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Discutere con i cretini

Premessa: in questo articolo, per proteggere gli innocenti (cioè me) dalla riprovazione dei polemisti di professione, non ci si riferirà a situazioni reali ma, per prudenza, a cugini inesistenti che discutono di paperi e topi.

Primo stadio

Libro dei Proverbi, 26,4

Riflettevo, in questi giorni, che è diffusa la battuta che non si deve discutere coi cretini perché il rischio è che quelli che guardano da lontano non capiscano bene chi, fra i due litiganti, è il cretino e chi no.

Metti che ti capita come a un mio cugino che tu sei un appassionato di fumetti e uno ti dice che Topolino è un papero. «Come», gli fai, «vorrai dire un topo…», e quello ti dice, con aria geniale: «Ah-ah, un topo… E allora», trionfante, «se Topolino è un topo, perché Pluto è un cane?». Mio cugino si è allibito e gli ha detto, con una certa veemenza, che casomai è Paperino il papero e Topolino un topo e che la citazione corretta sarebbe: «Se Pippo è un cane, perché Pluto è un cane?» e quello gli ha detto che no, non era vero, perché lui aveva letto in un saggio sui fumetti Disney di un certo Steinbeck, Uomini e topi, e lì di Topolino non si parlava, quindi non era un topo.

E insomma, mio cugino era così alterato che ha piegato le braccia, si è messo le mani sul petto e agitava i gomiti su e giù gridando: «Pa-pe-ro! Pa-pe-ro», e poi si è messo anche a squittire e gridava: «To-po! Squiiit! T-O-P-O!!», ed è arrivato un amico di quell’altro e gli ha detto: «Ciao Gianni. Chi è questo scemo che grida con cui stai parlando?».

È successo a mio cugino, giuro.

E quindi: don’t feed the troll, stare attenti a discutere coi cretini, ricordarsi che è impossibile spalare tutta la montagna di merda (con rispetto parlando) sono tutte formulazioni più o meno dello stesso principio.

Secondo stadio

Yul Brinner qui probabilmente attribuisce a Cocteau una frase creata da lui stesso: «Non metterti mai allo stesso livello degli idioti, perché, essendo una persona intelligente, cercherai di trattare con loro a quel livello – e a quel livello ti batteranno ogni santa volta». In America la frase è attribuita spesso in forma appena diversa a Mark Twain, in Italia invece di solito è riferita a Oscar Wilde.

Poi in realtà negli ultimi anni abbiamo imparato che è anche prudente non leggere o ascoltare i cretini, per non correre il rischio che ti capiti come a un altro mio cugino, che una volta l’ho incontrato e mi ha detto: «Sai, Michelino mio ha incominciato a leggere Il giornalino topesco mai io sono un po’ perplesso…», «Ah. E perché?», gli ho chiesto, e lui mi ha detto perché vuole lo zainetto topesco che costa come un appartamento.

«Ah, ok, ciao». gli ho detto.

Qualche giorno dopo l’ho incontrato di nuovo. «Beh, si è accontentato Michelino di uno zainetto normale?», ho chiesto. A quanto pare sì, ma il cugino era lo stesso preoccupato. Perché questa cosa dei prezzi degli zainetti lo preoccupava e ne ha parlato con Thomas il barbiere, che ne sa, che dice che i topi e i paperi li ha inventati il governo americano capitalista col chiaro scopo di impoverire le famiglie europee e arricchirsi alle loro spalle con sempre nuovi gadget. E allora mio cugino è andato su un canale YouTube dove ci sono delle famiglie normali, delle famiglie proprio vere, autenticissime, che spiegano come la loro vita sia stata rovinata dai topi capitalisti americani. «Adesso scusami, vado a casa a preparare una petizione su Change.org», ha concluso.

