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Cambiamenti climatici e clima della finanza

Ripropongo anche su questo blog la posizione di Banca Etica sulla conferenza sul clima in svolgimento in questi giorni a Parigi.

Lo sapete vero che Cagliari è fra le città che si pensa possano scomparire sotto l’acqua fra poche decine d’anni?

Ma l’articolo mi sembra interessante perché lega, come dice nelle prime righe, clima e finanza. Contiene anche parecchi link che vi invito a esplorare.

marcia_per_il_climaLa COP 21 e l’importanza di attivarsi per cambiare clima nella finanza. La posizione della Rete di Banca Etica

di Banca popolare Etica

La COP – La ventunesima Conferenza delle Parti o COP21 è in corso di svolgimento a Parigi. L’obiettivo è raggiungere un accordo internazionale e legalmente vincolante sul clima, per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2°C.

Come Rete di Banca Etica (Banca Popolare Etica, Etica SGR, Fondazione Culturale Responsabilità Etica) abbiamo predisposto questa riflessione, che lega la finanza e i cambiamenti climatici, per offrire alle persone uno scenario chiaro delle conseguenze, spesso involontarie, delle nostre scelte finanziarie.

Gli impatti

Nelle questioni climatiche e ambientali, le responsabilità del sistema finanziario sono determinanti. Enormi finanziamenti sono destinati ai combustibili fossili, a settori quali quello estrattivo e minerario, all’agricoltura intensiva, alle grandi dighe e ad altri ancora con impatti estremamente negativi sull’ambiente. Grandi progetti infrastrutturali, nei quali il ruolo delle grandi banche e dei finanziatori è essenziale.

La finanziarizzazione

Al di là dei finanziamenti a progetti con impatti negativi, è probabilmente ancora più dannoso e preoccupante l’approccio generale e il ruolo che ha oggi la finanza nella società. La cosiddetta finanziarizzazione dell’economia spinge alla continua ricerca del massimo profitto nel minore tempo possibile in ogni attività. Capitali giganteschi si spostano in millesimi di secondo, generando instabilità e continue crisi e piegando le regole e i tempi dell’economia a questa esasperata ricerca di profitto. Non c’è spazio per considerazioni ambientali se l’unico obiettivo delle imprese diventa quello di massimizzare il valore delle proprie azioni nel brevissimo termine, non di uno sviluppo armonico e compatibile con l’insieme della società. Se l’unico obiettivo è il profitto e i danni ambientali sono delle “esternalità”.

Le soluzioni di mercato

La questione del peso della finanza si riscontra anche nelle soluzioni oggi proposte per contrastare i cambiamenti climatici, e che si fondano quasi esclusivamente su meccanismi di mercato quali la compravendita delle emissioni (Emission Trade). Se c’è chi difende l’efficienza di un tale approccio, il rischio è quello di passare dal principio secondo cui “chi inquina paga” a quello per cui “chi paga può inquinare”, degradando le questioni ambientali a meri calcoli economici. Più in generale, l’accusa è di delegare – se non svendere – ai privati un bene pubblico globale come il clima, su cui è necessario un impegno chiaro di governi e istituzioni.

Una finanza che non funziona

Al culmine del paradosso, una finanza che sempre più spesso fissa le regole del gioco, che esaspera l’instabilità e crea continue crisi, che ha un continuo bisogno di capitali pubblici (dai piani di salvataggio in poi) per non collassare, non riesce nemmeno a fare ciò che dovrebbe fare. Mentre somme enormi ruotano vorticosamente in attività speculative, mentre Stati e banche centrali continuano a fornire liquidità al sistema finanziario, dall’altro investimenti che sarebbero tanto essenziali quanto urgenti non trovano i capitali necessari. Parlando di clima, pensiamo a un piano per la riconversione ecologica dell’economia, la mobilità sostenibile, la ristrutturazione edilizia, la ricerca e la formazione.

Tempi e obiettivi

Interventi che necessiterebbero risorse finanziarie e investimenti con un’ottica di lungo periodo, per i quali servirebbero “capitali pazienti”. Chi potrebbe fornirli? Difficile pensare alla finanza pubblica, se austerità e tagli sono l’unica strada imposta. Altrettanto difficile pensare a una finanza privata che ragiona in millesimi di secondo e che ha mostrato di essere assolutamente incapace di operare nell’interesse generale. Occorre riportare i tempi della finanza a quelli della natura e della società. Occorre reindirizzare gli sterminati capitali oggi impiegati in attività speculative o nocive verso progetti con ricadute positive sull’ambiente e il clima.

