Il Gattoparca
Ho visto l’altro giorno con Maria Bonaria Il gattopardo su RaiPlay, ispirati dalla sua lettura di La bella confusione di Francesco Piccolo.
Oh, non l’avevo mai visto, lo ammetto.
un filmone, ovviamente. Con un linguaggio cinematografico molto datato, e forse datato anche dal punto di vista politico (e però l’idea di un comunista che rilegge e traduce in film un romanzo aristocratico è interessante, forse anche di più a distanza di tempo), e però un capolavoro.
Il giorno dopo, come al solito sotto la doccia, riflettevo ancora su questo essere datato del film e improvvisamente mi è venuto in mente che Il gattopardo ha un suo interesse anche oggi, e può recuperare freschezza, come film sul patriarcato.
Non ho la minima intenzione di entrare nel dibattito, proprio in questi giorni intensissimo. Segnalo casomai una puntualizzazione interessante di Enrico Euli (proseguita poi nei giorni successivi) e una invettiva più esplicita di Gianfranco Manfredi: non sono sicuro di condividere ogni virgola, ma mi pare un approccio interessante.
Ma Il gattopardo disegna certamente un grande disegno di patriarcato, di patriarcato tradizionale in azione. Se si dovesse fare un ciclo di film sul patriarcato, ecco, io comincerei col Gattopardo.