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Intervista a Steven Brust

Una delle cose buone di Anobii (e credo anche di Goodreads) è che fa scoprire libri dei quali non si è mai sentito parlare.

A me è successo varie volte. Alcuni anni fa ho scoperto così The book of Jhereg, una raccolta dei primi tre romanzi del ciclo di Dragaera dello scrittore americano Steven Brust. Li ho trovati all’epoca molto interessanti per diversi motivi (per non parlare del fatto che erano molto divertenti, cosa che dopotutto è il motivo per i quali si leggono i libri).

Uno dei motivi di interesse era dato dal fatto che i romanzi mi sembrarono presumibilmente derivati da un gioco di ruolo: anche se non avrei saputo dire esattamente da quale, avevano una certa aria che mi sembrava di riconoscere. Un altro elemento era il fatto che, per essere basati su un gioco, il mondo che descrivevano era notevolmente coerente e, come posso dire? autonomo dalle eventuali fonti ludiche che potevano essere state utilizzate. Erano collegati, certo, ne traevano senza dubbio elementi di interesse, ma poi si reggevano sui propri specifici meriti letterari.

La cosa mi incuriosì: è stata la prima volta che ho pensato che sarebbe stato interessante intervistare degli autori fantasy (o di gialli o di fantascienza) e farli esprimere sulla relazione fra le loro attività di gioco e la loro scrittura, per esempio chiedendogli se costruire un mondo coerente e personaggi accattivanti fosse lo stesso nello scrivere un libro o nel progettare uno strumento per il gioco di ruolo e così via.

Sino a poco tempo fa non ho mai avuto il tempo di prendere in mano il progetto; poi mi è venuto in mente che avrebbe potuto essere una nuova bella sezione del blog. Nel frattempo avevo redatto un elenco di scrittori a cui avrei potuto fare le stesse domande, ma Steven è rimasto sempre in cima alla lista (e di tanto in tanto ho anche visitato il suo sito). Così due settimane fa ho preso il coraggio a due mani (in fondo sono un blogger sconosciuto della lontana Italia) e gli ho chiesto un’intervista via mail.

Ci siamo scritti avanti e indietro per un po’, abbiamo capito come funzionava la differenza di fuso orario, spostato l’appuntamento una prima volta perché eravamo tutti e due stanchi morti e alla fine ci siamo fatti una bella chiacchierata via Skype. È stata perlopiù fatta in formato testo, non a voce, ma ci siamo anche scambiati un po’ di complimenti faccia a faccia (e Steven – mi immagino che lo posso chiamare col nome di battesimo ormai – mi ha anche raccontato una barzelletta sulle lingue madri. Gli stavo spiegando che preferivo un’intervista testuale perché così il contenuto sarebbe stato già trascritto da subito, e anche perché il mio inglese parlato non è all’altezza del mio inglese scritto, e lui mi fa: «Ma no, parli un buon inglese per essere una seconda lingua. A proposito, la sai la storiella sulle seconde lingue?». Panico da parte mia. «Ehm, no…». «Lo sai come si chiamano quelli che parlano una seconda lingua?». «Ehm, no…». «Bilingui! E quelli che parlano tre lingue?». «Ehm, trilingui?». «Esatto. E quelli che ne parlano quattro?». «Quadrilingui, immagino…». «Sempre più giusto. E quelli che parlano una sola lingua?». «Facile. Monolingue?». «Nooooo, AMERICANI!!»).

Così ci siamo fatti una chiacchierata davvero piacevole, che trovate qui sotto. Abbiamo parlato di giochi, di costruzione di mondi, di politica e di diverse altre cose. Tutto considerato, penso che sia una lettura divertente. Ho fatto solo alcune piccole correzioni, ma ho lasciato la forma originale (stile Skype), per provare a trasmettere la freschezza della conversazione (abbiamo lasciato tutti e due il canale audio aperto, così di volta in volta ognuno poteva sentire l’altro ridacchiare, grugnire o mormorare fra sé e sé alla ricerca dell’espressione più appropriata. La casa di Steven era piuttosto rumorosa e come vedrete fa una comparsata anche il suo cane).

In tutto questo Steven è stato sempre gentilissimo, paziente e davvero molto amichevole, e vorrei approfittare anche di questo articolo per ringraziarlo ancora. Per me davvero l’intervista è stata un gran piacere.

