Il noir e Guillermo
Trovo casualmente una definizione di noir attribuita a Guillermo del Toro – il testo parla di noir senza precisazioni, ma è evidente che si tratta in realtà del noir americano, anche dato che probabilmente la definizione deriva da un’intervista sul suo ultimo film, La fiera delle illusioni, che è il remake di un classico noir degli anni ’40. Non è una definizione particolarmente innovativa (credo di avere avuto presenti definizioni del genere già quando facevo la recensione del Grande Lebovsky almeno dieci anni fa), ma è molto precisa e poi, insomma, è pur sempre Guillermo del Toro.
Il noir non ha a che fare con tapparelle e una roca voce fuori campo e una strada male illuminata. Non ha a che fare con una pupa che fuma sotto un ventilatore. Quelli sono i clichés. Sono le pubblicità della Coca Cola del noir. Ciò che penso sia noir è la abrasività concreta che deriva dal realismo americano – quei film che trasmettono lo stesso spirito di George Bellows o Edward Hooper o Thomas Hart Benton. È la poetica della disillusione e dell’esistenzialismo. La tragedia che emerge fra quelli che hanno e quelli che non hanno. E quelli che non hanno provano a perseguire la loro ambizione tramite la violenza e, alla fin fine, con l’adorazione di un dio vano, che è il denaro. E quindi il noir è letteralmente l’esplorazione del rovescio della medaglia del Sogno Americano.
A margine, devo dire che mentre traducevo mi sono impedito di usare hard-boiled come sinonimo di noir: i due termini, infatti, non indicano la stessa cosa, anche se mi veniva spontaneo usarli così. Mi sono chiesto, però, esattamente in cosa differiscano, e ho trovato una intervista della scrittrice Megan Abbott sull’argomento:
L’hard-boiled è distinto dal noir, sebbene i due termini siano spesso usati in maniera intercambiabile. La spiegazione comune è che i romanzi hard-boiled siano un’estensione della narrativa sul selvaggio West e i pionieri del diciannovesimo secolo. Le terre selvagge divengono la città e l’eroe è di solito un personaggio in qualche modo caduto, un investigatore o poliziotto. Alla fine, è tutto un casino, della gente è morta, ma l’eroe ha fatto quel che era giusto o quasi e l’ordine è stato, in una qualche misura, restaurato. […]
Il noir è differente. Nel noir, tutti sono caduti e il giusto e il torto non sono chiaramente definiti e forse nemmeno comprensibili.
Devo dire che ho l’impressione che io e Abbott abbiamo letto romanzi western differenti, e trovo che nell’intervista la sua lettura dell’hard-boiled come indagine della fragilità nascosta, ma crescente, dell’identità del maschio bianco dell’epoca sia viziata da un’ideologia molto liberal ma anche molto borghese, ma d’altra parte lei ha fatto la sua tesi dottorale sull’hard-boiled e io no, per non parlare del fatto che io sono un maschio bianco sicuramente fragile, quindi prendete i miei dubbi per quel che valgono.