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Starship troopers

Comunicazione di servizio: Ho rimesso casualmente le mani su una serie di miei post su it.arti.cinema: alcuni li ripubblicherò qui, più che altro per averli sempre a portata di mano e non doverli cercare un’altra volta chissà dove sull’hard-disk. Cercherò magari di non postare, nei prossimi giorni, esclusivamente quel materiale, per mantenere un po’ di varietà sul blog.

Quello che segue è un commento del 2008 su Starship Troopers (cioè Fanteria dello spazio) di Heinlein e anche sull’omonimo film di Verhoeven: diede origine a un thread abbastanza lungo e interessante. Non ho finito di rileggere tutto il thread, ma se trovo qualche commento che mi piace lo metterò qui sotto, fra i commenti a questo articolo.

Starship troopers (Heinlein e Verhoeven)

Uh, avevo empre considerato Starship Troopers di Verhoeven un’operazione di grande intelligenza. Adesso non sono più convinto.

Mi spiego: normalmente le trasposizioni di libri su grande schermo rientrano in due categorie. Da una parte la volontà di “far vedere” ciò che sino a quel momento è sempre stato immaginato dalla libera fantasia del lettore, cioè di dare un vero volto ai personaggi, dargli carne e sangue, mettere in forma tridimensionale un ambiente o una realtà e così via. Di solito i film di questo genere sono tratti da libri molto amati, come, boh, “Il signore degli anelli”, diciamo, che mi sembra un caso classico. L’altra possibilità è quella per cui il cinema saccheggia la letteratura perché rappresneta un materiale grezzo straordinario  aldilà della maggiore o minore qualità letteraria: Rambo per esempio (o il ciclo di Bourne) è un romanzo mediocre  ma evidentemente se ne può trarre un gran film. Trascuro qui quei casi in cui il richiamo al libro è puramente formale: per dire, “Eyes wide shut” ha un collegamento assolutamente marginale con “Doppio sogno”.

Rispetto a queste due opzioni, mi sembrava che Verhoeven fosse riuscito in una terza possibilità molto interessante, cioè quella di “recensire” un libro, di rileggerlo in controluce, mettendolo in scena, fino a farne emergere le caratteristiche centrali, mostrarne eventualmente l’attualità, sottolinearne la capacità di presa ma anche distanziarsene quel tanto che basta per coglierne i difetti. “Straship troopers” film mi sembrava capace di fare tutto questo di “Starship troopers” libro.

Poi ho riletto il libro, nei giorni scorsi, e non sono più sicuro. L’avevo letto credo due volte, ma una da adolescente e la seconda pochi anni più tardi, ed evidentemente mi ero concentrato più sugli “avvenimenti” e sulla ambientazione che su tutto il tema di fondo. Ma riletto da adulto il libro è insostenibile: è insopportabile il fascismo che lo pervade, è datata e spaventosa la visione tecnologica ed economica che esprime, è ributtante l’interpretazione della democrazia. Molti libri di fantascienza dell’epoca d’oro appaiono ovviamente invecchiati, ma “Starship troopers” è peggio: letto oggi è osceno – e non è neanche (non più) un bel libro di fantascienza.

Appurato questo, improvvisamente non ho più le mie certezze neanche sul film, che non è più un’acuta messa in scena, ma una ripresa superficiale degli aspetti sì indigesti del libro, ma così all’acqua di rose che ne rappresenta allos tesso tempo una assoluzione e quindi in fondo un tradimento delle intenzioni.

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5 pensieri riguardo “Starship troopers

  • Prendo un’altra mia citazione dal thread, giusto perché forse spiega un po’ meglio quel che penso.

    Il problema è che il film non è solo ironico: la trama avventurosa è vera, la parte sentimentale è vera. E contemporaneamente aderisce a degli standard propagandistici in maniera così pedissequa (la scena dei bambini, i cinegiornali) che ti fa pensare che stia dicendo: «attenzione, è una gran bella storia, è una pietra miliare della fantascienza avventurosa, ma è anche frutto dei tempi, di una certa America, di un certo tipo di società americana che viveva fra Corea e Vietnam, etc».