Dimenticavo: questa è la traduzione; l’originale è comunque sul sito e potete leggerlo per fare i confronti che volete.

Intervista con Steven Brust, 19 giugno 2014

Brust[22:02:55] roberto.rufus: Per cominciare, in considerazione del fatto che i lettori italiani possono non conoscerti, possiamo dire che tu sei prima di tutto uno scrittore, giusto? O un musicista? O…

[22:04:17] Steven Brust: Oh, sicuramente uno scrittore. Come musicista sono esclusivamente un dilettante. Suono per divertimento. E anche se mi diverte anche scrivere, riguardo a quello sono molto più serio.

[22:04:36] roberto.rufus: Però vedo che hai pubblicato anche dei dischi.

[22:04:46] Steven Brust: Si, ma solo a un livello molto limitato.

[22:05:00] roberto.rufus: Ok. E possiamo dire anche “scrittore fantasy“?

[22:05:19] Steven Brust: Penso che sia corretto, si.

[22:05:31] roberto.rufus: Credo che tu non sia tradotto in italiano?

[22:06:14] Steven Brust: Onestamente, non mi tengo al corrente di queste cose. In qualche modo sono fuori del mio controllo. Presumo che tu abbia ragione. Naturalmente, mi piacerebbe essere tradotto in italiano, ma non c’è niente che posso fare, così provo a non tormentarmi per questo.

[22:06:25] roberto.rufus: 😀

[22:06:43] roberto.rufus: E puoi dirmi che cosa sai dell’Italia? Magari senza menzionare Berlusconi…

[sul canale audio: «… e bunga bunga», risata di Brust]

[22:06:59] Steven Brust: lol

[22:07:52] Steven Brust: La cosa più importante che ti posso dire è che vorrei tanto visitarla. E che adoro il cibo italiano, soprattutto quello dell’Italia meridionale.

[22:08:06] roberto.rufus: Però non ci sei mai stato?

[22:08:19] Steven Brust: Purtroppo no. Non mi posso permettere di fare grandi viaggi. Magari un giorno.

[22:08:25] roberto.rufus: D’accordo. Se ti va vorrei iniziare l’intervista dai giochi.

[22:11:00] roberto.rufus: Tu giochi? Sei un giocatore?

[22:11:35] Steven Brust: Prima giocavo molto di più. Mi piacicono molto i giochi di ruolo. Non ho avuto occasione di giocare molto recentemente.

[22:12:02] roberto.rufus: E c’è una qualche relazione fra il tuo giocare e lo scrivere? Con cosa hai cominciato?

[22:13:07] Steven Brust: Il gioco è venuto prima. Il mio amico Robert Morgan (penso che si chiami così, l’ha cambiato alcune volte) creò una versione casalinga di un gioco che in seguito è diventato il mondo del quale scrivo.

[22:13:10] Steven Brust: E poi…

[22:13:52] Steven Brust: La relazione fra giochi e scrittura è strana e complessa. Io so che non posso portare avanti un gioco se sto lavorando a un libro – qualcosa sul come le due forme interagiscono fra loro mi impedisce di combinare qualcosa con la scrittura. È strano.

[22:14:22] roberto.rufus: È interessante.

[22:14:43] roberto.rufus: Intendi nel portare avanti una campagna? O anche partite singole?

[22:15:19] Steven Brust: Una campagna. Non ho mai arbitrato una partita singola. L’intero piacere del gioco, per me, richiede la campagna. Riguarda lo sviluppo dei personaggi, gli scherzi interni, le trame che si intrecciano.

[22:15:53] roberto.rufus: Si. Immagino che possa indebolire lo sforzo che si mette in un libro.

[22:16:08] Steven Brust: Così pare. Però non l’ho mai capito del tutto.

[22:16:13] roberto.rufus: 🙂

[22:16:38] roberto.rufus: Ma hai mai trasferito una campagna direttamente in un libro? Credo che ci siano degli altri autori che dichiarano di averlo fatto.

[22:17:12] Steven Brust: No, complessivamente no. Dei personaggi, e degli elementi di sfondo. Ma le trame – la storia, se vuoi – non sembrano poter essere tradotte in maniera soddisfacente, nel mio caso.

[22:17:50] roberto.rufus: Si. Talvolta ho pensato che quelli che dichiaravano di aver fatto una specie di verbale diretto fossero un po’ poco credibili…

[22:18:06] Steven Brust: Non so. Può darsi che alcuni possano farlo funzionare, ma io so che non posso.

