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La maestra d’Italia

Sono molto di fretta e quindi non posso approfondire, ma un pensiero mi ha colto quando ho letto che il ministro Giannini si è sentita in dovere di rivolgersi ai ragazzi che domani faranno la maturità

«Dormite tranquilli, cena leggera e nessun alcolico. Arrivate nelle migliori condizioni fisiche. Dovete essere padroni di voi stessi». Alla vigilia dell’esame di Maturità, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rivolge un grande “in bocca al lupo” a tutti gli studenti in un video che sarà trasmesso questa sera in diretta streaming dal portale di Skuola.net

oltretutto su un sito privato, neanche su quella istituzionale del Ministero. Giannini skuola.netIl pensiero è stato: ma perché? Non è mica la mamma di tutti gli studenti, il ministro, non è il loro preside o uno dei loro docenti, non è il loro coach. È un ministro della Repubblica: non insegna, non lavora direttamente coi ragazzi, casomai fa funzionare la scuola, si assicura che i ragazzi abbiano strutture scolastiche adeguate, insegnanti sufficienti e preparati, mezzi di apprendimento adatti e così via. La dieta della sera prima degli esami, francamente, viene dopo tutto questo e potremmo anche non occuparcene, considerando pure che non è che le performance del Ministero e di chi lo dirige negli ultimi decenni siano state proprio proprio esaltanti.

Eppure il ministro fa la superpreside su skuola.net.

Il giorno dopo in cui Alfano si è presentato come il superpoliziotto, annunciando la cattura del (presunto! presunto!) assassino di Yara Gambirasio. Eppure il Ministro dell’Interno non ha il compito di catturare i latitanti o di svolgere le indagini sui delitti, neppure su quelli più bestiali: infatti, così come non è merito suo l’arresto, nessuno si sarebbe sognato si imputargli la mancata scoperta dell’assassino: se non ci sono indizi sufficienti, se non ci sono mezzi di scoperta, pazienza. Può essere straziante ma è così, e il ministro non c’entra. Quello che gli si può chiedere è che la Repubblica abbia un numero sufficiente di poliziotti, che siano pagati adeguatamente, abbiano mezzi adeguati e linee operative efficaci a tutela di un’ordinata vita comune e della democrazia repubblicana: su questo sì che si può chiedere conto al Ministro dell’Interno e anche su questo, diciamo, è lecito avere dubbi sulla qualità dei risultati.

Potrei continuare: dopo la superpreside e il superpoliziotto, per esempio, ci sarebbe Renzi che è super per definizione e la Boschi che vola in Africa per portare bambini ai genitori (supermamma?).

Boschi bambiniNon è ovviamente una questione di questo governo: mi pare che già la Moratti avesse l’abitudine di rivolgersi agli studenti via YouTube, per esempio. Non è neanche questione del fatto che si tratta di strategie, davvero di bassa lega, finalizzate all’ottenimento di un po’ di visibilità in più. O meglio: è anche questione di questo governo, perché era legittimo attendersi uno stile magari meno berlusconiano nel ricoprire incarichi ministeriali, e non lo stesso stile o peggio di quello di prima, ed è anche questione di strategia di visibilità, perché di solito quando i ministri si curano così tanto dei riflettori non si fa buona politica.

La questione più importante, però, è che si tratta complessivamente di atteggiamenti diseducativi. Tra il piano dell’amministrazione e del governo, fra l’esecutività e l’indirizzo, passa la stessa differenza che c’è tra le questioni semplici e le questioni complesse. Se questo piano si confonde e ai cittadini non è mai fatto percepire, è difficile che possano valutare correttamente le questioni pubbliche e politiche. Prevale l’idea che amministrare lo Stato è, più o meno, cosa simile alla cura del buon padre di famiglia (cosa che non è). Che, per esempio, per la riforma della Pubblica Amministrazione, o per la gestione della giustizia, o per qualunque altra cosa, basterà al massimo un po’ di buon senso, e che ci vuole?

A occhio la radice dell’antipolitica sta in questo tipo di atteggiamento tanto quanto nell’idea che tanto tutti sono uguali e tutti rubano alla stessa maniera: l’antipolitica è la costruzione di un sentire popolare facilone, superficiale e ingannevolmente semplificato. La politica è scienza del possibile e del complesso, l’antipolitica si appella a soluzioni sbrigative.

Un governo che si propone programmaticamente come argine all’antipolitica dovrebbe, pensa un ingenuo come me, essere più attento al rispetto del ruolo istituzionale, alla differenziazione dei piani, alla discussione dei risultati di lunga durata piuttosto che all’effimero.

Se.

Se il contrasto fra politica e antipolitica è davvero vissuto e posto in questi termini. Perché a giudicare dalla quantità di supereroi in servizio permanente effettivo nel governo e dintorni, forse il tema non è questo. Forse politica e antipolitica perseguono entrambe lo stesso obiettivo, che è la sottomissione politica e culturale dei cittadini: gli uni mediante la delega in bianco a capipopolo assatanati, gli altri attraverso la delega in bianco a entità poderose e benevole, capaci di preoccuparsi del benessere psicofisico dei cittadini sotto ogni punto di vista: perché preoccuparsi se il tetto della scuola è cadente, occorre portare la carta igienica da casa, il PC  della scuola è un Vic20 e il professore è precario da vent’anni? Ci penserà il Ministro: voi, appunto, dormite tranquilli. niente alcool, non sia mai.

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