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Al comando di una nave militare

L’altra notte ho sognato che mi avevano dato il comando di una nave militare.

Una bella nave, grande come una fregata o un cacciatorpediniere, che nel sogno aveva l’aspetto di questa, che ho visto dipinta sul muro di una vecchia casermetta dell’antiaerea.

Però meno fascista, ovvio.

Nel sogno ero proprio io: cioè non era il sogno su un qualche personaggio che io interpretavo; ero proprio Roberto con tutte le sue caratteristiche. Solo che, per motivi che sicuramente erano spiegati nella parte precedente del sogno, che non mi ricordo, mi avevano dato il comando di questa nave militare.

Io ero molto contento: finalmente una nave tutta mia da comandare, con un equipaggio da forgiare e con cui correre i mari, dominando le onde dalla sala di comando.

Ero già andato a vedere la nave, ma solo da fuori, e stavo progettando tutte le operazioni per prendere effettivamente il comando, quando un dubbio terribile mi assaliva: ma con la Segreteria come dovevo fare?

Perché, come ho già detto, ero proprio io, che continuavo a lavorare in Segreteria ma comandavo anche una nave militare.

Nel sogno, mi rassicuravo: potevo forse prendere il part time e comandare la nave militare solo di sera, e lavorare la mattina.

Poi ho pensato che se la nave militare faceva viaggi lunghi magari la mattina non potevo arrivare facilmente al lavoro; certo, c’era lo smart working, ma avevo l’impressione che non mi avrebbero concesso facilmente il part time con motivazione: nave militare.

Pazienza, ho pensato: comandare una nave militare non capita tutti i giorni; prendo l’aspettativa per tre mesi e poi, se supero il periodo di prova sulla nave militare, do le dimissioni dalla Segreteria.

Solo che a quel puto mi è venuto un pensiero atroce: non c’è solo il lavoro, ci sono anche tutti gli altri miei impegni.

Compreso Banca Etica.

Banca Etica! Come ho fatto a non pensarci prima?! Banca Etica è contro le armi: non posso comandare una nave militare e stare anche in Banca Etica.

Cazzo, ho pensato, bisogna che avvisi che purtroppo per questioni di coscienza devo rinunciare al comando della nave militare.

Solo che mi diranno: me ne sono accorto adesso? Come mai non ci ho pensato prima, potevo avvisare che avrei rinunciato. Adesso dove lo troveranno un altro per comandare la nave militare?

E allora, lì dove eravamo, per motivi che sicuramente erano spiegati nella parte di sogno precedente, eravamo in una specie di centro congressi, in una grande corridoio o una hall fuori della sala vera e propria, allora io andavo da Marco Carlizzi, che chissà perché era lì elegantissimo come sempre che parlava con della gente e io gli dicevo, scusa Marco, puoi venire un attimo che ti devo dire una cosa e lui veniva da parte e io gli dicevo: ma ti rendi conto? Ho capito solo adesso che non posso comandare la nave militare perché è incompatibile coi nostri valori e loro mi diranno ma non li potevo avvisare prima? Cioè ti rendi conto, che figura di merda?! Questi mi danno la nave militare e io all’ultimo gli dico che no, la nave militare non la voglio, e Marco mi diceva ma no dai, vedrai, e tu la nave militare non la vuoi, che sarà mai, e io però non ero molto convinto.

A me sembrava di più una figura di merda.

Comunque, non so perché ma, dato che ormai la frittata era fatta, decidevo che a quelli che danno le navi militari alla gente, io, di tutta questa storia che rinunciavo al comando della nave militare glielo avrei detto con calma, domani, quando tanto devo andare al porto, e stasera, che c’era questa specie di festa al centro congressi per i comandanti di navi militari, che io invece la nave militare non la volevo non glielo avrei detto, perché insomma era un po’ brutto e già poi li mettevo nei casini il giorno dopo che chissà dove poi lo trovavano un altro comandante di nave militare al posto mio, e insomma entravo in questa grande aula ovale a anfiteatro tipo la Albert Hall e quando entravo, nella galleria in alto, tutti mi vedevano e si alzavano in piedi e mi applaudivano, e io cielo che imbarazzo, che questi mi applaudono e io invece la nave militare non la voglio, che figura di merda epocale, e c’erano dei tizi tipo altri comandanti di navi militari che mi dicevano di venire che mi presentavano all’ammiraglio.

Ora, non so perché, ma oltre a decidere di dirlo il giorno dopo, che non volevo la nave militare, e dopo avere deciso di andare comunque alla festa per comandanti di navi militari, mi ero pure messo in divisa.

Impeccabile. Splendente.

E quindi con qualche imbarazzo mi portavano a questo tavolino in mezzo alla folla della galleria superiore dove c’era della gente che beveva champagne e fra loro c’era questo tizio vestito con un abito chiaro e un maglioncino dolcevita bianco, tipo Indro Montanelli, e io gli stringevo la mano e lui ridacchiava e mi diceva che comunque loro, per queste occasioni, non si mettevano mica in divisa, usiamo essere informali, e ridacchiavano tutti perché io invece ero in divisa e non col dolcevita bianco come loro, ma non ti preoccupare, dicevano, abbiamo avuto anche noi il nostro primo comando di una nave militare, e ridacchiavano.

Altra figura di merda.

Epocale.

Comunque, il giorno dopo andavo al porto e non c’era nessuno. Cioè, c’era la mia nave militare con tutto l’equipaggio ma gente a cui dire che io mi dimettevo dal comando della nave militare non c ‘era nessuno, e quindi l’equipaggio aspettava e io per forza dovevo salire là, sulla nave militare, e dare degli ordini.

Ora, non so perché ma dovevamo fare delle sperimentazioni, o forse la nave militare non aveva mai navigato e dovevamo provarla, e con molto orgoglio io, dopo che avevano acceso le macchine, io proprio io comandante di nave militare non vedevo l’ora di colare sulle onde e quindi dicevo con voce che voleva essere indimenticabile: bene, quartiermastro, facciamola correre, e quello con voce gelida mi diceva non è mica una macchina, noi sulle navi militari non diciamo così, cosa vuole, anche la pista? I box? Il cambio gomme?

Altra figura di merda.

Comunque per recuperare volevo fare qualcosa di grande, una figata tipo Russell Crowe che in Master and commander si calcola i venti, lo scarroccio, la corrente del Golfo, gli alisei, i monsoni e le maree e fa tutti i giri col compasso e alla fine arrivano dritti dietro la nave francese col vantaggio del vento e tutti fanno oooh, che grande comandante di navi militari Russell Crowe.

E io ero lì che sudavo col compasso e annunciavo esultante che se i miei calcoli sono esatti troveremo la nave francese proprio qui, indicando un punto sulla mappa, arrivandoci alla cieca grazie ai miei calcoli, ammesso che la corrente abbia la velocità prevista di dieci nodi, esattamente nella posizione più vantaggiosa alle loro spalle, un esordio splendido per la mia nave militare, ah-ah! e il quartiermastro mi guardava con aperto disprezzo e mi diceva guardi che adesso non funziona più così, adesso questa è una nave militare che ha il radar e dove sta la nave francese lo sappiamo benissimo anche a distanza. E poi andiamo a motore.

Figura di merda.

Che incubo.

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