Analogico
Non so se avete presenti quei casi nei quali su Instagram capita che una di quelle tizie bellissime posti una sua foto in cui appare strabellissima e, fra tutti quei commenti che vanno da: «Sposami» a: «Se il segreto della tua bellezza è che sei vegetariana, lo vuoi il mio cetriolo?», passando per: «Mio Dio, il punto di bordeaux di quel maglioncino è de-li-zio-so!», «Quando sei nata tu il cielo ha perso la stella più bella», e «Guadagnate con poca fatica, contattatemi in privato», c’è sempre, sempre, sempre il commento di qualcuno che tagga un’amica e dice: «Per un attimo credevo fossi tu», o qualcosa del genere. In casi estremi dicono perfino cose tipo: «A te quel bikini sta molto meglio»
Che tu leggi e dici: seeee, vabbe’.
A chi vorrai darla a bere.
Però ieri ero al mercato delle pulci di Piazza del Carmine e mi sono fermato a vedere un tavolino che esponeva un po’ di oli su tela a soggetto sardo, fra i quali quello di una ragazzina esile e bellissima in costume di Desulo o giù di lì.
A fianco a me c’era una coppia in là con gli anni. Il marito si è girato verso la moglie, splendido esemplare di megera tarchiata campidanese, e le ha detto: «Sembri tu!».
Non c’è bisogno di Instagram, evidentemente.