[22:18:18] roberto.rufus: Bene, cambiando parzialmente argomento, mi sembra che il sistema delle Case di Dragaera ricordi un po’ il gioco di ruolo. Sono un po’ come le classi dei personaggi?

[22:19:39] Steven Brust: Direi che è così, si. Questa è una delle cose che ho preso dal gioco di Charles, anche se l’ho un po’ cambiato. Ma mi era sembrata una bella idea nel momento in cui stavamo giocando.

[22:19:59] roberto.rufus: Mi sembra che funzioni molto bene.

[22:20:07] Steven Brust: Figo! 🙂

[22:20:37] roberto.rufus: E la cosa mi pare sorprendente, perché spesso è un tipo di cosa che nel gioco non funziona 😉

[22:21:08] roberto.rufus: Voglio dire, tutti devono essere qualcosa, come un guerriero o un chierico…

[22:21:58] Steven Brust: Bene, il fatto è che il gioco è una sorta di combinazione fra la scrittura collaborativa e il teatro improvvisato, giusto? Così ti affidi al master perché ti dia un’ambientazione nella quale tu ti senta a tuo agio, e poi ti comporti di conseguenza.

[22:22:13] roberto.rufus: E invece la scrittura?

[22:22:27] roberto.rufus: Anche il lettore deve fidarsi del narratore, no?

[22:22:49] Steven Brust: Si, esattamente. Ma nel gioco i giocatori sono sia il lettore che lo scrittore, sia il protagonista che il pubblico.

[22:23:02] roberto.rufus: Si, certo.

[22:23:21] roberto.rufus: E tu fai parte di un gruppo di scrittori, giusto?

[22:23:29] Steven Brust: Giusto.

[22:23:53] roberto.rufus: Cosa vuol dire, nella pratica: vi vedete ogni venerdì per leggervi gli uni gli altri cosa avete scritto, come gli Inklings di Tolkien, o siete un laboratorio creativo collettivo, o che?

[22:24:17] roberto.rufus: O semplicemente bevete birra e vi divertite, come me e i miei amici?

[22:25:10] Steven Brust: Per noi – il nostro gruppo di critica – si programma man mano che il lavoro lo richiede. Qualcuno finisce un pezzo e fissiamo un incontro per discuterne. Naturalmente, a tutti noi piace anche starcene seduti in cerchio a bere birra (o whisky, o caffè) e parlare di libri. Noi viviamo per quello. Non ne ho mai abbastanza.

[22:25:55] roberto.rufus: Lo capisco benissimo. Quindi è soprattutto un gruppo di critica, come una sorta di beta testing?

[22:26:03] Steven Brust: Si.

[22:26:25] roberto.rufus: Non avete per caso una forma di creazione di un mondo condiviso?

[22:26:33] roberto.rufus: O vi scambiate idee?

[22:27:37] Steven Brust: Um. In realtà no, davvero. Siamo tutti patologicamente indipendenti. Esaminiamo criticamente il lavoro di ciascuno – il che talvolta comprende problemi con la costruzione del mondo – ma creiamo separatamente.

[22:27:52] roberto.rufus: Ok, grazie.

[22:27:59] roberto.rufus: L’ho chiesto perché…

[22:28:21] roberto.rufus: … guardando dall’angolo visuale italiano gli scrittori anglosassoni (inglesi e americani) di fantasy e fantascienza sembrano un gruppo piuttosto socievole: voglio dire un sacco di collaborazioni, una organizzazione di categoria come la SFWA, premi attribuiti direttamente dal giudizio dei colleghi. Sembrerebbe che ci sia un forte spirito di corpo, o mi sbaglio?

[22:28:34] roberto.rufus: E il vostro gruppo mi sembrava un buon esempio…

[22:29:13] Steven Brust: Non me ne sono mai accorto, ma penso che abbia ragione. Io sono stato coinvolto in tre romanzi collaborativi, sinora, e sono stati progetti meravigliosamente divertenti. Ne voglio fare di più.

[22:30:07] roberto.rufus: Mi piacerebbe farti vedere cosa «patologicamente indipendente» voglia dire nella scena italiana 🙁

[22:30:15] Steven Brust: Okay…

[22:30:32] roberto.rufus: Perché l’America sembra davvero un altro mondo visto da qui.

