C’era già
Mi sono dimenticato di raccontare che durante una recente gita familiare in Gallura (dalla parte interna, verso il lago Liscia) siamo andati a vedere il gruppo degli olivastri millenari di Sant’Antonio di Luras.
Che a dirlo così mi sembrava una cosa abbastanza normale: degli alberi molto antichi, magari un bosco intorno.
È stato quando la guida ci ha detto, con precisione, che il più vecchio degli alberi ha fra i 3800 e i 4000 anni che mi sono fermato a riflettere: vuol dire che sono fra le cose più antiche che ho mai visto. Più vecchi di cose che consideriamo antichissime. E anche gli altri due olivastri millenari del gruppo, che magari hanno solo 2000 anni, sono più antichi della nostra civiltà cristiana. Vicino al residence dove abbiamo dormito c’era un altro ulivastro, non ancora censito, che secondo il padrone ha 3000 anni: non so se fosse vero, ma certo era maestoso.
Devo dire che mi ha fatto molta impressione. Non solo perché la pianta affonda le radici in un passato che ci è per molti aspetti sconosciuto e che non possiamo immaginare – se guardi al Colosseo sai chi l’ha fatto e perché, e cosa gli è successo nei secoli – ma anche perché, ed è un’altra cosa sulla quale non mi ero mai soffermato, è un essere vivente.
La zona è bellissima e la visita, trattandosi anche dell’albero più antico d’Italia, merita.
Portatevi qualcosa di poesia da leggere, passeggiando attorno all’albero (che so, A una quercia di Newstead di Lord Byron mi parrebbe adatta).
E un panino al salame, o mortadella, da mangiare subito dopo. Meglio non prendersi troppo sul serio: è un essere vivente, e un vecchio amico, non una maledetta piramide di Cheope, anche se hanno solo pochi secoli di differenza.