È un cugino che non vedo da un po’, peraltro, da quando gli ho detto che forse in fondo i fumetti, anche quelli topeschi, hanno un loro valore culturale, e lui mi ha detto: «Eh, certo, questo è quello che dite voi che vi hanno fatto il lavaggio del cervello». «A me il lavaggio del cervello?», avrei voluto dirgli, ma ho avuto la sensazione che non fosse in una fase ricettiva – cioè, era in una fase molto ricettiva, ma nel senso della ricezione delle cose sbagliate – e ho lasciato perdere.

L’ultima volta che l’ho visto è stato in televisione. Tentava con altri di impedire una sfilata di Carnevale piena di bambini mascherati da topi. Thomas il barbiere agitava un paio di enormi forbici e indicava le grandi orecchie dei costumi. «Lasciatemele tagliare», urlava. A me Thomas il barbiere sembrava un cretino, ma mio cugino era lì, che gli faceva scudo col suo corpo.

Terzo stadio

Nell’ultimo paio d’anni, però, ho cominciato a notare un altro tipo di interazione coi cretini che bisogna imparare a evitare, ed è quella di usare gli argomenti dei cretini (e, a maggior ragione, dei malandrini o direttamente dei delinquenti) per farsi dare ragione, anche se a prima vista sono argomenti ragionevoli.

Per esempio, il fatto è che io ho una cugina che è anche una sceneggiatrice di fumetti topeschi, anzi anche di film, infatti ha scritto la sceneggiatura di un film pieno di criceti carinissimi che ha avuto molto successo e lei ha vinto l’Oscar, anzi siccome era proprio un bel film le hanno dato direttamente anche il Nobel, e insomma è considerata un po’ un’autorità in materia di roditori di famiglia.

Un po’ di tempo fa è uscito un nuovo film rivoluzionario del genere, in cui i criceti erano cannibali. «Nonono», ha dichiarato lei sulla stampa, «la riflessione ormai consolidata del movimento per la cura dei criceti dimostra che questo è del tutto sbagliato. Molto sbagliato. Instillare la diffidenza verso questi poveri animali potrebbe avere conseguenze devastanti per centinaia di migliaia di loro, che potrebbero essere scacciati dalle case dove ora sono ospitati e essere separati dai bambini che tanto li amavano».

Il regista del nuovo film ha replicato con scarsa eleganza che la sua era un’opinione da boomer. Allora a mia cugina le è venuta un po’ la bava alla bocca e ha detto «Lei non sa chi sono io e ho decenni di riflessione roditoria alle spalle» e quello per tutta risposta ha scritto su Twitter che lei e le altre Sceneggiatrici Amanti dei Criceti Zuccherosi potevano prendere la loro statuetta dell’Oscar e usarla come birillo per il bowling. Da allora in poi, ogni volta che mia cugina apre bocca qualcuno comincia a gridare, «SACZ, sei una SACZ, gnegnegne», che, lo ammetterete, non è gentile, povera donna. E allora lei ha cominciato a discuterci, perché non è voleva esprimere la sua opinione, no, voleva proprio avere ragione. Voleva annientarli.

Naturalmente in questa foga tu cerchi di trovare il caso assoluto, incontrovertibile, e così anche mia cugina. Ha iniziato relativamente piano, con l’esempio pietoso di un criceto dell’Honduras abbandonato sull’autostrada perché i padroni temevano che potesse mordere il figlio. Era un caso autentico, anche se lo rilanciava il sito Bolle balliste. Poi si è allargata e dallo stesso sito ha citato il documentario «Topi fra le fiamme» che raccontava che c’era gente in Canada che raccoglieva vagonate di criceti orfani per rivenderli in Perù dove venivano destinati ai barbecue per i turisti. Si vedeva la fiera de Nuestra Señora de Santa Greca con distese enormi di spiedini sulla brace, ma in seguito la parte canadese è stata completamente sbugiardata. Però lei l’ha citata anche dopo: «Non sarà vero, ma poteva esserlo», ha dichiarato. È anche andata al raduno del movimento Criceto e moschetto, dicendo che sì, erano un po’ violenti ma avevano chiare le priorità.

