Cose da nulla che si dimenticano, tipo la vita eterna
Ieri mentre uscivo di casa e andavo al lavoro mi è venuto un pensiero, suggerito da qualche cronaca recente riguardante corvi e cornacchie che si aggirano intorno a San Pietro.
Il pensiero era: «Ma questi, alla vita eterna, non ci credono?».
Dove questi erano le figure delle quali di volta in volta, in questi scandali vaticani, si deve supporre l’esistenza. Se dei documenti vengono trafugati qualcuno l’avrà pur fatto. Chi l’abbia fatto lo appurerà la giustizia: io pensavo ad altro.
Alla vita eterna.
Lo so che la nostra non è proprio l’epoca nella quale la vita eterna (o, più propriamente, la salvezza dell’anima immortale) sia argomento del quale si parli a ogni pie’ sospinto, però mi sembra il tema più rilevante di tutta la questione.
Voglio dire: si parla di prelati, giusto? O di laici impegnati, che vivono gomito a gomito con le più alte gerarchie ecclesiastiche.
La maggior parte delle persone che frequento apparentemente alla vita eterna non ci pensa mai. Un po’ la cosa mi turba ma penso: supplirà la misericordia di Dio.
Ma chi fa ruotare la sua vita attorno alla fede, alla vita eterna dovrebbe pensarci, no?
Vedo già teste che si scuotono con compatimento, come a dire: seeeee, figurati se ci credono.
Mi sembrerebbe un pensiero superficiale. Io penso che ci credano. O meglio: è chiaro che è ben nota sin fino dai cronisti medievali la figura della crassa empietà – ieri a Oggi parliamo di libri ho evocato il frate Timoteo de La mandragola – ma è una spiegazione un po’ troppo comoda, un po’ troppo caricaturale.
Io credo che la maggior parte ci creda. O che ci credesse: se ha smesso il discorso non cambia, almeno non tanto. Si può discutere se un certo tipo di appartenenze o di ruoli ecclesiali induca a pensare sempre meno alla vita eterna e più a quel che un tempo si sarebbero definiti beni terreni, il potere, la ricchezza, il far parte di cerchie esclusive, ma insomma: io penso che, se anche la copscienza si è affievolita, tutti ci credano.
E quindi è qui la mia perplessità. Voglio dire: prima di preoccuparmi di tradire la fiducia del Papa io mi preoccuperei di tradire la fiducia di Dio, o no? Alla fin fine il Papa cosa può farmi? Dio, invece, prima o poi lo si incontra faccia a faccia. E, come diceva il cantante, non conosciamo affatto la statura di Dio, quindi il pensiero dovrebbe sempre indurre a una certa esitazione.
Non capisco. Davvero non riesco a capire.
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