Nuove diete imperdibili: la medio-vittoriana
Ho trovato casualmente su Feedly questo articolo, pubblicato originariamente sulla sezione Salute dell’inglese Spectator. L’articolo ha un tono piuttosto enfatico e forse sciovinista ma è molto provocante ed ha il vantaggio aggiuntivo che gli autori sono due accademici, dunque due scienziati, e quindi a trovarlo interessante non si corre il rischio di essere collocati nel campo degli analfabeti-funzionali-che-credono-ai-santoni.
L’articolo, come si capisce dal titolo, si concentra su aspetti di igiene alimentare ma, en passant, dice alcune cose interessanti sulla salute e le politiche sanitarie in generale e perfino sull’attuale polemica sui vaccini, sia pure tangenzialmente (devo decidermi a scriverlo, quel famoso gioco sulla variolizzazione, e anche a scrivere direttamente quello che penso della questione).
Se volete controllare il testo originale, è stato pubblicato il 12 novembre 2015 sulla sezione Health dello Spectator.
Scordatevi la paleo, puntate sul medio-vittoriano: è la dieta più salutare della quale abbiate mai sentito parlare
by Paul Clayton and Judith Rowbotham
Se doveste chiedere a un passante il nome di un regime alimentare particolarmente salutare potrebbero citare la dieta mediterranea. Se davvero ne sapessero poterebbero perfino suggerire la dieta eschimese. È però difficile che menzionino la dieta inglese del periodo centrale dell’era vittoriana. Tuttavia gli anni fra il 1850 e il 1872 sono stati una piccola età dell’oro della nutrizione che, sebbene fosse molto limitata nella possibilità di scelta, aveva molto in comune con i migliori modelli dietetici dell’oggi. La loro dieta poteva essere monotona, ma le classi lavoratrici dell’epoca vittoriana di mezzo mangiavano in maniera sana.
È opinione comune che la vita dell’epoca vittoriana fosse breve e brutale. La durata tipica della vita nel quartiere di Whitechapel a Londra nel decennio 1840 era presumibilmente di quarantacinque anni per la classe media, mentre le classi lavoratrici si aggiravano fra i ventidue e i ventisette. Tuttavia queste statistiche sono fuorvianti. Tanto per cominciare il decennio del 1840 – gli affamati quaranta – era un periodo di carestia. Ma i dati sono anche distorti da tassi di mortalità infantile estremamente elevati (dovuti a malattie, non a malnutrizione). Un bambino su cinque moriva entro il primo anno di vita; uno su tre entro i primi cinque anni.
Una volta che i vulnerabili anni dell’infanzia erano passati, l’aspettativa di vita dell’età vittoriana di mazzo non era drammaticamente differente dalla nostra. A partire dai cinque anni era in media di 75 anni per gli uomini e di 73 per le donne (a causa dei pericoli della gravidanza e del parto). Questo corrisponde sorprendentemente bene ai dati odierni, che si attestano sui 79 anni per gli uomini e gli 84 per le donne, e indica che la nostra “migliore” aspettativa di vita riflette principalmente i miglioramenti nella cura neo-natale. Si tratta di conteggi piuttosto rozzi. Un paragone più ricco di sfumature sarebbe con le aspettative di vita delle classi lavoratrici e piccolo borghesi di oggi (gruppi socio-economici C1, C2 e D) per le quali i dati rilevanti sono di circa 72 e 76 anni per uomini e donne rispettivamente. Le donne hanno guadagnato tre anni grazie alla pianificazione familiare; ma è la perdita di tre anni per gli uomini che rivela il vero declino sottostante della salute pubblica.
Le aspettative di salute forniscono un importante strumento di confronto. I vittoriani dell’età di mezzo godevano di una salute relativamente buona nella vecchiaia. Gli anziani, compresi gli ospiti degli ospizi in cui si lavorava in cambio di vitto e alloggio, erano fisicamente capaci di lavorare fino agli ultimi giorni della loro vita. I contadini e i braccianti lavoravano regolarmente ben oltre i settant’anni. I posti letto negli ospedali erano limitati a causa della cura familiare e di un minore bisogno di strutture mediche per casi non acuti. Al contrario gli uomini possono prevedere di spendere gli ultimi 7,7 anni della loro vita in uno stato di crescente dipendenza medica; per le donne la cifra va ben oltre i 10 anni. Da questa prospettiva le conquiste mediche dell’ultimo secolo appaiono seriamente offuscate.
