissimi
Ci sono due cose che trovo insopportabili nella recente polemica sulla presunta influenza negativa di Gomorra (la serie TV, non il libro).
La prima è che la polemica tocca argomenti sviscerati a fondo in più e più occasioni da almeno quarant’anni (io ho attraversato personalmente almeno altre due polemiche simili: quella sul rapporto fra giochi di ruolo e suicidi – o in generale disadattamento sociale – e quella sulla violenza nei videogame): e si tratta di un argomento del quale si sa, grosso modo, tutto.
Il che non vuol dire che ci sia necessariamente un’opinione condivisa: quello che è noto sono i parametri entro i quali porre la questione, poi ci sono teorie diverse alle quali si può aderire o meno e anche all’interno della stessa scuola di pensiero sul singolo caso specifico ci possono essere e ci saranno giudizi (politici, educativi, narrativi) legittimamente differenti. Ma non si potrebbe, una volta tanto, andare direttamente ad argomentare i giudizi senza bisogno di rifare tutto il percorso come se fosse la prima volta che, ooops, si assiste a rappresentazioni della devianza sociale sui media o come se fosse la prima volta che uno vede sparare in TV e si pone il problema dell’effetto che questo potrà avere sui pargoli? Non si potrebbe, dai, per favore?
O in alternativa i valenti intellettuali (o sindaci, giornalisti, scrittori, psicologi, sacerdoti…) potrebbero premettere un disclaimer: «per parlare di Gomorra questo valente intellettuale (o sindaco, giornalista, scrittore, psicologo, sacerdote…) si sta prendendo una vacanza dal ruolo per dedicarsi alle chiacchiere da bar».
Ecco.
La seconda cosa fastidiosissima è che sembra che tutti quelli che polemizzano facciano finta di non sapere che viviamo in una società dello spettacolo nella quale la polemica culturale è essa stessa spettacolo e merce. Possibile che tutti siano così focalizzati sulla fuffa (chiedersi con ansia se Genny Savastano ha un’influenza negativa sui giovani di Scampia ha la stessa dignità intellettuale del trepidare per l’andamento della gravidanza della compagna di Genny, Azzurra: in entrambi i casi si discute di fiction) da non pensare che allargando il campo – come farebbe Laney – si noterebbe che siamo in periodo di elezioni, anche a Napoli, o che Saviano festeggia il decennale della pubblicazione di Gomorra (e infatti è in copertina sull’Espresso proprio in questi giorni) e che la produzione di Gomorra non potrà che gioire di qualunque polemica che porti visibilità?
O no?
Eppure l’Espresso stesso in fondo lo dice chiaramente:
Sono passati dieci anni dalla pubblicazione di quel libro che ha cambiato il racconto delle mafie e l’interpretazione del rapporto tra letteratura e realtà. E la vita del suo autore.
In coincidenza, il 10 maggio parte su Sky la seconda serie della fiction nata da Saviano, un successo internazionale.
Solo coincidenze? Io non credo.
P.S. Non c’entra con il resto di questo post ma forse Marco Damilano, l’autore dell’intervista a Saviano, esagera un poco, ma solo un pochino, eh!, quando dice: «libro che ha cambiato il racconto delle mafie e l’interpretazione del rapporto tra letteratura e realtà».
Solo un pochino.