    Il problema è che non è così semplice, perché il libro, riletto, è molto più fascista, becero, mentitore, militarista, colonialista ed espressione di parecchi altri -ismi di quanto fossero gli Stati Uniti fra fine ’50 e primi anni ’60, a meno che tu non consideri, che so, i bombaroli di Oklahoma City come l’espressione più autentica della cultura americana.

    E ancora:

    ST libro è brutto in quanto invecchiato male come libro di fantascienza, il che non permette di salvare l’impresentabile parte ideologica.

    ST film mi pare più brutto di quanto pensassi prima perché, appurato che la parte ideologica del libro è veramente impresentabile, quella che mi sembrava astuta satira mi appare invece superficiale citazione.

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    • Per quanto riguarda il resto del thread, c’è una discussione (temeraria) delle posizioni politiche di Heinlein (del quale non ho letto poi molto, ma trovo Starship troopers abbastanza significativo):

      Come l’idea che RAH non è razzista perché il protagonista è ispanico o l’aspetto positivo del fatto che ci siano donne in posizioni di responsabilità – in realtà sono posizioni accessorie.
      Mi spiego con un esempio: se in un libro di fantascienza (o in un B movie) ci sono degli alieni che sono i classici “uomini con lo scafandro”, nel senso che sono alieni che però ragionano, agiscono e si comportano da umani e non secondo schemi… alieni, non è che si può negare l’accusa dicendo: «non è vero! l’autore li ha fatti con sei dita! È una differenza fondamentale!!». Ecco: Heinlein è un fascista con sei dita.

      E separatamente:

      Quello che volevo far notare è che l’utopia di Heinlein in ST ha una componente “compositiva” delle tensioni sociali molto utopica, appunto, ma ben caratterizzata: le tensioni sociali di quel futuro perfetto sono risolte attraverso il sistema di governo. In termini platoniani, è una repubblica concretamente materialistica in cui i soldati governano al posto dei filosofi. Questa dimensione è, comunque la si voglia interpretare, non troppo lontana dalla mistificazione fascista che si possano comporre le tensioni sociali in maniera “buonista” attraverso le corporazioni, l’interesse supremo del corpo collettivo, senza che questo entri in contrasto con un robusto individualismo etc. Ora, obiettivamente, questa idea mi sembra abbastanza lontana dal libertarismo anarcoide di destra in cui tu (un interlocutore che non ricordo, NdR) hai iscritto Heinlein, a meno che non la si consideri un’evoluzione naturale di certe idee di tipo comunitario che fanno parte di quella corrente di pensiero.

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  • Non ho letto molto di Heinlein e non ho ancora letto Starship Troopers (ho visto il film e ancora cerco di dimenticarlo) ma non sono sicuro che la descrizione di un regime fascista sia sufficiente per attaccare un’etichetta da fascista a un autore (che tra l’altro, in altre opere, ha espresso idee decisamente filo-socialiste e anche un po’ da fricchettone, tipo in “A noi vivi” se non erro) non più di quanto si possa accusare la Christie di avvallare l’idea della vendetta perché in Assassinio sull’Orien Express avviene un omicidio per mano di molti e se non ricordo male, la fanno tutti franca.
    Se poi ST-libro faccia schifo, non so perché ancora non l’ho letto, ma trovo azzardato affermare che un autore sia sempre ciò che scrive 😉

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    • E rileggendo con più attenzione, ti devo pure chiedere scusa, perché da nessuna parte hai scritto che Heinlein avesse tendenze fasciste 😛

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      • Beh, devo ammettere che ho detto che Heinlein è un “fascista con sei dita” 😉
        Comunque, anche gli spartani erano socialisti 😉

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