[22:31:07] Steven Brust: Non me ne ero reso conto. Naturalmente noi americani tendiamo a essere terribilmente provinciali, e pensiamo che il modo con cui facciamo le cose sia semplicemente l’unico che esista. È davvero triste.

[22:31:18] roberto.rufus: 😉

[22:32:05] roberto.rufus: Tornando a Dragaera, hai progettato tutto il mondo dall’inizio, o è cresciuto man mano che hai scritto più romanzi?

[22:32:45] Steven Brust: È cresciuto. Avevo un sacco degli elementi base dall’inizio, ma più ho scritto e più mi si è aperto davanti. Questo è parte della gioia.

[22:33:09] roberto.rufus: Si, lo so. Ma quali sono stati gli elementi base della progettazione? Intendo dire, gli elementi costruttivi principali.

[22:34:21] Steven Brust: Bene, per me il principale è stato l’idea di una Mafia in una ambientazione sword&sorcery. Un qualcosa sul tipo della Gilda dei Ladri di Leiber, ma illegale. Questo è stato il vero punto di partenza. Mi ha dato il personaggio, e tutto il resto è zampillato da lì.

[22:35:24] roberto.rufus: Si, ma da questo punto di partenza e dal personaggio principale di Vlad, ci sono state delle tappe principali?

[22:35:42] Steven Brust: Beh, c’è stato lo scrivere 🙂

[22:36:05] roberto.rufus: Intendi dire il 5% di ispirazione e il 95% di sudore?

[22:36:24] Steven Brust: Dopo avere fissato gli elementi costitutivi – la natura iniziale del mondo – è cresciuto organicamente. Una decisione ha condotto in maniera naturale alla successiva. Non so se ha senso. E si, esattamente! Per la maggior parte, è solo fare il lavoro.

[22:37:03] roberto.rufus: Ti chiedo scusa se insisto, ma per i giocatori la progettazione di un mondo è un tema di grande interesse.

[22:37:13] Steven Brust: Si, naturalmente.

[22:37:14] roberto.rufus: Hai qualche suggerimento particolare sul come andare dalla “grande idea” al mondo in sé completamente terminato?

[22:38:56] Steven Brust: Ora, per me – e questa è scrittura, non gioco – c’è pochissima differenza fra creare il mondo e rivelare il mondo. Lasciami spiegare: nel gioco si passa probabilmente molto più tempo a cercare di capire come funzionano le cose: il sistema magico, l’economia politica, eccetera eccetera. Nella scrittura queste cose servono la storia in maniera molto più diretta, cosicché crescono e sono create man mano che ho bisogno di rivelarle. Mi spiego?

[22:39:25] roberto.rufus: Si, ma ho un piccolo dubbio. Posso fare un esempio?

[22:39:45] roberto.rufus: Hai letto Il nome della rosa dello scrittore italiano Umberto Eco?

[22:39:57] Steven Brust: No, ma ho visto il film 🙂

[22:40:07] roberto.rufus: Il libro è meglio, credo 😉

[22:40:12] Steven Brust: Probabilmente.

[22:40:13] roberto.rufus: Comunque…

[22:40:40] roberto.rufus: Nelle sue Postille Eco spiega che a un certo punto ha smesso del tutto di scrivere e si è dedicato alla costruzione del mondo. Ha steso schede personaggio (schede biografiche) per tutti i monaci dell’abbazia, anche per quelli che alla fine non sono stati inclusi nel libro!

[22:41:55] roberto.rufus: Hai mai sentito questa necessità?

[22:41:56] Steven Brust: Certo. È esattamente così. A un certo punto, quando ne aveva bisogno. Ti faccio un esempio:

[22:43:15] Steven Brust: Faccio entrare il mio personaggio in un piccolo villaggio di contadini – mi sono dovuto fermare, e imparare come funzionava un villaggio di contadini. Poi ho scritto qualcosa di più, e mi sono accorto che avevo bisogno di capire cosa avrebbe saputo o non saputo un medico in quella cultura, così l’ho dovuto studiare e l’ho dovuto creare. Ma non lo sapevo prima di iniziare a scrivere. Le ho inventate man mano che ce n’era necessità.

[22:43:57] roberto.rufus: E hai mai avuto bisogno di tornare indietro e disfare qualcosa che avevi già fatto?

