Frontiere del passato (e del futuro)
![](https://i0.wp.com/www.robertosedda.it/wp-content/uploads/2019/03/NY-Times-DNA.jpg?resize=800%2C418)
Ho letto sul New York Times un bellissimo articolo sulle nuove frontiere della paleoarcheologia, basata sull’analisi del DNA estraibile dalle ossa dei nostri progenitori. L’articolo è molto lungo (e appassionante) e non posso tradurlo, ma cerco qui di segnalare gli elementi di interesse.
- Presenta alcune affascinanti figure di scienziati più grandi del vero e prometeici, che hanno rivoluzionato la ricerca e il cui pensiero probabilmente influenzerà, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, le nostre vite e la cultura dei prossimi cento anni;
- Presenta in maniera chiara e comprensibile nuovi e rivoluzionari metodi di ricerca in archeologia, dandoci un nuovo punto di vista su come si lavora oggi nella disciplina – e spiega perché i vecchi e (non, attenzione, non) superati metodi mantengono la loro importanza;
- Dà descrizioni interessanti sul come si lavora sul campo nella paleoarcheologia;
- Dei suddetti scienziati prometeici a metà dell’articolo ho pensato: «Questo mente». Beh, no, magari non mente, ma certo l’articolo suggerisce inquietanti considerazioni su cosa succede nella ricerca quando ci sono sbilanciamenti di potere e su che errori si possono commettere quando gli archeologi diventano procacciatori di ossa per i biologi e non più, come dovrebbe essere, che i biologi agiscono come consulenti della ricerca archeologica;
- In particolare, fa vedere cosa succede se i suddetti biologi, avendo poco da dire a parte che il DNA è fatto in un certo modo, rimpolpano il loro articolo con conclusioni storiografiche che, non avendo grandi basi, sono per forza generali; torna cioè la storia per etichette (al modo delle Invasioni Barbariche) che è molto interessata a interpretazioni non storiche ma culturali: lo Scontro di Civiltà, la Legge del Più Forte, Cacciatori contro Contadini e cose così.;
- E quando succede questo l’uso della storia a scopo nazionalistico è dietro l’angolo, ma c’è di peggio: la ricerca sul DNA, accoppiata a questo tipo di semplificazioni storiche, permette di cominciare a affermare che, per carità, la razza è un concetto superato e le razze non esistono, però certi popoli avevano certi caratteri nel DNA e guarda caso si sono affermati, e quindi, insomma…
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