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Servizio pubblico

Il nostro mondo politico locale è agitato in questi giorni, oltre che dalle solite cose, dalla ventilata nomina di Antonello Cabras alla Presidenza della Fondazione Banco di Sardegna.

Chi governa le Fondazioni?

Sulla questione ho le mie opinioni ma non mi interessa entrare nel dibattito. Siccome però ho visto girare affermazioni del genere

Stare fuori dalle banche è un imperativo per sanare un rapporto patologico tra il mondo degli affari e della finanza e la politica

che riferite alla Fondazione in sé sono insostenibili, spendo il mio cent a favore di un servizio pubblico di informazione per una discussione consapevole: suggerisco di leggere lo Statuto della Fondazione e le regole della composizione del Comitato di Indirizzo (artt. 25-28), nonché le attività che la Fondazione può svolgere, così ognuno può farsi la sua idea a ragion veduta (io le ho trovate interessanti). Segnalo anche il Regolamento in materia di disciplina delle Fondazioni bancarie, e in particolare l’art. 3

Organo di indirizzo

1. Fermo restando quanto previsto al comma 6 per le fondazioni di origine associativa, l’organo di indirizzo delle fondazioni è composto, secondo quanto previsto dagli statuti, da una prevalente e qualificata  rappresentanza degli interessi del territorio; per la restante  parte l’organo di indirizzo è composto da soggetti di chiara fama e riconosciuta indipendenza in possesso di competenza ed esperienza specifica nei settori di intervento della fondazione, la cui presenza non è, comunque, in funzione della rappresentanza di interessi (“le personalità”). Restano fermi per tutti i componenti i requisiti di cui all’articolo 4.

2. I rappresentanti degli interessi del territorio della fondazione sono  designati da regioni, comuni, province e, ove esistenti, città metropolitane; lo  statuto  distribuisce i poteri di designazione in modo da riflettere il territorio.

così almeno sull’intreccio fra banche e politica si può discutere con argomenti più solidi.

Ovviamente fra le attività della Fondazione non citate nello Statuto rientra il fatto che possiede il 49% del capitale del Banco di Sardegna e ne nomina parte del CdA, ma a questo arriviamo subito.

A proposito di patti parasociali

Sono rimasto molto colpito da un articolo su SardiniaPost di cui per comodità riporto la parte più significativa:

Riassumiamo in modo schematico (chi vorrà conoscerne i dettagli può andare ai documenti originari) nella convinzione che il ruolo dell’informazione sia esattamente quello di fornire all’opinione pubblica i ‘materiali’ per formarsi un’idea attorno alle scelte di chi amministra la cosa pubblica.

Scrivono Segni e Parisi che nell’ottobre scorso i due soci del Banco di Sardegna, quello di minoranza (la Fondazione) e quello di maggioranza (la Banca popolare dell’Emilia Romagna) hanno sottoscritto un ‘patto parasociale’ che (ribadisce Parisi nell’intervista) prevede una serie di clausole da cui è facile capire il vantaggio per la Bper, uno dei contraenti, ma non si capisce il beneficio per la Fondazione.

Trasferiamo lo stesso concetto alla realtà materiale, dando alle istituzioni coinvolte nell’accordo i nomi dei protagonisti. Viene fuori questo: nell’ottobre scorso la Fondazione del Banco di sardegna, il cui presidente è Antonello Arru, stipulato un accordo svantaggioso con la Banca popolare dell’Emilia Romagna.

Secondo passaggio (esplicitato ancora una volta da Parisi nell’intervista). Mentre sul presidente della Fondazione la Bper non ha voce in capitolo, ce l’ha, eccome, sulla nomina del presidente dell’Istituto. Dunque: nell’ottobre scorso il presidente della Fondazione del Banco di Sardegna ha stipulato un accordo svantaggioso con chi dovrà dire sì o no alla sua nomina al vertice dell’Istituto.

Ora. Mi permetto di dire che sono d’accordo col fatto che

il ruolo dell’informazione sia esattamente quello di fornire all’opinione pubblica i ‘materiali’ per formarsi un’idea attorno alle scelte di chi amministra la cosa pubblica

solo che, vista la gravità delle accuse, mi sarei aspettato che l’articolo facesse nomi e cognomi, cioè i materiali informativi li desse davvero, o almeno indicasse con chiarezza ciò che c’è di così svantaggioso per la Fondazione nel patto parasociale. Invece nulla, se non l’idea che

chi vorrà conoscerne i dettagli può andare ai documenti originari

cosa che io a questo punto ovviamente ho fatto, se no non sarei il vostro umile Rufus di quartiere che tutti amate appassionatamente.

