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Sexy e drammatico

È da un po’ che seguo i video più o meno virali, più o meno ricchi di testimonial famosi che vengono prodotti dalle varie ONG per sostenere la loro raccolta fondi. Spesso sono molto belli, spesso molto appropriati, però c’è spesso anche un sottofondo ambiguo, che è evidenziato, per esempio, dalla controversia di qualche mese fa fra l’Oxfam e Scarlett Johansson.

Un buon esempio di ambiguità è il video che ho visto oggi segnalato su Facebook, prodotto da Save the children USA (un’organizzazione per la quale ho molta stima, per inciso, soprattutto per le – belle – persone che compongono il gruppo di Cagliari).

Il video gioca intelligentemente sul fatto che ci sono tragedie che lasciano senza parole, o perlomeno, per le quali certe parole sono palesemente inadeguate. Il video è senz’altro efficace, va a segno e certamente, per effetto della presenza di una serie di icone glamour, attira e avrà una buona diffusione.

Il problema, però, è esattamente quello della presenza del sottofondo sexy. Il quale appare efficace ma pretestuoso, considerato che si poteva costruire lo stesso effetto in molti altri modi; immaginate, per esempio, se si fossero radunati una serie di attori per leggere dei messaggi augurali per la festa della mamma: dopo un po’ di frasi degne dei cioccolatini Perugina come nello spot reale cominciano a comparire frasi legate all’emergenza umanitaria; la struttura dello spot sarebbe rimasta la stessa, ma l’ambiguità sarebbe stata molto minore.

L’uso dell’immaginario sexy, cioè, è sia segno di efficacia e di capacità provocatoria, e contemporaneamente elemento di contraddittorietà, nel senso che ci si fa forti della stessa dimensione che si vuole criticare: mi ha colpito, osservando lo spot, quanto le cose che si possono dire in merito siano speculari al dibattito legato alla foto in costume da bagno di Paola Bacchiddu, la responsabile della comunicazione della lista Tsipras. Un segno che il tema  ricorrente e che una soluzione definitiva e complessivamente accettata, in fondo, ancora non c’è (anche se io la mia opinione ce l’ho).

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2 pensieri riguardo “Sexy e drammatico

  • Essendo ormai da anni volontario e collaboratore di diverse associazioni posso dare i miei due cents:

    è l’annosa questione del marketing applicato al sociale e della coerenza del messaggio con il modo di comunicare. Pur conoscendo bene le esigenze, spesso, ahimè, economiche (senza soldi non si fanno progetti e non si iuta nessuno) delle associazioni, resto molto critico quando le ong replicano i meccanismi (perfettamente funzionanti e collaudati!) del profit.
    E il mio essere molto critico è dato sostanzialmente da questa considerazione: al netto delle esigenze di autofinanziamento, nel sociale anche la forma è contenuto.
    Associazioni e ong che intendono non solo realizzare progetti (aiuto immediato), ma essere motori di un cambiamento culturale (molto più lento, molto meno remunerativo, ma fondamentale e necessario), non possono continuare a giocare su pietismo, sensualità o altri meccanismi tipici di chi deve venderti qualunque cosa con qualunque mezzo.
    E’ ora di puntare ad un livello più profondo di presa di coscienza e di solidarietà che non sia quello, una tantum, di chi vede il bambino africano con la pancia gonfia e le mosche attorno (tanto per stare su un grande classico) e si ricorda per 50 secondi che esiste anche il resto del mondo che a volte è terribile.

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