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Punto di vista

Sono capitato assolutamente per caso, sabato, a un incontro con Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa reso noto anche da Fuocoammare di Gianfranco Rosi.

È stato un incontro bello tosto: per dire, a un certo punto la signora davanti a me piangeva a dirotto mentre passavano immagini che io, personalmente, non avrei mai fatto vedere, di poveri corpi martoriati – vivi e morti.

E pensavo, durante l’incontro, al punto di vista. Perché Bartolo, sperduto medico di una sperduta isoletta, si assume l’onere e il rischio di parlare di migrazioni a partire dal suo punto di vista, che è per definizione limitato: non entra, nel suo racconto, il perché e il percome, i mutamenti climatici, le guerre, le disparità economiche, le difficoltà di integrazione, gli sfruttamenti, le conseguenze della presenza di stranieri sul tessuto economico, culturale e sociale del paese.

Legittimamente, ti potrebbe venire da dire: che ne sa, lui? Il suo punto di vista, letto in questo modo, non è sufficiente, non è assolutizzabile, non è, come direbbero gli economisti, abbastanza macro. Non c’è niente, in ciò che gli permette di apprendere il suo punto di vista, che gli consenta  di poter dire che non vadano gestiti e bloccati i flussi, per esempio (anche se, diciamo, è un punto di vista che gli permette di vedere, in prima persona sui suddetti corpi martoriati, cosa vogliono dire i campi libici che noi finanziamo, ma qui sto ragionando per estremi, spero che ci capiamo).

Eppure una volta di più si dimostra che i punti di vista così minimi, così focalizzati sul particolare, sono al contempo esattissimi: perché quel punto di vista focalizzato su quei corpi martoriati – vivi e morti – permette di capire in maniera altrimenti impossibile il carico di sofferenze, di atrocità e di miserie che gommoni e carrette del mare portano a bordo. Esistenzialmente, quel punto di vista focalizzato giunge a verità che politici, economisti, analisti internazionali e esperti di sicurezza non possono comprendere. Quando si pensa che Bartolo assolutizzi il proprio punto di vista occorre anche ricordare che anche il pensiero macro corre il rischio di altrettanta assolutizzazione – e non sporcandosi neppure le mani nel tentare di curare le piaghe di quei poveri corpi.

Come le immagini che scorrevano: che io non avrei mai fatto vedere, ma che se non vedi, non capisci fino in fondo di cosa stiamo parlando.

Ed è tutto qui, credo, il punto che molti mancano: che è perfettamente legittimo pensare che il fenomeno delle migrazioni vada gestito. Ma che se a partire da questa posizione – legittima, ripeto – scarichi la soluzione su quei poveri corpi martoriati, contribuendo a infliggere altre piaghe, allora sei un pezzo di merda, ecco, non cè altra parola.

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