L’ultima volta che l’ho vista mi ha detto che stava preparandosi a usare un argomento decisivo: Adolf Hitler amava i criceti e aveva rivelato, in una sua opera poco nota, un grave complotto giudeo-pluto-massonico per emarginarli.

«Il film sui criceti cannibali è evidentemente l’ennesimo sporco trucco di questa cospirazione», mi ha spiegato.

E ha aggiunto: «Forse in qualcosa Hitler ha anche sbagliato, a seconda di come guardi le cose, ma sui criceti rimane un’autorità. E poi, non se ne può più di questa cultura woke».

Nota

Questo articolo era in bozza da un po’, ma non l’ho mai pubblicato perché la parodia mi sembrava fin troppo scoperta e trovavo che forse dovesse essere più leggera e ariosa (e, diciamolo: magari anche più spiritosa).

Poi ieri ho visto un caso di attualità, che mi è sembrato potesse essere utile segnalare e che era in tema, e quindi ho recuperato tutto il discorso che avete già letto, a mo’ di premessa.

Il caso è questo: c’è in America un medico piuttosto noto, che si chiama Peter Hotez e si occupa di vaccini. È evidentemente molto noto agli specialisti, ma è arrivato alle cronache negli anni passati anche perché ha una figlia autistica e ha scritto un libro sul (o meglio, contro il) presunto rapporto fra autismo e vaccini. Durante il COVID non è stato intervistato spesso come Fauci ma comunque è stato molto visibile ed è anche uno degli sviluppatori del vaccino Corbevax (a basso costo, con brevetto aperto). Hotez ha una posizione abbastanza netta sull’antiscienza: una macchina politica che riunisce una varietà di cattivi attori, fra i quali anche alcuni poteri statali, una delle principali saldature fra Russia e destra internazionale.

C’è, in America, anche un tizio che tiene un podcast e che si chiama Joe Rogan. Nonostante si presenti come un personaggio libero e indipendente, il suo podcast è uno dei punti di riferimento della destra e dell’ultra-destra e, ça va sans dire, negli anni si è fatto portavoce di tutti i cospirazionismi più beceri e, in generale, di un sacco di disinformazione. Per capirci, è il podcast per il quale, a un certo punto, Neil Young ha detto a Spotify: «O lui o io». Joe Rogan ha milionate e milionate di follower, ed è ancora su Spotify.

Da Joe Rogan, siccome ha milionate e milionate di follower, ci va un sacco di gente (peraltro, c’è andato anche Hotez un paio di volte). Da poco c’è andato anche un tizio con un nome importante: Robert Fitzgerald Kennedy, junior, il figlio di Bobby Kennedy. RFK jr si è fatto un nome, ormai trent’anni fa e più, come avvocato specializzato in cause ambientali e in generale come attivista a favore dell’ambiente, ma negli ultimi anni – cioè più o meno dal 2005 – è diventato una delle punte di diamante del movimento antivaccinista americano ed ha fatto definitivamente il salto da attivista radicale e alternativo (per quanto possa essere radicale e alternativo un erede Kennedy) a malandrino. Adesso è in campagna elettorale per diventare Presidente (democratico) degli Stati Uniti con una piattaforma non lontanissima da quella di Trump, quindi evidentemente aspira a passare da malandrino a delinquente puro.

Parentesi: ogni volta che leggo di uno uscito dalle lotte degli anni ’80 e 90 (ambiente, antiglobalizzazione…) che è diventato malandrino, servo del potere, delinquente o lavoratore pagato in rubli, non posso che chiedermi: «Dove abbiamo sbagliato?». E soprattutto: è chiaro per tutti che non dovremmo avere niente da spartirci, sì? Anche se usano tutto il nostro linguaggio, tutti i nostri argomenti, e criticano Big Pharma, l’industria delle armi, le grandi multinazionali, il capitalismo, la NATO, i topi di campagna e di città e i paperi con la tuba? Perché le loro Big Pharma, industrie delle armi, grandi multinazionali, sistemi capitalistici, NATO, roditori e volatili anseriformi non sono i nostri; sono tutta un’altra cosa. Fine della parentesi.

