Cattive notizie dal fronte della tortura
Il Washington Post ha condotto recentemente un sondaggio per verificare il grado di accondiscendenza degli americani verso la tortura, dopo che il Congresso ha pubblicato il suo noto rapporto sulle attività della CIA.
Alla maggioranza degli americani la tortura piace. La trovano giustificata nel caso specifico (59 contro 31%) perché ritengono che abbia fornito informazioni utili alla lotta al terrorismo, e in generale ritengono che la tortura di sospetti terroristi possa ritenersi giustificata (58%).
Il tutto dopo che il Senato ha stabilito che
gli aspri metodi di interrogatorio – compresa la pratica del waterboarding (affogamento simulato, NdRufus) dei prigionieri, costringerli in posizioni dolorose e rinchiuderli dentro scatole di contenimento – non erano mezzi efficaci di procurarsi informazioni.
Il rapporto ha verificato anche che più di due dozzine di prigionieri sono stati tenuti prigionieri ingiustamente, che il programma era gestito male e che la CIA ha sviato le autorità americane circa l’efficacia del programma.
Che gli americani, dopo di questo, siano ancora a favore delle pratiche della CIA dà ragione di una cosa che sentivo dire sabato da Enrico Euli, che oggi l’opinione pubblica forma le proprie opinioni non sul ragionamento e le argomentazioni ma sui sentimenti e le percezioni emozionali: i terroristi sono cattivi e noi vogliamo fargli male, che serva o non serva non conta, il fatto è che vogliamo sostanzialmente vendicarci (o combattere il senso di impotenza o cose del genere).
Il sondaggio è molto dibattuto anche rispetto ai gruppi sociali: con una maggioranza del genere non stupisce che questa si riproduca in tutte le fasce della popolazione sia pure con diverse sfumature; ma ci sono anche delle eccezioni talvolta forse sorprendenti che potete scoprire direttamente qui sotto (fonte).