Le implicazioni di una migliore comprensione della salute dell’età vittoriana di mezzo sono profonde. Appare chiaro che, con l’eccezione della pianificazione familiare, il vasto edificio del sistema sanitario post-1948 non ci ha tanto messo in condizioni di vivere più a lungo ma ha semplicemente fornito strumenti per controllare i sintomi di malattie croniche degenerative, che sono divenute prevalenti a causa del nostro fallimento di mantenere gli standard nutrizionali dell’età di mezzo vittoriana. La disnutrizione è ragionevolmente la maggiore causa odierna di malattie.
Il nostro studio sul Journal of the Royal Society of Medicine (qui, qui, e qui) mostra che la maggioranza dei poveri delle aree urbane dell’epoca vittoriana si alimentavano in modi che erano limitati ma che contenevano una notevolmente alta densità di elementi nutritivi. Il pane poteva essere costoso ma cipolle, crescione, cavoli e frutta come mele e ciliegie erano a buon mercato e non richiedevano accurate pianificazioni economiche per il loro consumo. La barbabietola era mangiata tutto l’anno; il topinambur era spesso coltivato in casa. Pesci come le aringhe e la carne in varie forme (scarti, costolette e perfino ossa con la polpa) erano anch’essi comuni. Tutto sommato un ritorno ai valori dietetici dell’età vittoriana di mezzo migliorerebbe significativamente le aspettative di salute di oggi.
Se questo non è stato finora compreso è in parte a causa della nostra fede nei progressi delle istituzioni e dei trattamenti medici. È stato inoltre oscurato da una insistenza popolare a vedere il 1900 come il punto d’inizio dei progressi medici.
Nel decennio 1870 la salute dei vittoriani fu messa alla prova dallo zucchero a buon mercato e dalla prima generazione di cibi industriali ad alto contenuto di sale e zucchero. Questo trascinò la salute degli abitanti delle città e la loro aspettativa di vita a un punto di minimo intorno al 1900 – una data che di conseguenza fornisce un punto di riferimento altamente ingannevole (la tendenza si è riflettuta perfino sulla statura delle persone. L’altezza minima per i fanti fu abbassata da 1,67 metri a 1,6 e più tardi a 1,52 in appena due decenni).
Tracciando la salute pubblica a partire dall’età vittoriana di mezzo, la nostra visione del mondo cambia drasticamente. Le persone dell’epoca vivevano senza i moderni mezzi diagnostici, farmaci, chirurgia e contraccettivi. Nonostante questo, e a causa dell’alta densità di elementi nutritivi, le loro aspettative di vita erano buone quanto le nostre e il loro periodo di piena salute significativamente più lungo. I vantaggi dietetici dell’età vittoriana di mezzo sono andati persi per noi a causa dei nostri stili di vita maggiormente sedentari e del sovra consumo di cibi e bevande industriali e a scarso contenuto nutritivo.
L’aspettativa di vita è in calo in aree tanto diverse come Strathclyde, parti dell’Africa e l’ex Unione Sovietica e in strati sociali significativi degli USA. La fiduciosa idea dell’inevitabilità della crescita delle aspettative di vita non è più convincente – l’attuale pandemia di obesità e diabete rappresenta sotto molti aspetti una accelerazione del processo di invecchiamento. Abbiamo bisogno di ritornare indietro al futuro.
Il dottor Paul Clayton è Fellow all’Istituto di Cibo, Cervello e Comportamento di Oxford. La dottoressa Judith Rowbotham è Visiting Research Fellow dell’Università di Plymouth e lavora su una varietà di iniziative di ricerca su legge, crimine e storia, compresa la nutrizione in epoca vittoriana.