Insomma, RFK jr. va ospite da Joe Rogan e parla ovviamente male dei vaccini (forse cade in un trappolone pure lui, perché vedo che nella sua campagna per la presidenza tentava di far passare queste posizioni in secondo piano; ma alla destra serve sia promuoverlo per azzoppare i Democratici che azzopparlo perché nel caso non dia fastidio a Trump; strateghi avanti anni luce, come si vede). Hotez, che non è noto per trattenersi, attacca sia Kennedy che Rogan, il quale reagisce proponendo un dibattito: se Hotez è così sicuro del suo, venga a discuterne con Kennedy in diretta nella sua trasmissione, e riceverà centomila dollari da destinare all’ente di beneficenza che preferisce.

Vedete ora che la prima parte di questo articolo e questa storia si ritrovano. Perché Hotez, che evidentemente legge i miei articoli anche prima che vengano pubblicati, dice che lui di andare a discutere con un cretino – si fa per dire, avvocato Kennedy, non mi faccia causa – non ci pensa minimamente, prché evidentemente non può venirne fuori niente di buono.

In realtà, è anche peggio, perché non è solo il dibattito che risulterebbe strumentale e fazioso; è l’invito stesso che lo è. Come dice Aaron Rupar sul buon blog Public Notice

«Accetta un dibattito con me» è divenuto uno strumento di propaganda in mala fede per la destra, costruito per legittimare menzogne e mettere in primo piano avversari perché diventino bersaglio di molestie e persecuzioni. È una ricetta estratta dal manuale sulla “libertà di opinione” della destra, che pretende che attori in mala fede debbano comunque avere accesso a ogni pubblico e a ogni piattaforma

a pena di essere dichiarati antidemocratici o dei codardi o in malafede, con qualcosa da nascondere.

Non è neanche un trucco nuovo: leggo proprio in questi giorni che nel 1979 un gruppo di revisionisti offrì cinquantamila dollari a chi avesse dimostrato pubblicamente che l’Olocausto era vero. Era evidentemente anche in questo caso un trappolone, perché la pretesa di verità sarebbe stata sottoposta a verifiche impossibili.

«Sono stato in campo di concentramento e ho visto come venivano ammazzati gli ebrei».

«E come mai allora lei è ancora vivo, eh? EH?».

«Ma tutta la mia famiglia è stata sterminata, nonni, genitori, fratelli…».

«E come mai allora abbiamo qui questa dichiarazione giurata del suo terzo cugino di diciottesimo grado che vive in Malesia e dice che non è stato mai perseguitato? Eh? Non risponde niente?!».

Non sarà un caso che una serie di notori attori in malafede, primo fra tutti Elon Musk, hanno subito rilanciato e aumentato l’offerta di Rogan. Ovviamente Hotez è diventato un bersaglio, non solo social ma anche fisico: c’è gente che è andato a cercarlo a casa sua, si suppone per portarlo di peso al dibattito.

In realtà il tema non riguarda solo il primo stadio di cui parlavo all’inizio, ma anche gli altri due. I malandrini (e tanto meno i delinquenti) e i loro siti, podcast, newsletter, non sono una fonte, mai e in ogni caso, perché nonc’è uscitra: o sono stupidi o sono in malafede. In entrambi i casi non possono essere utili per informarsi né sulla produzione degli zainetti topeschi, né sui vaccini, la guerra in Ucraina e in generale su nessuna cosa, e evidentemente neanche sulla politica; e non lo sono neanche per costruire tesi e ragionamenti, che sia sul destino dei criceti abbandonati o sul movimento LGBTQ+, perché i loro argomenti sono sempre avvelenati.

In questo campo non ci sono compagni di strada o alleanze tattiche, ci sono solo avversari.

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