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Gods and Myths of Northern Europe

Per una decina d’anni, questo libro è stato a prendere polvere nulla mia libreria, insime con i vari testi di referenza sulla religione vichinga e coi libri sulle saghe nordiche. Onestamente, pensavo che si trattasse della solita collezione di estratti dall’Edda e da altre fonti, ordinati secondo il pantheon, come altri testi che possiedo in italiano.

Una notte, l’ansia indotta dall’esame di Economia Internazionale mi ha spinto a cercare qualcosa, qualsiasi cosa da leggere, e così il vecchio libro mai aperto è finito in borsa.

Devo dire che sono rimasto profondamente dispiaciuto di non averlo mai letto prima. Si tratta della lettura migliore del 2003 (alla pari con Stupid White Men di M. Moore) e di un libro bellissimo e molto diverso, anche nella struttura, da quello che mi aspettavo.

La Davidson riesce a fare un libro divulgativo ma serio, non banale, sulla religione vichinga – non solo dal punto di vista letterario ma antropologico, storico e sociale. Gli strumenti utilizzati dall’autrice sono le saghe e le altre fonti scritte, che però rappresentano un quadro tardo quando non tardivo della religione vichinga; a fianco alle saghe entrano allora in campo gli strumenti della ricerca etnoantropologica, per esempio lo studio dei nomi dei luoghi, le fonti archeologiche, e, soprattutto, una impostazione di studio comparato delle religioni in cui la Davidson mostra un’erudizione mostruosa, spaziando dai nativi americani allo sciamanesimo siberiano (altre comparazioni, con la religione degli Angli e dei Sassoni in Inghilterra, con alcuni culti celtici o con l’antica religione germanica preromana sono naturalmente più ovvi e non stupiscono).

Il risultato è un libro bello e appassionante, pieno di spunti e di aperture inaspettate, che dà un quadro completo della religione vichinga e che pure lascia la voglia di saperne molto di più. È
senz’altro straconsigliato a tutti gli appassionati di saghe nordiche, perché dà un quadro che permette di apprezzare meglio molti particolari delle saghe; è una lettura indispensabile per master e masteretti e per scrittori in erba di fantasy per migliorare l’attendibilità del loro pantheon; per tutti i fantasiosi un testo che mostra cosa vuol dire fare storia delle religioni in maniera seria e che dovrebbe piacere senz’altro.

Per gli amanti di American Gods consente di farsi un’idea di…. ehm, Wednesday, e ho trovato persino la spiegazione di una cosa che non avevo capito della Principessa di Englene (e che ha ulteriormente migliorato il mio concetto del libro). Per quelli attenti al come il cristianesimo ha soppiantato il paganesimo, l’ultimo capitolo è illuminante (sebbene purtroppo fin troppo breve).

Unico problema: ignoro se sia ancora in giro. Io cercherò senz’altro della Davidson altri due libri: uno sulla spada nel mondo germanico e uno sul culto dei morti (The road to Hel).

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