Dilemma e rammarico
Sono seduto su una panchina al Poetto intento a togliermi la sabbia dai piedi prima di salire in autobus. Percepisco dietro di me tre ragazzi che cazzeggiano; uno è particolarmente rumoroso, si capisce che sta facendo lo show – per sé, per gli altri e per un pubblico invisibile.
Proprio mentre sto passando dal piede destro al sinistro il ragazzo decide che è ora di andarsene. Segue un momento in cui i tre si mandano reciprocamente e fraternamente a quel paese, alternando con darsi appuntamenti serali per cose improbabili, risse, ubriacature (ok, forse non così improbabili) finché anche questa fase di saluti, se Dio vuole, passa, e giunge il silenzio.
Il quale silenzio, si vede, inviata alle confidenze, o forse è che andato via il buffone del gruppo finalmente si può passare alle cose serie e quindi alle mie spalle si svolge il seguente dialogo, che riporto esattamente parola per parola (a parte l’inizio, che mi sono perso).
«Cioè, ho l’impressione di non andare da nessuna parte».
«…»
«Mah, l’altro giorno le ho chiesto se voleva che le spalmassi la crema solare e se l’è fatta spalmare, ma non so, ho l’impressione di stare perdendo tempo».
pausa.
«Cioè, ho la sensazione di stare perdendo tempo, e non vorrei che poi mi sia rovinato l’ultima estate prima della maturità andando dietro a una che non mi cagava».
«Beh, certo, quello sarebbe il rammarico più grande».
«E però non vorrei neanche che invece mi sbagasso tutta l’estate e invece poteva essere una storia seria».
«Guarda, io ti posso dire questo…».
A quel punto è arrivato l’autobus. Non sapremo mai quale potesse essere il consiglio.