Sommersi e salvati
Non ho il tempo per tradurlo, ma segnalo che il Guardian, in mezzo alle varie iniziative legate al duecentenario dalla sua fondazione e al racconto delle varie vicissitudini del giornale, pubblica un articolo che ricostruisce un fenomeno avvenuto nel 1938, quando la pagina degli annunci economici del quotidiano era spesso occupata dai disperati appelli di ebrei austriaci o tedeschi che cercavano in tutti i modi di far emigrare i figli, anche molto giovani, offrendoli come personale domestico o alla pari o anche in adozione o affidamento (in misura minore anche gli adulti tentavano di procurarsi lavori di ogni genere per essere autorizzati a emigrare, ma il caso dei bambini è ovviamente più coinvolgente alla lettura).
L’articolo è scritto dal giornalista Julian Borger, figlio di uno di questi bambini che visse per dieci anni nella casa di una coppia di insegnanti gallesi; i suoi nonni, a loro volta, riuscirono a trasferirsi in Inghilterra, ma l’articolo ricostruisce molti altri di questi percorsi, non tutti altrettanto fortunati. Dopo che l’archivista del Guardian ha ritrovato l’annuncio col quale i suoi nonni imploravano aiuto per salvare suo padre, Borger ha fatto una ricerca più ampia e ha contattato quei rifugiati – o i loro discendenti – che hanno avuto una storia simile alla sua:
Nessun altro fra i discendenti di rifugiati viennesi che ho contattato aveva visto l’annuncio del Manchester Guardian che era stato la scialuppa di salvataggio dei loro genitori. La maggior parte ha avuto una reazione simile alla mia: felicità e stupore al vedere il nome del loro padre o della loro madre; e poi l’amara constatazione del sacrificio, disperazione e senso di lutto nascosto dentro ciascun messaggio.
Complessivamente è una lettura piuttosto emozionante anche per il lettore italiano, che magari parte da una posizione più distaccata e man mano viene anche lui catturato da quel senso di tragedia nascosto dentro quegli annunci disperati, e la lettura è fortemente consigliata.