[22:44:07] Steven Brust: Certo.

[22:44:35] roberto.rufus: O pensato che, se lo avessi saputo, avresti scritto qualcosa in maniera diversa in un romanzo precedente?

[22:45:28] Steven Brust: Qualche volta. Ma ecco una cosa divertente: quando scopro che ho fatto qualcosa in un romanzo precedente che non avrei dovuto fare, si tratta di solito di una sfida. Mi chiedo: «Che cosa ne posso fare per far sì che mi piaccia?». E la maggior parte della volte  riesco a inventarmi qualcosa di davvero divertente.

[22:45:51] roberto.rufus: Beh, sei un uomo fortunato 😉

[22:46:00] Steven Brust: È vero!

[22:46:10] roberto.rufus: perché sembra che apprezzi il divertimento 😉

[22:46:20] Steven Brust: Si, è così.

[22:48:37] roberto.rufus: Posso fare una domanda politica?

[22:48:42] Steven Brust: Certo.

[22:48:54] roberto.rufus: Dunque, ho letto che tu sei trotskista. Ho conosciuto trotskisti da quando avevo otto anni [questa è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta, NdRufus] cosicché per me non è un problema.

[22:48:57] roberto.rufus: 😀

[22:49:09] Steven Brust: 🙂

[22:49:12] roberto.rufus: Oltretutto, mio zio è stato per un periodo Segretario del Partito Comunista Italiano, il più forte partito comunista dell’Europa occidentale (sebbene loro appartenessero alla Terza Internazionale, non alla Quarta).

[22:49:24] Steven Brust: Esatto. Ciò che io chiamerei stalinisti.

[Nota per i lettori italiani: qui sentir definire Enrico Berlinguer “stalinista” mi ha fatto provare un brivido di raccapriccio, e così mi sono lasciato trascinare in una spiegazione probabilmente inutile della politica eurocomunista degli anni ’70, NdRufus]

[22:50:24] roberto.rufus: Si, in realtà è un po’ più complicato, perché si trattava di comunisti italiani, francesi e spagnoli che cercavano di emanciparsi dal controllo sovietico: si chiamava “eurocomunismo”.

[22:50:39] roberto.rufus: Comunque…

[22:50:48] roberto.rufus: Ciò che mi rende perplesso è: un trotskista americano?? In Europa tendiamo a credere che Obama sia quanto più di sinistra possa essere un americano…

[22:51:44] Steven Brust: Si, dunque. La questione è che il movimento laburista americano non è mai riuscito a creare un partito laburista, così tutto quel che hai sono i principali partiti politici espressione dei grandi affari.

[22:51:56] Steven Brust: Ma questo non vuol dire che non ci sia opposizione..

[22:52:20] Steven Brust: Ricordati che gli stessi mezzi di comunicazione che mentono a noi stanno anche mentendo a voi su di noi.

[22:52:29] roberto.rufus: Si.

[22:52:53] roberto.rufus: E quanto è grande lo spettro di coloro che non vengono menzionati?

[22:53:04] roberto.rufus: Mi immagino laburisti, verdi…

[22:53:08] roberto.rufus: … minoranze…

[22:53:23] roberto.rufus: … Occupy Wall Street?

[22:54:18] Steven Brust: Il problema principale è che il movimento laburista americano, negli ultimi trent’anni, è stato castrato dalla burocrazia sindacale, e quindi l’opposizione si è frammentata in politiche identitarie della classe media, poiché il movimento laburista, che avrebbe dovuto essere alla testa è stato venduto a un livello che è perfino peggiore che in Europa.

[22:54:58] roberto.rufus: Capisco benissimo.

[22:55:21] Steven Brust: Una volta ero a un incontro – durante uno sciopero indetto dalla base dei lavoratori – quando un burocrate del sindacato dei piloti si è vantato che loro erano stati fra i primi a sperimentare la politica delle restituzioni. È stato stupefacente.

[22:55:39] roberto.rufus: Chiedo scusa: “restituzioni”?

[22:56:12] Steven Brust: Quando il sindacato volontariamente rinuncia a conquiste – salari, condizioni di lavoro, benefit – che aveva precedentemente ottenuto.

[22:56:31] roberto.rufus: Sono perplesso: perché dovrebbero?

