La geniale Mandragola del geniale Machiavelli
La mandragola – Niccolò Machiavelli
A Oggi parliamo di libri della settimana scorsa ho parlato, come vedete, de La mandragola di Machiavelli. Non ho molto da aggiungere a quanto detto in trasmissione, se non due cose brevissime che trovate sotto. Ho solo invece un po’ il rimpianto di non essermi espresso con sufficiente chiarezza per invogliare maggiormente alla lettura di questa opera così notevole, che davvero pare un piccolo miracolo e che dimostra quanto Machiavelli fosse un gigante del pensiero (e poliedrico, un vero uomo rinascimentale).
Ritornando a Aristofane
Preparando la puntata avevo deciso di fare riferimento a Aristofane, che detesto perché ne Le nuvole parla male di Socrate e che perciò non ho incluso nel ciclo di trasmissioni: abbiate pazienza, ci sono idiosincrasie personali che si devono per forza rispettare.
Ho detto che Machiavelli non solo recupera tutta intera la lezione del teatro classico – fino appunto alla commedia antica di Aristofane – ma la supera: così avevo deciso di dire e così ho detto. In realtà la mattina della giornata in cui ho registrato mi sono riletto un po’ di cose del commediografo ateniese e mi sono ritrovato non più così sicuro che si possa dire che la sua sia ironia politica dalla portata minore di quella della critica sociale di Machiavelli: un po’ sbrigativo, un po’ meccanico.
Poi ho deciso che Aristofane in fondo ha parlato male di Socrate e quindi peggio per lui.
Critica letteraria avanzata, la mia, come vedete.
L’amante meschino
Nella commedia Lucrezia non parla mai. O meglio: ovviamente interviene, ma le cose davvero fondamentali per capire cosa davvero pensi non emergono mai con vera chiarezza.
Mi è venuto in mente alla fine, quando Callimaco, in un contesto postcoitale così evidentemente maschile – da caserma, si direbbe – si vanta del motivo per il quale Lucrezia dopo aver appreso l’inganno che ha portato alla sua seduzione ha deciso di trasformarlo in una relazione adulterina vera e propria. Ha provato gli abbracci di un uomo giovane, dice. Ora, la cosa suona logica da una parte, ma ha anche un sottofondo potenzialmente satirico, che permetterebbe all’attore – o agli interlocutori di Callimaco – di far capire che le cose non stanno proprio così. Dipende dal modo col quale Callimaco è portato in scena, e secondo me non è così scontato che il modo migliore sia quello di caratterizzarlo nel più ovvio modo, cioè quello dell’eroico amante giovane.
Figure magnifiche e esempi
Ligurio e frate Timoteo sono davvero indimenticabili. Non dico altro: chi ha letto concorderà. Chi non ha letto può verificare: ho trovato su YouTube l’intera rappresentazione, e potete guardarvela comodamente.
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