Scopro così che in realtà la Fondazione e BPER (che sono i due soli soci del Banco di Sardegna) sono stati legati da un accordo parasociale, della durata di un triennio e tacitamente rinnovabile, fin dal 30 marzo 2001. Questo accordo (che potete leggere) è stato sempre rinnovato fino allo scorso novembre, quando è stato sostituito da un altro (anche questo pubblicato, potenza della Consob).

Lascio alla vostra curiosità scoprire le modifiche fra l’accordo precedente e l’attuale.

Hint: qualcosa c’è.

Una cosa che invece non c’è, è quel che preannunciava l’intervista di Parisi:

Se nel patto si offre un diritto di prelazione alla Bper nel caso di vendita delle azioni in capo alla Fondazione, ovviamente c’è un beneficio per la Bper. Giusto? Ma cosa ci guadagna la Fondazione a concedere questa opzione alla Bper?

Ci si riferisce al punto 3.1 (Trasferimento delle azioni conferite) del nuovo accordo. Per comodità ve lo riporto:

Bper si obbliga, per l’intera durata dell’Accordo, a non trasferire a qualsiasi titolo o comunque a non disporre, in tutto o in parte, delle Azioni Conferite.

La Fondazione si obbliga, per l’intera durata dell’Accordo, a non trasferire a qualsiasi titolo o comunque a non disporre di un quantitativo di Azioni Conferite tale da ridurre la propria partecipazione al di sotto del 20% del capitale sociale del Banco avente diritto di voto in assemblea straordinaria. La Fondazione potrà pertanto trasferire, in tutto o in parte, le Azioni Conferite che eccedono tale limite (i) a Bper ovvero (ii) a terzi, nel rispetto della procedura di prelazione indicata al successivo paragrafo e, ove i potenziali terzi acquirenti siano banche o società finanziarie, ovvero soggetti controllati anche indirettamente da banche o società finanziarie, previo gradimento di Bper nei confronti di tali soggetti.

Qualora la Fondazione intenda trasferire, in tutto o in parte, le proprie Azioni Conferite, nei limiti indicati al precedente paragrafo, essa dovrà offrirle a Bper che potrà esercitare il diritto di prelazione all’acquisto dell’intero quantitativo di Azioni Conferite offerto.

Nel vecchio accordo (invece?!) si diceva:

“Bper” si obbliga, per l’intera durata dell’Accordo, a non trasferire a qualsiasi titolo o comunque a non disporre, in tutto o in parte, delle Azioni Conferite.

La “Fondazione” si obbliga, per l’intera durata dell’Accordo, a non trasferire a qualsiasi titolo o comunque a non disporre di un quantitativo di Azioni Conferite tale da ridurre la propria partecipazione al di sotto del 20% del capitale sociale del “Banco” avente diritto di voto in assemblea straordinaria. La Fondazione potrà pertanto trasferire, in tutto o in parte, le Azioni Conferite che eccedono tale limite (i) a “Bper” ovvero (ii) a terzi, nel rispetto della procedura di prelazione indicata al successivo paragrafo e, ove i potenziali terzi acquirenti siano banche o società finanziarie, ovvero soggetti controllati anche indirettamente da banche o società finanziarie, previo gradimento di “Bper” nei confronti di tali soggetti.

Qualora la “Fondazione” intenda trasferire, in tutto o in parte, le proprie Azioni Conferite, nei limiti indicati al precedente paragrafo, essa dovrà offrirle a “Bper” che potrà esercitare il diritto di prelazione all’acquisto dell’intero quantitativo di Azioni Conferite offerto.

Che non so a voi, ma a me mi pare identico.

Il mio compito di servizio pubblico all’informazione si conclude qui, ma ne approfitto per congedarmi con una domanda: ma l’onorevole Parisi avrà avuto una distrazione lunga dal 2001 a oggi, oppure fa polemica a scoppio comandato? Misteri.

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