[La domanda di qui sopra mi è venuta di getto. Poi mi sono ricordato Marchionne, la FIAT e gli accordi separati e tutto si è fatto più chiaro, NdRufus]

[22:56:42] roberto.rufus: Ok, ok, capisco quel che vuoi dire 😉

[22:57:04] roberto.rufus: E davvero, abbiamo avuto qualcosa del genere anche qui.

[22:57:52] Steven Brust: Yeah. E naturalmente, in Europa in questo momento quel che sta accadendo in Grecia è terrificante, e una lezione. La crescita di Alba dorata ci mostra quel che succede quando le guide del movimento laburista si rifiutano di ingaggiare una lotta che le masse vogliono intraprendere.

[22:58:59] roberto.rufus: Si. Ma dallo stesso crogiolo c’è anche Tsipras.

[22:59:58] roberto.rufus: Voglio dire: nella stessa situazione emergono Alba dorata ma anche un rinnovato partito comunista/socialista.

[23:00:05] Steven Brust: *nodnod*

[23:00:17] Steven Brust: Si, c’è opposizione. Non ho abbandonato la speranza.

[23:00:25] Steven Brust: Tutto il contrario – sono molto ottimista.

[23:00:32] roberto.rufus: E questo ci porta a Teckla [nel terzo romanzo del ciclo la moglie del protagonista Vlad Taltos, Cawti, si unisce a un movimento semi-clandestino di liberazione che ha forti rassomiglianze con i gruppi socialisti clandestini dell’800, così come con qualunque altro gruppo che successivamente si è battuto per la liberazione degli oppressi, NdRufus]. Leggendolo sono rimasto molto sorpreso. Ho fatto (e faccio ancora) la mia parte di attività di animazione territoriale e di lavoro politico, e non ho avuto difficoltà a riconoscere personaggi e situazioni. Ma trovarli in un libro fantasy è stato molto… interessante. Come sei arrivato a scrivere questo romanzo?

[23:02:03] Steven Brust: Avevo un compagno di nome Tom Hennehan che è stato ucciso da dei mafiosi a causa del suo lavoro politico. Questo mi ha fatto riconsiderare alcune delle cose che stavo glorificando. Inoltre, i romanzi fantasy spesso trascurano l’aspetto economico e politico dei loro mondi, ed era tempo di focalizzarsi un pochino su questi aspetti.

[23:02:34] roberto.rufus: Eccetto Heinlein, sotto questo aspetto…

[23:02:37] roberto.rufus: Scherzo.

[23:02:41] Steven Brust: 🙂

[23:02:58] roberto.rufus: E così Teckla è stato una specie di modo per scusarsi?

[23:03:08] Steven Brust: Più una forma di esame.

[23:03:24] roberto.rufus: Si. Di fatto, è molto critico. Voglio dire, esamina ogni punto di vista e anche il suo opposto.

[23:03:48] Steven Brust: Giusto.

[23:03:58] roberto.rufus: E questo era intenzionale, immagino.

[23:04:28] Steven Brust: Se uno ha intenzione di introdurre la politica in un lavoro di finzione narrativa, io credo che sia obbligato a dare una descrizione equa dell’altra parte. Altrimenti il lettore si sentirà preso in giro.

[23:04:54] roberto.rufus: In questo mi sembri molto onesto…

[23:05:29] roberto.rufus: … ma se dovessi condensare Teckla in una lezione, o in una affermazione politica, quale sarebbe?

[23:06:10] Steven Brust: In realtà io baro. Ciò che faccio è far sì che il personaggio verso cui il lettore si sente portato sia quello che sostiene la posizione a cui io sono contrario. Ma in realtà Teckla è molto più una storia personale che politica, la politica fa solo da sfondo. To Reign In Hell ha molto più a che fare con la politica.

[23:07:10] roberto.rufus: Immagino che lo dovrò leggere, allora 😉

[23:07:29] Steven Brust: non sono sicuro che sia ben riuscito – sono stato molto ambizioso.

[23:07:44] roberto.rufus: Due ultime domande…

[23:07:48] Steven Brust: Okay.

[23:08:02] roberto.rufus: Ho letto qualcosa della tua teoria della letteratura e di ciò che è “figo”: mi sembra che richiami molto i giochi di ruolo, perché tutti cerchiamo di infilare nei nostri giochi tutto ciò che ci piace, che siano libri, film, serial televisivi…

[23:08:11] Steven Brust: Si.

