Tutte le facce del mondo
Mi sono imbattuto recentemente su Bored Panda nel lavoro di Alexander Khimushin, un fotografo il cui progetto artistico è incentrato sul fotografare le persone appartenenti ai popoli minoritari e indigeni (al progetto complessivo è dedicato un sito – The World in Faces, cioè tutti i visi del mondo.
Alcune foto sono davvero bellissime, come quella qui sopra o questa qui sotto, ma il lavoro di Khimushin si presta a più di una riflessione ulteriore.
Intanto, Khimushin, comespiega su Bored Panda, è esso stesso un componente di un popolo di minoranza, gli Jacuti della Siberia settentrionale. Il suo tentativo di preservare i volti dei popoli che scompaiono cancellti dalla globalizzazione assume così un carattere perfino letterario che di rimando rende il suo lavoro anche più interessante.
Ma anche il lavoro in sé, dal punto di vista fotografico senza sapere niente dell’autore, mi ha molto fatto riflettere. Per esempio ci mette di fronte a corpi che sono davvero diversi dai nostri canoni e mostra la pochezza dei dibattiti coi quali tentiamo, fallendo, di violarli.
La seconda riflessione che facevo, però, è anche quella che, irreparabilmente, è impossibile – o non riesca a Khimushin – raccontare davvero con un solo ritratto la realtà di un popolo, che è fatta di gesti, usanze, cultura materiale, relazioni. In un solo ritratto tutto questo non entra, e anche quando il ritratto è sovraccarico di cose, come nello splendido cacciatore di aquile kazako qui sotto:
Va davvero sempre in giro con l’aquila? Si veste sempre così? C’è il rischio, evidentemente, del didascalismo, come per tutti i tentativi dell’occhio dell’uomo bianco di descrivere i nativi: quello di Khimushin è certamente uno sguardo molto empatico, ma anche così ci sono dei limiti che questo tipo di lavoro non riesce a superare. Anche così, comunque, il suo articolo su Bored Panda, con trenta foto bellissime, e il suo sito molto più ampio, meritano certamente una visita.