Cambiare le regole

Realizzare tale spostamento significa agire lungo diverse direttrici. La prima è l’introduzione di regole e controlli per chiudere l’attuale casinò e riportare la finanza privata a essere uno strumento al servizio della società, non un fine in sé stesso che impone la propria visione. Le misure da adottare sono note da tempo, non è una questione di difficoltà tecnica, ma di volontà politica: una tassa sulle transazioni finanziarie, la separazione tra banche commerciali e di investimento, limiti all’utilizzo dei derivati e altro ancora.

Con i nostri soldi

Accanto a interventi normativi “dall’alto”, è però forse ancora più importante agire “dal basso”, con una riflessione sull’uso che viene fatto del nostro denaro. Come viene impiegato, una volta depositato in banca o affidato a un intermediario? Orientando i nostri risparmi, da un lato possiamo sottrarli alle logiche speculative e a progetti nocivi, dall’altro affidarli invece a chi opera in piena trasparenza, valutando le ricadute non economiche dell’agire economico e finanziando progetti con ricadute positive sull’ambiente e la società. Decine di migliaia di persone che hanno scelto la finanza etica, mostrano concretamente che la finanza può e deve essere una parte della soluzione e non, come avviene oggi, uno se non il principale problema.

La nostra visione

Come Rete di Banca Etica, siamo convinti che la finanza possa e debba giocare un ruolo di grande importanza. Il punto di partenza è il riconoscere che la finanza deve essere uno strumento per facilitare il raggiungimento di obiettivi economici, sociali, ambientali. Non deve quindi dettare tempi, regole e modalità dell’economia, ma al contrario mettersi al servizio di tali obiettivi.

Trasparenza

Per questo nel nostro agire quotidiano prendiamo in considerazione le ricadute non economiche dell’agire economico, tramite un’analisi degli impatti ambientali di ogni finanziamento, per la Banca, e di ogni società e Stato in cui si investe, per Etica Sgr. Analogamente, lavoriamo per un monitoraggio e una rendicontazione delle emissioni di CO2 legate alla nostra attività. La rendicontazione è sia quella delle emissioni dirette, ovvero legate al funzionamento della struttura, sia soprattutto progressivamente di quelle indirette, cercando di valutare e ridurre le emissioni legate al proprio portafogli di realtà finanziate e di investimento. Nei nostri bilanci pubblichiamo tutti questi dati con la massima trasparenza. Etica Sgr è al momento l’unica società di gestione del risparmio italiana ad avere sottoscritto il Montreal Carbon Pledge, promosso dal PRI dell’ONU e che impegna i firmatari a misurare e pubblicare l’impronta di carbonio dei propri investimenti, con l’obiettivo di utilizzare tali informazioni anche per porsi degli obiettivi di riduzione di questa impronta.

Formazione e informazione

Al di là delle attività finanziarie, cerchiamo di promuovere iniziative di formazione e informazione. Tra le più recenti, la partecipazione al Manifesto Terra Viva, le Schede capire la finanza della Fondazione Culturale anche su temi ambientali (dal clima al cibo ad altre), gli articoli e gli speciali del mensile Valori, gli approfondimenti su Non Con I Miei Soldi. Lavoriamo in rete con realtà della finanza etica e alternativa su scala europea e internazionale (GABV, Institute for Social Banking). Partecipiamo a campagne e iniziative della società civile, tra le quali l’adesione alla Coalizione per il Clima, o Finance Watch. Promuoviamo l’azionariato attivo in Etica Sgr e l’azionariato critico con la Fondazione Culturale, tramite i quali apriamo un dialogo e un confronto con alcune grandi imprese, cercando di spingere per una maggiore responsabilità anche in campo ambientale.

Attivarsi e partecipare

In questo percorso, tanto finanziario quanto culturale, è determinante il riconoscere il ruolo che può e deve giocare ogni singolo cittadino, informandosi sull’uso che viene fatto del proprio denaro, una volta depositato in banca o affidato a un intermediario finanziario. Domandiamo qual è il “clima” che si respira nella nostra banca. Attiviamoci nelle campagne di pressione e di informazione. Partecipiamo direttamente, per fare sentire la nostra voce e per avviare dal basso una completa trasformazione della finanza. Anche parlando di ambiente e clima, una trasformazione che porti la finanza a essere parte della soluzione, e non del problema.

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