[23:08:26] roberto.rufus: Tuttavia, spesso nei giochi questo è semplicemente troppo.

[23:08:40] Steven Brust: Non sono sicuro di quel che vuoi dire.

[23:09:30] roberto.rufus: Beh, se dovessi mettere in un gioco tutto quello che trovo figo, avrei dei problemi di coerenza.

[23:09:41] Steven Brust: Ahhh… si, giusto.

[23:09:49] roberto.rufus: Hai mai sentito la necessità di distinguere, e come lo fai?

[23:10:00] Steven Brust: Parte del farlo figo è renderlo coerente – farlo stare insieme e funzionare.

[23:10:11] Steven Brust: Il punto è, deve servire alla storia.

[23:10:21] roberto.rufus: E anche sorprendere, immagino.

[23:10:37] Steven Brust: Se può sorprendere me, penso che ci sia una buona possibilità che possa sorprendere anche il lettore.

[23:10:51] roberto.rufus: Grazie, credo di aver capito.

[23:11:03] roberto.rufus: Quindi quel che conta di più è la storia?

[23:11:08] Steven Brust: Si.

[23:11:12] Steven Brust: La storia è tutto.

[23:11:21] roberto.rufus: La storia comanda.

[23:11:24] Steven Brust: Si.

[Dall’altra parte si sente abbaiare. E in più il suono del vento che viene dal microfono sembra l’ansimare di una qualche mostruosità]

[23:11:34] roberto.rufus: Quanto è grande quel cane????

[23:11:38] Steven Brust: lol

[23:11:49] Steven Brust: Di taglia media. Un labrador.

[23:12:06] roberto.rufus: Dal rumore sembra che l’abbia portato qui da Dragaera…

[23:12:10] Steven Brust: lol

[23:12:11] roberto.rufus: 😀

[23:12:20] roberto.rufus: L’ultima domanda è quasi obbligata: i tuoi scrittori fantasy preferiti? Sia attivi che di ogni tempo?

[23:12:52] Steven Brust: Roger Zelazny.

[23:13:01] roberto.rufus: Tutto Zelazny?

[23:13:20] Steven Brust: Direi di sì, o quasi tutto. Per quanto riguarda quelli attivi… hmm… più difficile. Ancora viventi, bene, ce ne sono troppi.

[23:13:54] roberto.rufus: A me è piaciuto moltissimo Ambra, all’inizio.

[23:14:14] roberto.rufus: Poi mi è sembrato un pochino troppo… telenovela.

[23:14:17] Steven Brust: Il mio preferito è Signore della luce.Zelazny Signore della luce

[23:14:33] Steven Brust: Si, Ambra è calato dopo il secondo libro, ma è ancora piacevole.

[23:14:44] roberto.rufus: Ok.

[23:15:00] roberto.rufus: Per quanto riguarda i contemporanei, non stai facendo il diplomatico, no?

[23:15:45] Steven Brust: Non realmente. Voglio dire, così tanti. Tim Powers, Will Shetterly, Emma Bull, Pamela Dean, Skyler White, Jane Yolen, Lois Bujold, Jacqueline Cary, voglio dire, la lista prosegue.

[23:16:03] roberto.rufus: Capisco quel che vuoi dire.

[23:16:20] roberto.rufus: Ma mi puoi dire qualcosa sul futuro?

[23:16:29] roberto.rufus: Dove va il fantasy?

[23:16:37] Steven Brust: Dio. Non ne ho idea!

[23:16:41] roberto.rufus: Che tipo di evoluzione vedi?

[23:16:46] roberto.rufus: 😉

[23:16:47] Steven Brust: Non so. Seriamente.

[23:16:51] Steven Brust: Nessun indizio.

[23:17:00] Steven Brust: Mi aspetto di essere sorpreso.

[23:17:10] roberto.rufus: 😀

[23:17:11] roberto.rufus: E i tuoi progetti?

[23:17:32] Steven Brust: Un nuovo romanzo degli Incrementalists con Skyler White. Hawk uscirà in ottobre.

[23:17:45] roberto.rufus: Molte grazie.

[23:17:51] roberto.rufus: È stato molto piacevole e tu molto gentile.

[23:17:52] Steven Brust: Grazie a te. È stato divertente!

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4 pensieri riguardo “Intervista a Steven Brust

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