L’odore del sangue
Spira a Cagliari un’arietta frizzantina che dovrebbe impensierire il centrosinistra…
Domenica ero al seggio a fare lo scrutatore per il referendum, un’esperienza della quale parlerò casomai in altra sede. Il seggio faceva riferimento a un’area cittadina di composizione piuttosto variegata, dai molto benestanti ai non tanto benestanti, ed è capitato che diversi elettori si siano spinti a una battuta o a una qualche anticipazione sul prossimo voto alle amministrative. Anche tenuto conto del fatto che era un campione che ovviamente non rappresentava tutto l’arco politico, a occhio e croce di elettori di Massimo Zedda ne sono venuti pochi al seggio – o forse quelli che sono venuti non erano particolarmente ciarlieri, al contrario degli avversari.
Ed è questo il punto che segnalerei: la propensione a parlare, parlare, parlare, fregandosene che ci possa essere qualcuno che ascolta e non è d’accordo, magari pure fare un po’ i gradassi, con rispetto parlando. Spirava un’aria che non avevo più sentito in giro dalle prime elezioni berlusconiane, quella sana certezza che noi siamo nel giusto e gli altri solo dei poveri comunisti sfigati, come se l’elettorato locale di centrodestra dopo un ciclo depressivo avesse di nuovo sentito l’odore del sangue e, con gli ormoni turbinanti, si preparasse a divorare la preda.
Dicono che i sindaci uscenti hanno un grande vantaggio, dicono. Ma domenica al seggio, onestamente, non sembrava. La città è piena di manifesti che vantano i risultati raggiunti. Sarà. Ma non è chiarissimo che la gente voti sempre in base alla pura razionalità, e magari l’odore del sangue e la possibilità di abbattere la gazzella compensa le regate del 2024.
Spirava un’arietta frizzantina, che consigliava di mettersi al riparo.