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Salvatemi dallo spelling

2014-05-22 12.15.56Una considerazione del tutto immeritata delle mie capacità linguistiche da parte delle colleghe conduce tutte le telefonate provenienti dall’estero alla mia scrivania.

Dice: «Quante telefonate dall’estero riceverete mai?».

Beh, non poche. Anche perché da qualche parte nel sito dell’Università – un luogo misterioso che noi non riusciamo a trovare e sopprimere, ma che se uno visita il sito dall’estero evidentemente gli appare subito in bella vista a indicargli chi deve chiamare, come la stella dei Re Magi – c’è il numero di telefono della nostra Segreteria.

E quindi chiama gente improbabile, molta della quale chiede informazioni che non conosco. Il numero di telefono del professore di Chimica Inumana e Genetica delle Mutazioni, tipo, il Centro di Ricerca in Psicologia delle Glaciazioni e dei Rovesci Climatici, cose così.

Tutto sommato non ho troppe remore a liberarmi di costoro in maniera cortese ma ferma, facendo appello alle sopravvalutate competenze linguistiche di cui sopra, oltretutto diminuite dall’emozione.

«Aiem sorri, veri sorri, bat iu mast luuuk on the iuniversiti mein sait, ser… luuuuuk on de iuniversiti address buuuk. Luuuuuuuk on iunica dot aiti. Du iu anderstend? Iunica dot aiti, laik UNIversità of CAgliari. Ev e nais taim, guuudbai».

Poi però ci sono quelli che hanno un vero motivo per chiamare. Studenti che vorrebbero iscriversi. Aziende straniere che chiedono informazioni su certi laureati per motivi di assunzione. Università estere che hanno bisogno di contatti o informazioni.

Certi un po’ ti fanno cadere le braccia. Come quello che la settimana scorsa ti dice, in perfetto italiano: «Sono il professor Marchand… chiamo dalla Francia… le spiace se continuiamo la conversazione in inglese?».

Che, voglio dire, un francese che è in grado di fare una richiesta del genere in italiano, perché mai vorrà continuare a parlare in inglese? Perché, perché?!

Certo, le conversazioni possono anche essere brevi. Per esempio alle società di scouting e di selezione del personale non diamo certo al telefono informazioni sugli studenti, per questioni di privacy. Gli chiediamo di scriverci o mandarci una mail.

Già. Una mail.

«Uell, ser, iu anderstend that Ai chennot ghiv iu informescion bai foun. Iu sciuld send as an imeil…».

E gli dico che può trovare l’indirizzo e tutti gli altri recapiti sul sito. Lui mi dice di dirgli direttamente la mail.

Il nostro indirizzo è segrstudscpol@unica.it.

Lui mi chiede lo spelling.

Volevo morire.

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